Capitolo 27

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Stavo cercando di prepararmi il pranzo quando una voce roca e sorpresa si fa sentire dalla porta della cucina.

"E tu chi sei?" Mi chiede non appena incontra i miei occhi. È un ragazzo a quanto pare della mia stessa età, capelli castani tendenti al biondo cenere, alto, carino e volto contratto. Sembra quasi arrabbiato.

"Io sono qui perché Holland si è disposta a darmi un posto in cui stare nei prossimi giorni" dico sicura ma allo stesso tempo timorosa della sua reazione.

"Non ti ho chiesto perché sei qui. Ma chi sei?" Chiede avviccinandosi all'isola della cucina. Si posiziona esattamente difronte a me cambiando il suo sguardo da arrabbiato a dubbioso, come se mi stesse ancora chiedendo mentalmente la mia identità.

"Loreddel, piacere" porgo la mano ma lui non la guarda neanche, figuriamoci stringerla.

"Non mio" borbotta distogliendo lo sguardo, posandolo su quello che stavo facendo. Credo di aver sbagliato a frugare su cose che non sono mie.

"Vedi...io stavo cercando d-" cerco di giustificarmi, ma vengo interrotta da lui stesso.

"Hai detto che sei qui perché l'ha detto Holland?" Chiede mentre gioca con una mela in una mano mentre l'altra sulla guancia e il gomito poggiato sul piano,  si era ormai seduto sulla sgabello a lui vicino.

"Parla" scatta mentre cerco di annuire in sua risposta. Ma si può sapere che problemi ha?! Mi fa quasi paura.

"Si" rispondo con voce tremante. Ho paura e basta. Sembra quasi che mi voglia uccidere proprio ora.

"Allora non è un mio problema" si alza dal suo posto dando un morso alla mela facendo sentire lo stacco del pezzo del frutto e il suono che faceva mentre lo mordeva. Lascio un sospiro di sollievo, almeno non vuole uccidermi. 

Quel ragazzo era così snervante che non sapevo cosa potergli rispondere in modo maleducato ma non volevo fare la stessa figuraccia che ha fatto davanti a me. Comunque non voglio fare la stronza come ha fatto lui. Ma volevo tanto rispondergli in modo sgarbato, purtroppo il suo sguardo me lo impediva. Sguardo freddo  che mi  mette un'ansia tremenda.

"Almeno mi puoi dire il tuo nome" sbotto prima che uscisse dalla stanza. Vedo la sua chioma voltarsi e guardarmi in modo furbo.
Che faccia da schiaffi! Ma quale parte del mio cervello non va e mi porta a farlo parlare di più con me.

"Ti interessa così tanto?" Chiede guardandomi in modo furbo.

Certo che no, ma dato che vorrei almeno parlare con una persona, diciamo l'unica presente in questa casa, mi faresti un gran piacere rispondere in modo educato per una buona volta.

Penso a come rispondere.

"No" rispondo ferma su me stessa.

"D'accordo" prova a dileguarsi, ma gli impedisco anche solo di muoversi di un centimetro, che lo richiamo subito.

"Aspetta! Sei l'unico a casa a quanto pare, quindi vorrei almeno sapere il tuo nome, contento?" Sono così preoccupata. Non lo conosco neanche. Ma aspetta! E se fosse un ladro. E se si fosse intrufolato in questa casa solo per divertimento. No no no! Poi forse daranno la colpa a me se qualcosa è scomparso. Sono preoccupata e tesa.
Questo è anche dei tanti svantaggi che hanno i nuovi di un posto. Incontrare così tanti sconosciuti in giro, uno dopo l'altro.

Stai calma Loreddel, se ti dimostri debole, magari questo tipo lo può usare contro di te. Attenta!

"Hai ragione" sussurro sottovoce in risposta a me stessa. Da quando poi parlo da sola?!

"Hai detto qualcosa?" Chiede appoggiato alla porta. Sembra divertito e non più arrabbiato. Meglio così. 

"No no" scatto di nuovo a guardarlo. Rimane in silenzio a guardarmi senza nemmeno battere ciglio, è quasi inquietante. Okay, ora si che mi fa paura.

I always need him|| Cameron Dallas #watty2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora