Capitolo 15.

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Samantha.

«Aspetta.» dice lui.

Lo osservo con uno sguardo interrogativo.

«Sei sexy con questo vestito, Sam.»

Arrossisco.

Non so se stupirmi di più per quello che mi ha appena detto, o perché mi ha chiamata Sam, e non Samantha. Ormai era l'unico che mi chiamava col nome per intero.

«Non devi vergognarti di quello che ti dico. Capito?»

Adoro il suo sorriso in questo istante. Se questa è l'ultima volta che vedrò quel fantastico sorriso, allora devo cogliere ogni attimo, ogni secondo, ogni minuto.

Si avvicina di più a me.

«Ho voglia di baciarti.» dice mordendosi il labbro.

Sento un calore ormai famigliare concentrarsi su un unico punto. Le gambe non mi reggono più in piedi.

«Allora fallo.»

Jason mi guarda stupito come se avessi appena detto qualcosa di sbagliato, o di troppo affrettato, ma non riesco a resistergli.

Sento il suo fiato caldo sul mio collo.

Senza pensarci due volte gli do un piccolo bacio sul mento.

«Non mi basta.» dice lui.

A quel punto le sue labbra premono contro le mie. Emanano una strana sensazione, di calore, di sicurezza. Schiudo lentamente la bocca. La sua lingua incontra la mia, si muovono all'unisono. È come se volesse divorarmi, se tutto questo davvero non gli bastasse.

Si stacca dolcemente posandomi un ultimo bacio sulle labbra.

«Vieni con me.»

Afferra la mia mano e mi tiene stretta a sé.

«Dove mi porti?» domando curiosa.

«Lo vedrai.» si volta verso di me e mostra di nuovo il suo ghigno malefico.
Ogni volta che lo fa mi fa salire la preoccupazione. Questo ragazzo è così... Imprevedibile, ma allo stesso tempo una nuova avventura.

La sua mano mi tira sempre di più.

«Dovresti sentirti onorata.» non capisco di cosa sta parlando. «Ti sto portando nel mio posto segreto.» continua lui.

«Cosa?» domando stupita. «E quale sarebbe questo posto così misterioso?»

Lui si ferma prima di farmi salire in macchina.

Jason.

«La mia stanza.» sghignazzo.

So che le da fastidio.

Sam incrocia le braccia, come per mostrare superiorità. È così bello quando si arrabbia.

«Sei perfido.»

Apre la portiera della macchina e si fionda dentro. Io la seguo, accendo il motore e parto.

«E tu sei arrogante.»

«Stiamo di nuovo litigando. Te ne sei accorto, vero?»

Sbuffo.

Non lo faccio di proposito. È solo che non sono abituato a reggere il confronto con una ragazza. O meglio, con questa ragazza.

Non avevo mai trovato nessuno, in tutta la mia vita, così innocente, ma allo stesso tempo capace di mettermi i piedi in testa quando vuole, di assumere il controllo della situazione.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora