Capitolo 34

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Ancora più sfocato della gente intorno a me, è l'immagine di Nash che continua a riempire di pugni il viso di Liam. Se continua così lo ammazza.

"Smettila Nash" cerco di prenderlo dal braccio, ma è troppo forte che mi scaraventa, senza farlo apposta, verso un tavolo, facendomi sbattere e perdere sangue dalle naso. Cazzo, ho male ovunque. E ho quasi paura di mio fratello dagli occhi dolci e profondi, di colore blu sereno.

Vedo davanti a me Liam che capovolge la situazione, mettendosi a cavalcioni sul ragazzo che gli ha sporcato il viso del suo stesso sangue, senza picchiarlo, solo fermarlo e farlo calmare. Hanno tutte e due il fiatone e vedo che nell'espressione di Liam nel vedermi, muta dal preoccupato all'arrabbiato.

"Primo, volevo solo portala fuori a prendere una boccata d'aria, dato che né il suo ragazzo, né suo fratello o quel suo amico del cazzo, si è presa la minima briga di prenderla in considerazione in queste ultime fottute ore del cazzo." Pronuncia il nome ragazzo come se lo disprezzasse di più rispetto agli altri due nomi, che mi si gela il sangue solo a ripensare alle sue parole. Ha ragione. Da quando abbiamo messo piede qui dentro, solo cinque minuti di attenzione da parte di Jack, e tutti mi hanno voltato le spalle. Valgo così poco per loro? Pure a Nash?

"E secondo..." fa una pausa incrociando il mio sguardo "vedo che involontariamente sei tu stesso ad averla fatta male" detto ciò scompare dietro la porta d'uscita, lasciando così mio fratello libero di guardarmi. Avrò ormai il sangue che cola, dopo quella botta contro il tavolo. Ho male al naso, alla testa e al petto. Sono stanca.

Noto Nash avvicinarsi, ma gli impedisco di toccarmi. Anche se non l'ha fatto di proposito, non voglio che delle mani che all'inizio mi hanno fatto del male, mi tocchino finché io non sarò pronta ad affrontarle e conviverci. Quindi mi alzo, prendendo dei tovaglioli dallo stesso tavolo su cui ho sbattuto, agganciando poi i miei occhi con quelli di Nash.

"Andiamo...ti prego" nella mia voce si sente solo stanchezza e paura. Niente odio. Non posso odiarlo, ma posso solo avere paura. Ancora paura di qualcuno che mi fa del male.

Senza accennare parola, mi segue verso l'uscita, rendendomi conto che siamo arrivati qui con la macchina di Cameron e che ho dimenticato il telefono a casa. Ottimo.

"Loreddel, senti...mi disp-" lo interrompo all'istante. Non voglio farlo sentire male. Ma sono stanca, troppo stanca, anche a ripeterlo a me stessa, che voglio solo tornare a casa e dormire.

"Chiama Cameron e Jack, voglio andare via" cerco di dirgli mentre continuo a tamponarmi il naso, con il sangue che non ne vuole sentire di smettere di colare. Per fortuna non replica e si precipita all'interno del locale a cercarli.

Mi sento debole ora. Sento ancora le mani di quell'uomo addosso, che mi scaraventano per terra, schiaffeggiandomi e tirandomi pugni ovunque. Le sue mani sue spalle...

Sobbalzo all'improvviso quando sente effettivamente delle mani sulle mie spalle, facendomi voltare con gli occhi terrorizzati.

È Cameron.

Cerco di rilassarmi e regolare il mio respiro che è diventato veloce e corto. Non ora. È passato ormai.

"Tutto okay?" non si sta comportando come un ragazzo si sarebbe comportato, ma solo come un amico preoccupato, credo. È questo mi solleva... Almeno è sincero e non sta recitando.

"Si...ora possiamo andare? Domani c'è scuola" ricordo a tutti loro, mentre mi dirigo verso l'auto, sentendo un "certo" distaccato e insicuro da parte di tutti.

Il tragitto verso il ritorno è ancora più silenzioso e pesante, rispetto all'andata. Che però mi fa sentire meglio. Se sentissi le scuse di Nash, mi sentirei ancora più male. Quell'uomo che mi faceva del male non mi avrebbe mai chiesto scusa all'istante. Quindi sentire quelle parole che desideravo da anni, dette dalla persona sbagliata, non migliorerebbero il mio stato d'animo.

I always need him|| Cameron Dallas #watty2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora