Capitolo 9. (Sequel)

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Jason (foto nei media)

Continuo a rigirarmi nel letto ormai freddo da almeno tre ore. Quel poco che sono riuscito a prendere sonno non ho fatto altro che fare incubi su incubi. È così stressante avere la voglia di riuscire a fare qualcosa, ma allora stesso tempo capire di non poter fare assolutamente niente. Se solo avessi il potere di tornare indietro, non rifarei tutti gli stupidi sbagli che ho fatto, non sarei il solito coglione.
Mi alzo di scatto, cercando il cellulare sul comodino a tastoni. Appena lo trovo lo afferro con tanta forza da farmi diventare le nocche bianche. Cerco velocemente fra i contatti il numero di Kristine, e premo il tasto di avvio chiamata.

Squilla un paio di volte, ma all'ultimo risponde. «Jason...» dice quasi in un sussurro. La sua voce è stanca, terribilmente stanca. Neanche lei deve aver dormito per gran parte di tutta la nottata, come me, dopotutto.

«Kriss... Io... Io ho chiamato per sapere se... Insomma... Samantha è...» non riesco a parlare senza far tremare la voce. Il solo pensiero che in questo momento lei non possa esserci più mi fa sentire un magone dentro, uno spazio vuoto.

«Mi... Mi dispiace, Jason. Ma... Samantha non ce l'ha fatta.» la telefonata si chiude a queste ultime parole. Il telefono cade a terra con un tonfo, rompendosi probabilmente in mille pezzi. Non vedo più nulla intorno a me, sono accecato dalla rabbia, dalla voglia di spaccare qualcosa, da... Non ci posso credere.

«Non può essere morta, cazzo! No che non può! Lei non è morta!» urlo disperatamente, cercando di sperare che tutto questo non sia reale.
Mi rannicchio ai piedi del letto, con le braccia intorno alle ginocchia, e la testa poggiata su di esse. Mi perdo in un pianto senza fine, lacrime nere.

Kristine.

Sono una stronza, lo so, lo so benissimo. Ma non potevo lasciare che le cose andassero avanti in questo modo. Samantha non è morta, ma Jason l'ha fatta soffrire troppo, se si trova qui adesso è soltanto colpa sua. E so che gli farà male, ma voglio che pensi davvero che lei sia morta, lo deve essere... Per lui.
Mi alzo dal pavimento freddo, sentendo un dolore atroce in ogni singola parte del corpo. Vado verso un uomo col camice bianco, sperando che riesca a darmi qualche notizia. Quando nel bel mezzo della notte mi avevano avvisato che non correva più pericolo avevo pianto dalla gioia, non potevo chiedere di meglio, la mia migliore sta bene, sopravviverà.

«Scusi, potrei sapere come sta la signorina Jenkins?» mostro un sorriso cordiale, cercando di alleviare al massimo la tensione.

«Non so per quale strano miracolo, ma il suo cuore sta decisamente meglio, si è risvegliata dallo stato di coma, e credo proprio che tra meno di una settimana le dimetteremo.»
Non posso davvero chiedere di meglio, se lei sta bene anch'io sto bene. Non credo di poter davvero immaginare una vita senza di lei. Per tutte le volte che c'è stata quando stavo male, e per tutto quanto.
Mi sento ancora uno schifo per quello che ho detto a Jason. Vorrei davvero che lui non si faccia più vedere, ma non posso tenergliela nascosta per sempre, prima o poi dovranno incontrarsi di nuovo, ma adesso... Adesso lei ha soltanto bisogno di stare in pace, e sentirsi protetta. Mi inventerò qualcosa da dire a Samantha, qualcosa di credibile, ma che non la ferisca. Questa situazione fa davvero schifo.

Jason.

Tengo stretto fra le mani il volante, non so dove cazzo sto andando, ma voglio solo stare con Samantha e... Se lei è morta voglio raggiungerla, se è questo che ha voluto Dio per lei lo voglio anche io.
Dio? Dio non esiste. Non avrebbe dovuto toglierla da me!
Era l'unica cosa bella in questo mondo di merda, ma ora? Cosa farò ora senza di lei? Non posso. Non... Non ce la faccio.
Le gomme stridono all'improvviso sulla strada asfaltata.

«Ehi, guarda dove cazzo vai, stronzo!» mi urla il ragazzo che stavo quasi per investire. Scendo subito dalla macchina, e mi dirigo verso il coglione.

Gli sferro un pugno, e poi un altro, e un altro ancora, finché non cade a terra, col sangue che esce dal naso. «Non permetterti più di dirmi quello che cazzo devo fare!» risalgo in macchina, sorpassandolo e riprendendo a sfrecciare per questa maledetta strada.
Ho le nocche talmente bianche da quanto sto tenendo stretto il volante. Continuo a chiedermi come riuscirò a dimenticare Samantha, come riuscirò a raggiungerla e... Devo fare qualcosa.
Delle lacrime iniziano a scendermi sul volto, e non ho alcuna intenzione di fermare il loro corso. Voglio consumarmi, voglio perdere i sensi, fino a morire.

Svolto in una piccola strada, senza nessun dubbio sul da farsi, voglio farlo, per lei, per me...
Scendo dall'auto, e mi trovo davanti una piccola casa malandata. Faccio lunghi passi verso di essa, e busso con tutta la forza che ho in corpo.
Un signore anziano viene ad aprirmi, e la puzza di alcool e tabacco mi invade le narici.

Si acciglia nel vedermi. «Ragazzo mio, cosa ci fai da queste parti?» chiede massaggiandosi la tempia con fare stanco.

«Ho bisogno della roba, Paul. Tanta roba.»

«Lo sai che non posso dartela. Tua madre non avrebbe voluto.»

«Porca puttana, dammi questa cazzo di roba e facciamola finita entrambi.» ringhio. Annuisce debolmente, prima di farmi spazio e permettermi di entrare.

«Stai attento, ragazzo. D'accordo?»
Sbuffo, non me ne frega un cazzo dei suoi 'consigli', voglio solo dare un cambio radicale a questa merda di vita ora che lei non c'è più.
Mi dà il tutto, aggiunto ad una siringa, che anche solo a vederla mi fa rabbrividire.

Gli porgo i soldi in cambio. «Te lo ripeto ancora, ragazzo, fai attenzione, potresti non uscirne più.»

«Tutte stronzate.» dico prima di uscire da quel maledetto posto a ritornare in macchina, per dirigermi chissà dove.
La testa mi ha portato proprio qui, e non so nemmeno io il perché. Seduto su questo letto, ripenso a tutto quello che è successo qui : La prima volta di Samantha, noi due che facevamo l'amore, io che la stringevo fra le mie braccia... Anche queste tutte stronzate.
L'amore non esiste, l'amore fa schifo. Rido amaramente, ripensando a tutte le cose dolci che ci siamo detti, tutte quelle che non potrò sentire mai più, e che in realtà sono esistite soltanto nella mia testa.
'Fanculo. Senza pensarci due volte mi inietto quella maledetta e schifosa siringa. L'ago che preme contro la mia pelle, insistente di poter entrare e rovinarmi, e il tutto che scende dritto nelle mie vene, provocandomi una strana sensazione di bruciore, che mi fa soffrire, e mi piace terribilmente.

SPAZIO AUTRICE.

Allora, volevo avvisarvi che adesso nei prossimi capitoli posterò le foto dei personaggi principali, quelli di cui si è parlato di più 💞

Volevo raccomandarvi di continuare a leggere la storia di Angy_07 : Non era un illusione, era amore

E niente, tornerò prestissimo con un nuovo capitolo. Secondo voi cosa succederà?

All the love, xoxo 💋

Perfettamente sbagliatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora