Capitolo 22.

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Non devo permettere che lui mi tratti come se fossi sua.

Ripeto nella mia mente, quasi per sicurezza.

Mi divincolo da quelle mani possenti e mi volto verso Jason, fulminandolo.

Lui sembra non essersi accorto di niente.

«Spiegami.» dico alzando la voce più del dovuto. «Chi cazzo ti credi di essere, per venire qui, e impormi con chi devo stare?» dico sbraitando.

«Cosa?» dice lui spalancando gli occhi.

Continua a guardarmi dalla testa ai piedi, quasi incredulo che questa brutta persona sia davvero io, ma non lo biasimo.

Mi volto verso l'uomo, che sembra rattristarsi, e lo saluto facendogli l'occhiolino.

Mi afferra per il polso e mi porta via da lì. Cerco di liberarmi dalla forte presa, ma è più avvantaggiato lui, quindi mi arrendo.

Mi porta su per le scale, in una stanza.

Spalanca la porta. È la sua stanza.

La richiude tirando un calcio e poi si volta verso di me guardandomi dritto negli occhi, come se volesse uccidermi.

Fa un lungo respiro.

Io intervengo prima che lui possa aprire bocca. «Mi spieghi che cazzo dì problemi hai!?» urlo.

«Io, Samantha!? Porca puttana, guarda come cazzo sei vestita!»

«Non sono affari tuoi come mi vesto.» sbotto.

Lui si avvicina lentamente, e il cuore minaccia di uscirmi dal petto.

«Sono affari miei da quando...» Jason si blocca.

«Da quando...!?» sbraito. Non sento più le corde vocali da quanto sto urlando.

«Da quando tu sei diventato un affare mio!» urla.

Le vene del collo si fanno sempre più accentuate, e sto iniziando a temere per lui, o forse ad avere paura di lui.

Ma non posso lasciarmi andare, non a lui.

Mi scappa una risata amara. «Affare tuo, Jason? Dimmi che stai scherzando, ti prego!»

Dalla sua faccia sembra più serio di quanto mi aspettassi. Faccio un lungo sospiro. Non riesco più a tenermi tutto dentro, non più.

«Sei uno stronzo, cazzo! Uno stronzo! Mi vieni a dire queste cose, e poi ti scopi Jenny!? Mi fai schifo.»

Non ero riuscita ad ammetterlo nemmeno a me stessa, la mia mente non ci aveva ancora pensato, ma cavolo, quando Travis me l'ha detto... Beh, non ci ho più visto. Anzi, mi si è rotto qualcosa dentro, e non sono più riuscita ad alzarmi dal letto... E tutto faceva male. Se solo lui sapesse...

«Smettila.» dice, le vene del collo sembrano voler scoppiare da un momento all'altro.

Mi giro verso di lui, senza aver realmente capito di cosa sta parlando.

«Smettila di agitarti come una pazza, cazzo. Ti si alza il vestito e...» il mio sguardo si spostò altrove, e ha proprio ragione. Il tessuto dei pantaloni è diventato più spesso. Oddio. «Giuro che se non la smetti di scopo qui, adesso.»

Lo guardai, quasi spiazzata.

Non dovevo arrendermi, non potevo.

«Tu sei malato, Jason. Malato!» urlo ancora più forte di prima, per far sì che lui mi capisca.

«Perché, Samantha?» fa una pausa. Gli tremano le mani. «Perché ti voglio?» finisce lui.

Lo guardo come se non fosse reale, è tutto un sogno, Samantha. Tra poco ti risveglierai, e sarai nel tuo letto.

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora