Capitolo 21

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Astaroth's POV

Mi avvicino a Lucifero con grandi falcate, lo sguardo furioso <<Lei dov'è?>> ruggisco sul punto di prenderlo per la camicia e scaraventarlo contro il muro.

<<Dove vuoi che sia? Rilassati, Astaroth. Sta bene e al momento si sta addestrando con Jebediah, quel ragazzo le sta attaccato come una cozza allo scoglio. E,oh, ha escluso le emozioni>> mi racconta tutto come se mi stesse elencando la spesa. Quanto avrei voglia di tempestare di pugni quella faccia da culo! Ma poi presto attenzione a quello che ha appena detto.

<<Cass...le emozioni? Portami da lei>>ordino al quanto preoccupato. Se ha escluso le emozioni è soltanto perchè non riesce a sopportare la realtà in cui si trova in questo momento.

<<Lo farò... se solo tu giuri che non la convincerai a tornare sulla Terra. Sai che ho bisogno di lei a capo del mio esercito, una volta che sarà Ascesa.>> mi dice con sguardo determinato e porgendomi la mano. La guardo diffidente: la mia esperienza come demone mi ha fatto capire di non provare MAI a fare patti con Lucifero, ma in questo momento gli bacerei anche i piedi per incontare Cass e proteggerla da chiunque osi solo respirare nella sua direzione. Quindi afferro la sua mano.<<Lo prometto>> sussurro con voce tagliente. Subito dopo il pavimento si apre come una botola nascosta sotto di noi e, per riflesso, le mie ali si aprono strappandomi la camicia. Aggrotto la fonte; il tatuaggio a forma di drago compare sul mio braccio, segno che siamo vicini agli Inferi. Osservo le linee scure che si uniscono al fine di formare una creatura meravigliosa, ma allo stesso tempo feroce. L'ho fatto in uno dei momenti più bui della mia intera esistenza, un momento senza speranza alcuna in cui ogni cosa che facevo, perfino svegliarmi, mi lasciava l'amaro in bocca. Così decisi di tatuarmi proprio quella creatura per dimostrare soprattutto a me stesso che potevo essere forte, nonostante avessi abbandonato tutto: mio fratello, il Paradiso e la mia anima. O meglio quasi tutto. Nonostante non fossi riuscito a proteggere Cassiel dal suo destino, ciò non toglieva il fatto che continuavo a sperare di trovarla un giorno e portarla via con me da qualunque pericolo. Ma purtroppo essere demone aveva cambiato ciò che ero un tempo: un semplice angelo che sapeva amare incondizionatamente senza alcuna forma di egoismo o rimorso, ma adesso di rimorsi ne avevo tanti e mi opprimevano costantemente.

Atterro accovacciato all'interno della caverna e sto per precipitarmi verso il castello di Lucifero, quando la sua voce mi ferma <<Ricordati il patto. Teniamo entrambi al bene di Cassiel>>

<<Il tuo è un amore malato. Non le hai mai voluto bene e sicuramente Cassiel non ricorda ancora il tuo ruolo in tutta questa storia, vero?>> chiedo guardandolo da dietro la spalla.

Lucifero continua a fissarmi senza darmi una risposta. Ma si sa che "chi tace acconsente". Annuisco <<Come immaginavo>>. Volo via dalla caverna e con le mie ali attraverso "Il Burrone della disperazione". L'ho sempre chiamato così primo per le sue urla, secondo perchè è una scena veramente macabra da guardare. Raggiungo il castello e poggio la mano sul portone.

<<Facilis descensus Averni>>sussurro. Le porte si aprono lasciandomi libero il passaggio. La discesa per gli Inferi è facile. Non sono mai più stato in disaccordo. La mia discesa non è stata affatto semplice. Questo detto può valere per tutti gli altri, ma non per me. E' stata una cosa necessaria e lo farei ancora e ancora per salvarle la vita. Ma non è il momento di pensare al perchè sono diventato un demone. Al momento è lei l'unica cosa importante. Corro come non ho mai fatto nel corso della mia intera esistenza, incurante del fatto di essere senza maglietta. Spalanco la porta della sala di addestramento e il mio sguardo si posa immediatamente su di lei, come se fossi attirato da una calamita. E' con Jeb.

"Brutto stronzo"penso tra me e me. Stringo i pugni e osservo l'intera scena, nascosto dalle ombre che provocano le imponenti vetrate colorate. Cass sta per sferrare un pugno a Jebediah ma all'ultimo secondo, agile come un leone con la sua preda, gli arriva alle spalle e lo colpisce sulla mascella. Cassiel scoppia a ridere mentre Jebediah la sta fulminando con un'occhiata. "E' quello l'angelo di cui mi sono innamorato. E voglio che sia mia". Quel pensiero mi balena in mente come un fulmine a ciel sereno facendomi impietrire sul posto e spalancare gli occhi per lo stupore. La amo, certo, ma non potrei mai stare con lei. Lei rappresenta tutto ciò che c'è di più puro nell'universo ed è proprio per questo che non potrò mai stare con lei. Darei la mia vita per salvare la sua? Certo che sì, ma stare con me significherebbe distruggerla completamente. Quale vita le riserverei se stesse con me, un demone incapace di amare senza smettere di essere egoista? Si appassirebbe come un fiore nel bel mezzo del deserto, i suoi petali avrebbero ceduto e tutta la sua vitalità si sarebbe dispersa nel vento come una foglia autunnale rinsecchita. Quindi non devo fare altro che controllare i miei istinti e lasciare che non venga assorbita dal vortice delle mie emozioni contrastanti.

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