Capitolo 17

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《Iniziamo?》
Vengo risvegliata dai miei pensieri dalla voce impaziente di Jebediah.
《 Sì scusa》dico imbarazzata cercando di non incrociare il suo sguardo.
Jebediah schiocca la lingua《Un demone non chiede mai perdono》
Lo guardo interrogativa.
《 Ma io non sono un demone》 affermo aggrottando la fronte.

《 Ne sei sicura? Beh, dopo quelli che stavi per fare a quella stronza di Dakota, ti riterrei un demone a tutti gli effetti》mi sorride facendo muovere il suo piercing sul labbro carnoso. Vengo assalita da un dubbio.
《 Tu conosci la mia vera natura?》chiedo in un sussurro e abbassando lo sguardo.
《Cassiel... ricordati che prima di essere così》si indica《ero un angelo e aggiungo anche molto affascinante. Quindi, per rispondere alla tua domanda, sí io so cosa sei》mi spiega serio. Aggrotto la fronte un'altra volta. Perché tutti conoscono la mia vera natura, ma io sono l'unica a non saperlo?
《Su Cass, cerca di fare 2+2》mi sussurra Jebediah che si è fatto improvvisamente vicino.

"Pensa Cass. Pensa" mi dico portandomi due dita sulle tempie.
Non so se sono un angelo. Non so se sono una Nephilim. Non penso di essere un demone, ma so solamente che mia madre è un angelo...quindi l'incognita all'equazione è mio padre. Bel casino, eh?

《Devo scoprire chi è mio padre e la sua natura. Solo così capirò chi sono in realtà, non è così?》chiedo sottovoce mentre gli altri demoni continuano ad allenarsi.
《 Bingo! Non era così difficile no?》chiede dandomi un colpetto alla fronte.
《 E ovviamente... tu sai chi è》 affermo inarcando le sopracciglia.
《 Certo. Ma non te lo dirò. E, tanto perché tu lo sappia, non me ne dispaccio minimamente. È troppo divertente vederti frustrata》dice sghignazzando.
Grosso errore.
Come si permette a divertirsi mentre io patisco letteralmente le pene dell'Inferno?

Sento la lingua farsi pesante e un forte calore divampa dal mio petto, diffondendosi in tutto il corpo. I miei marchi cominciano a bruciare imperlandomi di sudore. Sono come in trance e non rispondo delle mie azioni.

《 Merda!》impreca Jebediah《Cass... calmati, su... parliamone》dice alzando le mani in segno di resa.
《 Non posso. Non voglio. Non lo farò.》dico con una voce che non sembra neanche la mia mentre la tensione cresce in me, pronta a scoppiare da un momento all'altro.
《 C'è qualche problema qui?》chiede una voce insopportabilmente fastidiosa. Sto per voltarmi verso la fonte di quel fastidio, quando vengo presa per i capelli.
《 Questo è la sala d'addestramento e qui comando io stronzetta. Ti è chiara la cosa?》mi grida all'orecchio.
Dakota!
《Penso proprio di no. Ti va di ripetermelo?》chiedo con fare innocente prima di girarmi di scatto, nonostante il dolore alla cute, prenderle il braccio e, con tutta la forza che ho,scaraventarla sul pavimento. Arretro di un passo e mi guardo intorno. Tutti i presenti nella sala si sono disposti in cerchio intorno a me, Dakota e Jebediah che mi sta osservando sorpreso.
Aspetto che Dakota si rialzi, pronta per il secondo round. Ho perso il controllo, ma non me ne importa nulla.

Nella sala riecheggiano fischi, urla di eccitazione e risate.
Dakota si alza e stavolta spiega le sue ali nere come l'inchiostro che rasentano il suolo.
《 Ora mi hai fatto proprio incazzare》dice inclinando la testa di lato.
Sorrido 《Era proprio quello che speravo》
Dakota si scaglia contro di me dandomi un pugno. Il sapore metallico del sangue invade le mie labbra mentre cerco di rialzarmi.
《 Ma tu guarda! Hai ancora il sangue scarlatto... questo vuol dire che non sei ancora Ascesa! E quando sarebbe il lieto evento?》mi domanda spostando un piede sulla mia schiena per bloccarmi a terra e tirandomi i capelli in un modo così brusco da farmi alzare di scatto la testa.
《 Sei più forte di quello che credevo, questo te lo concedo...ma non sei abbastanza forte da sconfiggermi》mi sussurra vicinissima all'orecchio per poi farmi sbattere la testa contro il pavimento. Sento il sangue inzupparmi la guancia. Quando mi riprendo urlo:
《 Sono abbastanza forte per ucciderti!》replico raccogliendo tutte le mie forze per scrollarmela di dosso. Ho proprio detto che volevo ucciderla? Questa non sono io. Io non vado a minacciare di morte chiunque mi dia fastidio. Arretro con la mia velocità sovrumana andando ad urtare Jebediah. Il suo sguardo è preoccupato... ma anche terrorizzato.
Perché mi comporto così?! Basta!
La testa comincia a dolermi. Immagini confuse attraversano la mia mente: la mamma, Astaroth, Daniel, il Paradiso... Cado in ginocchio contro il pavimento duro e stringo gli occhi, battendo i pugni sulla mia testa. Urlo dal dolore e mi guardo attorno. L'immagine dei demoni che mi guardano immobili si sovrappone a quella in cui mi trovo al centro di una grande sala con i due troni e tutti gli angeli che mi osservano come se avessi due teste.

Sento la voce di Jebediah《Andate a chiamare Lucifero!》grida rivolto a nessun demone in particolare. Sono stordita ma ho ancora molta energia che avevo evocato per colpire -o meglio uccidere- Dakota.
《 D-devo u-usare i miei p-poteri》 balbetto mentre altri spasmi mi attraversano il corpo da parte a parte.

《Cosa sta succedendo qui?》grida una voce cupa come il Regno che dirige.
Lucifero entra trafelato nella sala seguito da un demone.
La vista mi si offusca e il dolore alle clavicole si fa insopportabile. Sono ancora in ginocchio e poggio le mani sul pavimento di legno, mentre un urlo irrompe dalla mia gola, così forte da far incrinare le grandi vetrate colorate della sala d'addestramento.
Basta, non resisto più! I miei marchi mi incendiano la pelle e io, con l'ennesimo urlo, finalmente scarico tutto il potere accumulato.
Allargo le mie braccia e dalle mani fuoriescono due potenti saette: una nera come il carbone e l'altra bianca, un bianco candido che illumina a giorno la sala. Le grida si diffondono mentre io vengo presa delicatamente da due forti braccia e avvicinata ad un petto muscoloso. Sono allo stremo delle forze, ma riesco comunque a intravedere due ali nere. Ormai quasi del tutto priva di conoscenza, l'immagine di quegli occhi blu zaffiro si imprimono nella mia mente.
《Astaroth? Sei tu?》
Un attimo di silenzio, poi:
《 Sì, sono io. Adesso dormi. Sarai sempre al sicuro con me》
Allora io sprofondo nel confortante oblio che tanto avevo atteso.

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