Per tutto l'allenamento rimango concentrata: Jeb mi insegna a colpire i sacchi da boxe sfruttando la mia forza e a tenere alta la guardia in combattimento.
《 Su Cass che ce la fai!》mi incita Jeb mentre cerco di colpirlo per la centesima volta, ma lui ovviamente schiva ogni mio attacco.
《 Come faccio a colpirti se ti sposti continuamente?!》
Ora, lo so che è una domanda stupida ma dovevo pur ribattere qualcosa!
Jebediah mi scruta da sopra i pugni alzati e aggrotta la fronte.
《 Ma non ha senso! Dai, usa la testa e colpiscimi》Inspiro profondamente mentre tento di escogitare una tattica.
Trovato!
Faccio un passo in avanti per fargli capire che sto per commettere lo stesso errore, ma all'ultimo momento sfrutto la mia velocità per arrivare alle sue spalle. Jebediah si volta di scatto e io alzo bene il pugno prima di colpirlo dritto alla mascella.
Sorrido trionfante mentre lui arretra prendendosi il mento tra l'indice e il pollice e muovendolo ripetutamente.
《 Non mi hai fatto male》mi dice mentre una chiazza rossa inizia ad affiorare dalla mascella destra.
Inarco le sopracciglia 《Come no... è un livido quello?》chiedo prendendolo in giro.
《Sta' zitta》dice regalandomi una buffissima smorfia.
Scoppio a ridere sentendomi fiera per averlo colpito, ma improvvisamente avverto una strana sensazione alla schiena, come se qualcuno mi stesse fissando. Mi volto di scatto, d'un tratto guardinga, ma noto che tutti sono impegnati nel loro quotidiano addestramento. Scuoto la testa e accantono il disagio.
《 Bene Cass, per oggi hai finito... beh... ora devi andare da Dakota》mi spiega divertito.
Sbuffo sonoramente e comincio a dirigermi nel lato opposto della sala, dove Dakota mi sta aspettando con le braccia incrociate e un'espressione scocciata in viso.Astaroth's POV.
Sono in piedi a fissare il caminetto con sguardo vacuo mentre l'amico rum sta tentando di farmi dimenticare ciò che è successo. Bevo l'ennesimo sorso direttamente dalla bottiglia, mentre il liquido ambrato mi brucia la gola. Purtroppo per me, i demoni non possono prendersi delle sbronze colossali, ergo non mi è nemmeno permesso per qualche ora di affogare i miei dispiaceri nell'alcool e mettere da parte il senso di colpa che risiede in me, infuocandomi le vene. È tutta colpa mia. Cassiel è stata rapita a causa mia.
Perché sono un emerito stronzo.
Perché la amo.
È così. Fin da quando era bambina mi sono innamorato dell'angelo che un giorno sarebbe diventata: sensibile, buona e affabile. Ma lei non è solo un angelo. Oh no, lei è molto di più. Lei è speciale ed unica nel suo genere.
E adesso invece è nelle mani di Lucifero da ben 2 ore e 54 minuti, ma questo è il tempo terrestre, chissà quanto tempo sarà passato all'Inferno. Forse un'ora, un mese, o perfino un anno, ma la cosa più grave e quello che mi rode all'interno come un incendio di proporzioni epiche è il fatto che non sono riuscito a proteggerla. Non ho potuto fare nulla per salvarla e non posso andare all'Inferno a prenderla e a reclamarla come mia perché, subito dopo che Lucifero l'ha rapita, ha chiuso tutti i passaggi per gli Inferi. Ho provato a richiamarlo per un'udienza con i miei poteri da demone, ma lui continua a rifiutare con il pensiero.
Il suo viso continua ad invadermi la mente: è proprio cresciuta, ed è diventata ancora più splendida. Rivedo le immagini del nostro primo incontro sulla Terra.
Ero nel bosco e la pioggia scorreva su di me, ma non mi importava. Non mi importa più niente quando Cass è nei paraggi. Avevo sentito dire dagli elfi del bosco che una presenza potente davvero molto vicina ad Ascendere si aggirava per la città di Martinsburg. Ho fatto due più due e così avevo capito che era lei. Lucifero mi aveva ordinato ormai da secoli di trovarla, ma il mio scopo non era consegnarla a lui. Assolutamente no. L'avrei presa o persino rapita e l'avrei portata nel mio rifugio ad Inverness, in Scozia, nascondendola e proteggendola da qualsiasi pericolo. Sarei stato presente il giorno della sua Ascensione e le avrei dato un po' della mia icore per affrontare il processo e soprattutto per legarla a me.
Ma non l'avrei mai fatto senza il suo consenso, le avrei insegnato a fidarsi di me. Le avrei insegnato che tutto quello che faccio, anche mantenere le "distanze" da lei, era per non farla soffrire. L'avrei portata fino alla vetta dell'Everest o alle cascate del Niagara, sulle lancette del Big Ben fino alla foresta amazzonica. Insomma, c'era il mondo intero che la stava aspettando e io sarei stato con lei in ognuno di quei momenti per assaporare le sue espressioni.
Ma niente di questo era più possibile.
Siamo diventati amici fin da subito, ero ancora un angelo e non conoscevo la rabbia o la disperazione che adesso mi avvolgono come una coperta. Sapevo solamente che le volevo bene, ma ogni giorno che passava, ogni sua risata e il fatto che fosse come un'iniezione di vita, mi facevano innamorare sempre più di lei.
Per questo ero lì nel bosco quel giorno. Stavo correndo tra gli alberi secolari con la mia velocità demoniaca, il fango e il terriccio morbido mi spingevano a proseguire quando il suo odore mi investì come un uragano. Lei si stava dirigendo in quella parte del bosco. Mi impietrii sul posto per poi nascondermi dietro il tronco di un albero mentre i suoi passi leggeri battevano contro il terreno. All'improvviso sentii un tonfo e mi volta di scatto: Cassiel era per terra con le mani premute sulla testa. Era più vicina all'Ascensione di quanto pensassi. Lei si alzò nonostante il dolore e cominciò a tornare sui suoi passi. Sinceramente non so cosa mi prese, fatto sta che non riuscii a controllarmi. Le mie ali si spiegarono in attesa di poterla toccare dopo secoli e la mia maglietta inzuppata di pioggia si strappò e cadde senza fare alcun rumore. Mentre lei correva ad una velocità sorprendente che avrebbe fatto impallidire persino Usain Bolt, mi precipitai su di lei e la presi,facendola cadere. Ricordo il suo strillo quando si voltò di scatto verso di me... e rimasi in balía del suo sguardo. I suoi occhi verde muschio si agganciarono ai miei e io potei vedere la donna che era diventata: le curve al punto giusto, le labbra carnose e i lunghi capelli neri che si erano bagnati e sporcati di fango. C'era una profonda tristezza nel suo sguardo, ma anche un muro di pietra che la separava da me.
Come voleva l'Accordo, la sua memoria era pari a zero: non si ricordava di me, né della nostra amicizia né del Paradiso. Ricordo di come la minacciai di venire con me. So che non avrebbe mai accettato e non era nemmeno il momento adatto per rapirla, ma volevo incitarla a ritrovare se stessa: un angelo guerriero e fiero per il suo immenso potere. Così tentò di scappare come avevo previsto, la seguii e fu proprio in quel momento che richiamó a sé un fulmine per scagliarlo contro di me. Il fulmine mi colpì in pieno petto e venni scaraventato indietro dalla sua potenza. In quel momento provai due forti emozioni.
Dolore, perché faceva un male cane.
E soprattutto orgoglio: aveva superato di gran lunga le mie aspettative.
Bevo ancora un po' di rum accompagnato dal confortante scoppiettìo della legna sul fuoco. Il mio sguardo vaga per la stanza fino a posarsi sul divano dove è mancato poco che la baciassi. Lei non si è ritratta. Ma quel quasi- bacio è stata la causa per cui Cass è imprigionata all'Inferno. Dio, quelle labbra erano a pochi millimetri dalle mie e la mia mente è andata a farsi benedire. Ovviamente mio fratello Daniel ci ha interrotti, incazzato nero. Non so se essergli grato o meno, perché se l'avessi baciata lei si sarebbe convinta che fossi ancora l'angelo che la portava a svolazzare per il Paradiso. Ma poi ne sarebbe rimasta delusa per quello che sono diventato, perciò ho rindossato la mia maschera da stronzo, ferendo Cass per l'ennesima volta e facendola fuggire da me. Una furia cieca mi assale. Come ho potuto rimanere impassibile mentre vedevo il dolore ritornare nei suoi occhi?! Scaglio la bottiglia di rum contro il camino di pietra bianca facendo spargere tanti cocci di vetro per il pavimento. Rovinati. Come me, d'altronde. La sua ultima espressione si imprime su di me mentre comincio a sferrare pugni contro il muro. La mia icore mi imbratta le mani.《Hey rilassati. Cosa mai può averti fatto quel povero rum?》mi chiede una voce divertita alle mie spalle.
Mi volto di scatto.
I suoi occhi rossi brillano in netto contrasto con la penombra mentre un sorriso crudele gli in curva le labbra.
Lucifero.
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Ciao a tutti! Scusate se non ho potuto aggiornare prima ma ho avuto da fare con la scuola e tutto il resto. Comunque, come vi è sembrato il capitolo? Vi è piaciuta l'idea di narrazione dal punto di vista di Astaroth?
Commentate e votate in tanti per farmi sapere le vostre impressioni e soprattutto se posso continuare ad alternare i punti di vista.
Grazie per le vostre visualizzazioni
Al prossimo capitolo! *--*
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Angels in the dark
ParanormalA volte l'oblio è l'unica soluzione. Cassiel Lux vive a Martinsburg, nel West Virginia, con i suoi genitori adottivi. Una vita normale, ordinaria, che si destreggia tra scuola e libri... almeno fino a quando alcuni avvenimenti non la faranno ricrede...