Capitolo 14

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Ero ancora abbracciata a quella dolce signora che odorava di cannella. Era soffice, dolce, graziosa. Mi donava un po' di malinconia quell'abbraccio.

"O cavoletta...scusami" si asciugò le lacrime che le rigavano il volto. Era dolcissima. Sorrideva con le lacrime agli occhi: che tenera.

"Si figuri...comunque ha bisogno di qualcuno? Perchè se ha bisogno di mio padre non è in casa, come d'altronde mia madre e mio fratello. Mi dispiace. Ma. Se vuole può accomodar..."

"Nono, tranquilla sarà per la prossima volta. Ciao Loreddel. Salutami tuo padre." Mi sorrise con quel benevole sorriso da angelo.

"Lo saluto da parte di?"

"O si, che sbadata. Piacere, Holland Lancaster. Ma digli solamente che la sua cara 'amica' Land lo saluta con tanto affetto" il suo cognome mi era strafamigliare. Ma non ci feci caso. Non facevo caso mai a nulla.

La salutai e mi diressi di sopra per sapere la famosa storia di Cameron e Nash. Per scoprire la vera identità di Grace con cognome sconosciuto.

Salì per le scale mentre sentivo di non potercela fare. C'erano troppi problemi. Non avevo ancora visto la signora Mondel, papà se n'era andato senza preavviso, Raimy scomparso, e ora questa Holland che soffre di mancanza d'abbracci. Non potevo permettermi altri pesi alle spalle, la storia di Cameron poteva aspettare. Arrivata qui in California pensavo mi sarei potuta godere i miei anni al college senza nessun pensiero che mi tormentasse ogni santa notte...Ma mi sbagliavo. Ora, non ancora al college, ma ogni sera prima di chiudere gli occhi, penso a tutto il mio passato e come mi sentirei ora se i miei genitori non si fossero separati, e per quanto mi dia fastidio, stavo per accettare la situazione di me e mia 'mamma' qui da sole, grazie anche all'aiuto di coloro che fino ad ora sono rimasti al mio fianco, ma mi sbagliavo, stavo solo fingendo, mentendo a me stessa. Era tutto sbagliato, ero tutta sbagliata.

Mi fermai a metà scale e mi buttati a terra, scoppiando in un pianto sofferto, pensando a tante cose, e oltre ai miei pensieri si misero pure i miei sentimenti che reprimevo dentro, a tormentarmi. Ero scoppiata. Non ce la facevo. Era troppo. Ero fragile. Debole. Insicura. Ma una voce dentro me, mi diceva di alzarmi, di non abbattermi. Si. Era la voce di mia mamma quando ero piccola, che mi diceva di alzarmi e di non tirarmi giù per una ferita così superficiale. In quel momento avevo bisogno di lei, anche se non era la mia mamma di sangue, ma pur sempre la donna che mi ha vista crescere e che mi ha voluta bene in questi ultimi anni, lei era sempre stata qui a incoraggiarmi ed è stata sempre dalla mia parte, sia nel bene che nel male. Sta di fatto che lei era mia madre. L'unica che non mi aveva completamente abbandonata, che era rimasta sempre quella che era: raggiante, sorridente e di buon cuore. Non potevo biasimarla, se con la separazione con papà, era diventata più cupa e triste, ma questo non le impedì di continuare la sua vita con serenità e con un sorriso indelebile, e dovevo proprio seguire il suo esempio.

Come per magia, proprio colei che volevo al mio fianco in quel momento, entrò in casa con un volto nuovo e fresco. Mi squadrò, per poi abbassarsi alla mia altezza e abbracciarmi.

"Cos'è succcesso piccola?" Mi sussurrò coprendo le mie guancie con il suo tocco delicato.
"Tante cose, sono successe tante cose" esitai a rispondere abbassando lo sguardo.

In quel esatto momento, Cameron e Nash scesero per le scale, probabilmente per controllare cosa mi fosse successo, ma si fermarono nel vedermi in quello stato. Non sapevo per quale motivo, ma trovavo conforto nel vedere che non dissero niente mentre passavano accanto a me è mia madre, per poi uscire.

Ero rimasta sul divano con uno sguardo perso nel vuoto e con mia madre che mi accarezzava i capelli. Mi mancava il suo tocco, era così confortante e ne avevo bisogno.

"Tesoro?" disse a bassa voce mia madre per attirare la mia attenzione con dolcezza.
"Si?" la guardai in volto
"È tardi e devo andare...vedi, ho trovato un lavoro come infermiera in un ospedale qui vicino. Abbiamo bisogno di soldi. Purtroppo gli orari che sono riuscita a ricavare sono solo notturni e ora come ora, sono in disperato bisogno di lavoro per noi due, per cui ho accettato. Ti dispiace?" Mi avvertì mia madre sempre con voce dolce. Non ero così dispiaciuta tanto da opporre mia madre a non andare a lavoro solo per un mio capriccio, ormai ero grande, per cui non esitai a dirle di no.

Pochi minuti dopo mia madre era uscita di casa, ed ero dinuovo sola. Mi stavo ormai abbituando a quella'idea di solitudine che si stava instaurando attorno a me.

Salì in camera mia per riposare. Erano le 18:45 ed era quasi ora di mangiare, perciò fantasticai su pietanze che potevo in quel momento gustare. Ero indecisa tra lasagne e carbornara. Ma alla fine optai per le lasagne.

Mi precipitai giú in cucina per controllare se tutti gli ingredienti erano presenti per la preparazione per la mia gustosa cena, ma per mia sfortuna in frigo non c'era niente. Stavo per rinunciare alla cena quando il mio telefono cominciò a squillare.

"Pronto?" risposi alla chiamata senza nemmeno controllare chi fosse.
"Ehhmm..ciao sono Cameron ti disturbo?" ero sorpresa nel ritrovarmi una chiamata da Cameron, ma probabilmente voleva solo sapere cosa mi fosse successo prima. Era comprensibile.
"Nono, tranquillo ora sto bene" Brava Loreddel, ora gli fai capire che prima non lo stavi. Va beh. Si capiva, ero caduta in mezzo alle scale con il volto ricorperto di lacrime, stavo benissimo.
"Mi fa piacere"rimasimo in silenzio per qualche minuto, non sapevo cosa dire. Poi sbottai.
"Ehmm..mi dovevi chiedere solo questo? Vedi non ho ancora cenato e stavo pensando di fare la spesa dato che qui a casa non c'è niente." ridacchiai.
"A scusa. Infatti ti volevo chiedere se volevi mangiare fuori, ho scoperto che tua madre non c'è e ora sei sola casa. Ti volevo fare compagnia e volevo anche rimediare per il pranzo che avevi offerto a me è Nash prima."
"Accetto l'offerta, dato che l'idea di fare spesa e cucinare non mi alletta molto. A che ora ci vediamo?"
"Ora se sei pronta"
"Ehmm..Si okay, esco" indossavo una maglietta bianca con scritte giapponesi, dei jeans neri, delle vans nere e una felpa blu. I capelli erano un disastro, per cui li legai in uno chignon.

Uscì di casa, mandando un messaggio a mia madre, dove l'avvertivo della mia cena con Cameron, dove le dovetti pure spiegare che non era un appuntamento, se no poi lei pensa male.

Appena uscita vidi Cameron nel tantativo di avvicinarsi tidimidamente. Era buffo, ma tenero.

"Hey allora andiamo?" Feci il primo passo per poi saltare verso di lui e così vicina da portergli cingere le spalle con un braccio, per sciogliere un po' la tensione.
"Andiamo" mi sorrise, cingendomi le spalle con uno dei suoi bracci possenti.

Ci stavamo dirigendo nello stesso locale dell'altra volta, dove il tavolo dove ci eravamo messi io,Cameron e Nash era libero, per cui ci eravamo seduti lì. Stavamo già mangiando i piatti da noi ordinati, io naturalmente le mie adorate lasagne, mentre lui una carbonara. Ci eravamo messi a chiaccherare sulla sua famiglia e sul suo compleanno che si stava per avvicinare, fino a quando qualcuno non mi chiamò.

"Si? Pronto?"risposi seccata
"È successa una cosa. Dove sei?Torna subito a casa" ma cosa? Non si poteva avere un minimo di tranquillità.
"Cos'è successo?" Chiesi un Po' preoccupata.

I always need him|| Cameron Dallas #watty2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora