Capitolo 10.

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«Ciao.»

Mi sorride imbarazzato.

Io ricambio il saluto porgendogli la mano.

Lui mi guarda stupito.

«Ma allora è proprio vero che sei una perfettina, Samantha.»

«Non è vero!» sbotto.

Ritiro subito la mano e gli faccio segno di entrare.

Si guarda intorno e poi esclama : «Beh, forse era meglio se facevamo a casa mia.»

Rido, ma sono pronta a difendere questo "lussuoso" appartamento.

Incrocio le braccia per sembrare più autoritaria.

«Per me puoi anche uscire subito. E poi lo trovo molto confortevole.»

Lui sbuffa.

«Infatti, confortevole. Non bello, non attraente.» dice con molta indifferenza.

Cambio discorso per evitare di litigare come facciamo sempre.

«Hai fame?» dico giocherellando con l'elastico al polso.

«Ho appena mangiato, ma grazie.»

«Beh, okay.»

L'atmosfera si sta facendo davvero molto tesa.
Non credo di aver mai visto Jason così imbarazzato da quando lo conosco.

«Possiamo muoverci? Ho degli impegni.»

Come riesce a cambiare umore così in fretta? Ora sembra altamente irritato.

Comunque se ha così tanta fretta faceva prima a starsene a casa, senza far perdere tempo a me.

«Okay, okay.»

Mi siedo sulla sedia, e aspetto che anche lui si metta vicino a me, ma si siede sul letto di Kriss.

«Bene...» comincio.

«Hai delle idee in mente?» taglia corto lui.

«Forse...» mento.

«Sono convinto che le mie sono migliori.» dice mostrando il suo ghigno perfido.

Non posso davvero sopportare tutto questo. Ho cercato di essere gentile con lui, ma a quanto pare la cosa non ha funzionato.

Senza più forze e fiato in corpo dico tutto quello che non posso più tenere dentro.

«Sai cosa? Tu... Tu pensi di essere così perfetto, così unico, ma ti sbagli! Cosa credi di risolvere così? Mostrandomi quel cavolo di ghigno che hai stampato sulla faccia. E dire che oggi pensavo pure che tra noi potesse andare bene tra di noi. Pensavo che avessimo potuto iniziare un'amicizia. Ma ho capito soltanto adesso, che siamo troppo diversi... Che mi sbagliavo! Perché la sai un'altra cosa? Anche le perfettine del cazzo, come mi chiami tu, possono sbagliare, e io oggi l'ho fatto. Ma stai tranquillo, non succederà mai più. Perché non ci sarà più niente da dire d'ora in avanti. E non capisco come tu abbia cercato di baciarmi e... Sei uno stronzo!»

Cerco di prendere fiato prima di ricominciare a dirgli tutto quello che penso, tutto il dolore che mi sta provocando... Non merito di essere trattata così, non ho mai fatto niente di male.

Dopo essermi autoconvinta che sto facendo bene a sbattergli tutto questo in faccia, tanto so che non gliene frega niente. Né ora, né mai.

Cerco di tornare in me stessa e noto che sono ferma, impalata. Sento le guance avvampare. Sto piangendo.

Cazzo.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora