Capitolo 8

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Mi sveglio di soprassalto. Un rumore fastidioso e costante mi ronza nelle orecchie. La sveglia. Sono le sette quindi devo darmi una mossa, oggi ho il test di biologia e voglio essere psicologicamente pronta. Si salvi chi può! Entro in bagno e prendo lo spazzolino. Mi guardo allo specchio... e ricordo tutto quello che è successo ieri. Mi aggrappo al lavandino per non crollare, le immagini di ieri che si insidiano nella mente: le visioni, Daniel, Astaroth e i miei marchi. Studio i segni sulle mie braccia e mi accorgo che sono stupendi. Fino ad ora non ho pensato a ciò che rappresentano. Questi marchi mi fanno capire che devo accettare ciò che sono, nel bene e nel male. Per tutta la vita ho cercato di capire quale fosse il mio posto nel mondo, dove mi sarei sentita apprezzata da qualcuno, ma finora ho vissuto nella sofferenza, nel buio totale chiedendomi cosa avessi fatto per meritarmelo e passando molto notti insonne fissando il soffitto della mia camera e soffocando lacrime e singhiozzi.
Avete mai provato quella sensazione di totale abbandono e non sai a chi chiedere aiuto per non apparire debole alle persone che ti circondano?
Fino ad ora sono un angelo con le ali spezzate, ma non voglio più esserlo. Ho sempre indossato una maschera,una corazza che mi facesse da scudo, riparandomi dai sentimenti e voglio che ancora sia così perché, in fondo, per quanto voglia sembrare forte, rimarrò sempre quella ragazzina che tutti pensano senza sentimenti. Sono felice con Sophie e Paul e non si cosa avrei fatto senza di loro, ma continuo a trovarmi nel limbo e aspettavo che qualcuno mi salvasse... ma nessuno è riuscito a scavare fin dentro la parte più segreta di me. Adesso basta, non voglio più essere salvata, devo riuscirci da sola. Non importa quanto ci vorrà: giorni, settimane, mesi o perfino anni.... i marchi mi hanno dimostrato che la redenzione e la salvezza sono possibili. Ma capisco anche che sono sola: non posso parlarne con nessuno perché il mio istinto mi suggerisce che ciò che mi ha detto Ambriel è tutto vero e io devo essere pronta per Ascendere. C'è soltanto un piccolo-grosso. Chi o meglio cosa sono io? E cosa accadrà quando sarò Ascesa? Ambriel non mi ha detto nulla e ora più che mai devo avere delle risposte. Ma al momento non posso occuparmi di questo anche se manca solo una settimana. Metto le mani in tasca e sento qualcosa di appuntito, lo estraggo e noto con stupore che è il piccolo ciondolo a forma di goccia color rubino... no adesso è rosa pastello. Lo guardo meravigliata e mi riprometto di osservarlo più attentamente dopo, ma adesso non ho tempo. Purtroppo devo andare a scuola quindi metto il ciondolo al collo.
Mi lavo e indosso una maglia bianca a maniche lunghissime, così lunghe che coprono anche le mani. Meglio così, almeno non dovrò preoccuparmi dei marchi. Mi spazzolo i capelli corvini e prendo lo zaino. Quando esco di casa sono esattamente le 7:55. Merda! Non c'è la farò mai ad arrivare in tempo... ma se uso la mia super velocità, forse saprò cavarmela. Comincio a correre ma so che non devo farmi notare da nessuno (altrimenti vengo arrostita sul rogo!), quindi aggiro la città entrando nel bosco. So che con la mia velocità arriverò a scuola in meno di un minuto perciò decido di fermarmi un attimo nel mio meraviglioso rifugio. Ecco, lì mi sento finalmente viva, soprattutto dopo quello che ho fatto ieri ad Astaroth. Riesco ancora a sentire l'adrenalina che mi scorreva nelle vene... mi fermo davanti ad un imponente albero secolare con le sue grosse e forti radici che affondano nel terreno fin dalla notte dei tempi e i raggi del sole che riescono ad oltrepassare la sua folta chioma, proiettando bagliori ed ombre. Avvicino il palmo della mia mano al tronco e lo tocco. Chiudo gli occhi e percepisco il muschio ruvido sotto la mano, il suo odore e il calore del sole che mi scalda la pelle. Questa sì che è pace... un tempo questo bosco era attraversato da tribù nomadi; riesco a sentire l'energia di questo albero, la sua linfa vitale che vi scorre dentro e le risate e i canti intonati dalle tribù di passaggio che hanno anche solo sfiorato il fusto dell'albero. Sorrido per un tempo che mi sembra infinito e poi apro gli occhi. Mi stacco di malavoglia e ricomincio a correre, arrivando a scuola con ben un minuto di anticipo! Questo potere è straordinario e mi servirà molto per...un pensiero mi balena in mente all'improvviso. "Sono così seduttivi" aveva detto Ambriel nel sogno. Con orrore capisco che i miei poteri mi stavano tentando e approfittando di me. Devo riuscire a controllarli. E in fretta.

Vado al mio armadietto e prendo il quaderno di biologia. Mi precipito in aula 2 e vedo i ragazzi che parlano e ridono tra di loro, aspettando l'arrivo di Mr Peterson. Scruto la classe in cerca di un posto e purtroppo (sottolineo purtroppo) l'unico libero è quello accanto a Daniel. Poso lo sguardo su di lui e il cuore mi balza in gola. Oddio, penserà che sono una maniaca (oltre che una pazza) a guardarlo senza ritegno e fra poco anche sbavando. Vado a sedermi e lui mi fa un cenno di saluto.
《Come andiamo?》mi domanda con fare annoiato.
《Bene e tu?》lo imito con lo stesso tono di voce .
Lui socchiude gli occhi e io arrossisco come un peperone. Ah che stupida! Ma cosa mi è venuto in mente? Involontariamente prendo tra le mani il ciondolo rigirandolo nervosamente. D'un tratto Daniel sgrana gli occhi e si avvicina con una velocità sorprendente, sfiorando il mio collo con le dita per prendere il ciondolo tra le sue mani. Mi irrigidisco e vedo che Daniel si è fatto così vicino che riesco a sentire il suo profumo di sandalo e citronella sulla mia guancia indugia no con le dita sul mio collo. Sento le sue carezze e chiudo gli occhi. 《Dove lo hai preso?》mi sussurra.
Non posso dirgli la verità. Apro la bocca per dire una cosa qualsiasi... quando Mr Peterson entra con un plico di fogli che immagino siano i test. Daniel si allontana di scatto da me e io sento la mancanza del suo calore. Lui mi scocca un'occhiata, come per avvisarmi che non finisce qui. Solo adesso noto che i suoi occhi sono grigi e non neri come avevo pensato ieri. Intanto Mr Peterson mi consegna il test e annuncia alla classe:《Avete un'ora di tempo. Spero che lei abbia studiato signor Matthews》dice riferendosi agli un ragazzo in fondo alla classe e guardandolo con aria di rimprovero. Tra i ragazzi si diffondono delle risate, ma il professore mette tutti a tacere. Il fatto è che Brian Matthews era il quaterback della squadra di football, ma il "povero" ragazzo è stato espulso perché è stata colta in flagrante mentre cercava la copia del compito di matematica nell'ufficio del preside. Il rosso si espande nelle guance di Brian che distoglie lo sguardo e si concentra sul compito.
Il test non è molto difficile quindi lo completo in mezz'ora e aspetto che gli altri finiscano. Subito dopo Daniel si alza e consegna il suo. Si gira verso di me e mi mima con le labbra "noi due dobbiamo parlare". Annuisco e premo le dita alla radice del naso. Una rabbia improvvisa mi acceca e fulmini Daniel con un'occhiata.
Finalmente suona la campanella e io scappo dalla mia postazione per dirigermi alla lezione di inglese. Sono per il corridoio quando un ragazzo mi urta facendomi quasi cadere. Se prima ero arrabbiata, adesso ho il fumo che mi esce dal naso e dalle orecchie. E che cazzo! Perché devo sempre essere invisibile?!
《Ti dispiace guardare dove metti i piedi amico?》dico avvicinandomi a passo di furia al ragazzo.
Lui alza le mani in segno di resa e mi chiede con un sorriso divertito:《Che c'è, hai per caso il ciclo?》
Adesso basta! Sento che le mie mani stanno diventando incandescenti e un gruppo di studenti ci guarda con trepidante attesa. Il potere si sta impossessando di me, mi reclama. Ma non mi importa. Ciò che conta è dare una lezione a quello stronzo. I miei marchi iniziano a scaldarsi e sono sul punto di evocare la mia energia, come in trance... quando qualcuno mi afferra da dietro e mi trascina all'interno della camera oscura, usata dal club di fotografia: sembra quasi uno stanzino e c'è puzza di muffa. Mi giro per lottare e mi ritrovo davanti un paio di occhi grigi che mi fissano adirati. Daniel.
《Si può sapere che diavolo ti è preso?》
"Sarai su di giri e molto nervosa...i tuoi poteri si approfitteranno della tua debolezza morale..." Mi ritornano in testa le parole di Ambriel.
《 Nulla. È soltanto che...》
《Cazzo devi riuscire a controllare i tuoi poteri, mi hai capito? Altrimenti farai saltare la scuola per aria! Stavi usando così tanta energia che mancava pochissimo a far scattare gli allarmi antincendio! Per l'angelo, Cassiel datti una calmata ok?》mi prende le mani bollenti e le porta alla sua nuca per raffreddarle. Daniel si avvicina e pioggia la fronte alla mia. Sono sbalordita.
《 Come fai a sapere...?》sussurro chiudendo gli occhi e beandomi della sua vicinanza. Improvvisamente un lampo attraversa gli occhi di Daniel facendoli brillare, apre la mano e noto con stupore che c'è una sfera di luce dorata che è sospesa sul suo palmo.
《Tu...sei come me?》chiedo con le lacrime agli occhi.
Daniel mi sorride. Un sorriso vero che gli illumina gli occhi color mercurio.
《Beh... più o meno》mi dice.
Non so cosa ribattere quindi lo abbraccio con tutta me stessa perché adesso so che non sono più sola e che finalmente ho trovato qualcuno che mi capisce.
《Grazie per avermi salvata.》gli sussurro poggiata alla sua spalla e inalando il suo odore.
Daniel mi accarezza la schiena, poi mi fa un saluto militare e risponde:
《Dovere mio, signorina》
Io sorrido.

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