Capitolo 34.

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Faccio un lungo sospiro, prima di dirgli come stanno veramente le cose.

«Senti Travis, innanzitutto scusami.» dico tutto d'un fiato.

«Per cosa?» chiede lui quasi ironico.

«Lo sai benissimo per cosa.» dico iniziando ad irritarmi per il suo atteggiamento da strafottente.

«No, Samantha. Non lo so, dillo.»

Odio il modo in cui si sta comportando nei miei confronti. E dire che non l'aveva mai fatto. Anzi, era tutto così... diverso.

«Mi dispiace di averti "piantato in asso."» mimo con le virgolette la parola, perché so che non è stata una mia volontà.

«Oh. Ma davvero? E io che pensavo che in realtà tu stessi scopando con Jason. Mmh...»

A quelle parole la rabbia si espande in tutto il mio corpo.

«Come cazzo ti permetti!?» chiedo sbottando.

Lui scoppia a ridere, e ciò fa aumentare in me la voglia di commettere un omicidio.

«Vedo che la cosa ti fa ridere, e anche parecchio. Bene.» gioco al suo stesso gioco.

Lui torna di colpo serio.

«Guarda che non sono io quello che ti ha piantato in asso, per andare a scopare con chissà chi.»

Gli punto un dito contro, cercando di minacciarlo, o di replicare, ma non ci riesco.

«Per quanto mi riguarda Jason non è qualcuno. È la persona che più amo al mondo.»

Lui mi osserva attentamente, mentre dico quelle parole, assumendo un'aria schifata.

«Ma quanto sei sdolcinata.» dice prima di uscire e sbattere la porta pesantemente.

Rimango per un attimo lì, imbambolata, per poi cambiarmi e buttarmi a peso morto sul letto.

--

Jason.

Sento la mancanza di Samantha in un modo incredibile. È tutto così strano quando lei non è con me, quando non posso tenerla stretta fra le mie braccia, e sentire il suo profumo.

«Perché non glielo hai ancora detto?»

Non lo so. Non so perché non le ho ancora parlato di mia madre, forse perché ho una fattuta paura di perderla.

«Tu la ami?» mi chiede.

«Certo che la amo, Kriss. Lei fa e farà sempre parte di me. Non immagino una vita senza di lei, capisci?»

Lei mi guarda con attenzione, valutando che cosa dire.

«Posso dirti una cosa?»

Annuisco, non smettendo di guardare la bottiglia di birra mezza vuota fra le mie mani.

«All'inizio ti ho assecondato, ti ho detto che era colpa tua, come dicevi tu. Ma lo sappiamo benissimo tutte e due che tu non c'entri nulla con la morte di tua madre, Jason. È successo perché doveva succedere, e quindi non hai motivo di nasconderglielo. E poi sai benissimo che lei sarebbe l'ultima persona che ti giudicherebbe. O anzi, non lo farebbe mai. Pensaci.»

Spalanco la bocca alle sue parole. Come può pensare che non sia stata colpa mia? È così ovvio.

«Non ti credo.» le dico chiaramente.

«Fa' come ti pare.» dice. «Io ti ho detto quello che pensavo. E adesso scusa, ma devo andare da Logan.»

Sì avvicina e mi lascia un bacio sulla guancia.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora