Capitolo 16

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"Io, mamma, Astaroth e Daniel usciamo fuori da casa mia.
Mamma ha lo sguardo perso nel vuoto e Astaroth mi tiene stretta a sé. Ci dirigiamo sempre più verso il cuore pulsante del Paradiso. Una moltitudine di angeli segue la nostra direzione.
Vedo Michele tra la folla ed incontro il suo sguardo: se poche ore prima mi aveva sorriso con tanto calore, adesso i suoi occhi gelidi sono fissi nei miei.
Distolgo lo sguardo e lo poso su Astaroth che sta guardando l'angelo con astio per poi voltarsi e fissarmi come sempre con gentilezza e rassicurazione.
《 Non preoccuparti, piccola Cass. Qualunque cosa accada, io ti prometto che ti proteggeró. Sempre》mi dice quasi con disperazione.
Gli circondo le spalle con le mie braccia da bambina e mi stringo a lui.
《Lo so, Astaroth. Tu ci sarai sempre per me》gli rispondo dandogli un bacetto sulla guancia liscia.
Gli occhi di Astaroth si illuminano improvvisamente e mi scosta una ciocca di capelli corvini dietro un orecchio. Gli sorrido e poi mi volto verso il Palazzo di diamante.
《 Venite figli miei. Non sarei mai voluto arrivare a questo punto... ma è il momento di scegliere》dice la voce di Dio. Sorrido e chiudo gli occhi: non ero mai stata all'interno del Palazzo!
《Ti piace, piccola birbantella?》 chiede Astaroth facendomi il solletico.
Rido a crepapelle《! 》grido
Tutti gli angeli si girano verso di me. Sento bisbigliare e capisco che sono il fulcro della conversazione.
《 Lasciatela stare!》dice Astaroth adirato.
Improvvisamente l'ambiente cambia in modo drastico: un'enorme sala con due troni, disposti uno di fronte all'altro, incombe su di noi. Uno dei due troni è fatto di diamante nero e una grossa pietra nera (probabilmente onice) è incastonata sulla spalliera, l'altra è costituito dal diamante più puro e luminoso con uno smeraldo incastonato. I due troni sono separati da un vasto tappeto rosso drappeggiato d'oro e che raffigura scene del Paradiso.
La voce di Dio rimbomba nella sala:
《 Fatti avanti Lucifero!》
Una sagoma avanza e mi scocca una strana occhiata per poi sedersi impettito sul trono nero come i suoi capelli. Lo avevo incontrato solo qualche volta in Paradiso, ma dalle voci ho capito che è il portatore di luce e l'angelo più splendido che Dio abbia mai creato.
《 La cosa peggiore che un padre possa ricevere è la separazione dai suoi figli...e tu lo hai fatto Lucifero》 dice Dio. La sua voce luminosa si posa sul trono di diamante.
《 Certo vecchio. Ora possiamo procedere?》chiede Lucifero annoiato.
Un boato scoppia tra gli angeli: alcuni annuiscono d'accordo con Lucifero, altri invece sono sbalorditi e urlano avanzando verso Lucifero.
Io invece resto immobile insieme ad Astaroth, Daniel e mia madre.
《 Basta figli miei!》tuona Dio con la sua voce delicata e tutti si aquietano.
《 È il momento. Ambriel!》chiama Dio《Sii tu la prima a prendere in mano il tuo destino》dice rivolto a mia madre. Si gira verso di me e mi lascia un bacio mentre una lacrima le bagna il suo bellissimo viso.
《Addio, piccola Cass. Forse un giorno ci rivedremo》poi dice rivolta ai miei due migliori amici 《Avete promesso》
Sento le mani di Astaroth stringermi forte...
Poi il nulla"

Mi sveglio con la schiena e i muscoli doloranti e mi guardo intorno ripensando a quella visione. Capisco che sto iniziando a ricordare ed è meglio così, ma non lo dirò a Lucifero perché non voglio che lui usi i miei preziosi ricordi contro di me. Vengo risvegliata dal cigolìo della cella che si apre.
Lucifero incombe su di me.

《 Alzati》mi ordina
Obbedisco, ma con qualche difficoltà. Mi gira un po' la testa ma noto che Jebediah, alle spalle di Lucifero, mi sta scrutando divertito. Gli faccio un cenno con la testa e poi mi rivolgo a Lucifero.
《 Che vuoi?》gli chiedo scontrosa per poi ricadere all'indietro per il violento schiaffo ricevuto.
《Non rivolgerti più così con me. Portami rispetto e adesso togliti questa roba e vestiti. Quando avrai finito, Jebediah ti accompagnerà nell'Ala Ovest per cominciare il tuo addestramento. Hai capito?》chiede buttandomi ai piedi dei vestiti puliti. Annuisco arricciando le labbra e finalmente Lucifero va via, rimanendo sola con Jebediah.
《Potresti andare?Sai devo cambiarmi e visto che sei un gentiluomo...》dico lasciando in sospeso la frase e sperando che capisca.
《Primo: non sono un gentiluomo.
Secondo: non ci penso proprio. Perché dovrei andarmene se qui c'è molto da vedere?》mi domanda malizioso.
Sbuffo e mi volto dandogli la schiena. Non ho proprio voglia di litigare al mattino così mi tolgo la sottoveste nera ormai rovinata rimanendo in mutandine e reggiseno.
Sento un fischio di apprezzamento e senza voltarmi gli mostro il dito medio. Guardo i vestiti. Infilo i pantaloncini di pelle nera e uno straccio grigio che chiamano "canottiera" e mi lascia scoperta la pancia. È così che si vestono all'Inferno? Metto gli stivaletti e mi volto verso Jebediah, cercando di sistemare i miei lunghi capelli corvini.
《 Tieni anche questi》dice porgendomi un paio di guanti in pelle nera che mi lasciano scoperte le dita.
《 A che servono?》
《Per impugnare meglio le armi》mi spiega come se fosse la cosa più evidente del mondo.
Indosso i guanti e poi guardo Jebediah con le mani sui fianchi.
《 Allora? Come sto?》
Lui posa il suo sguardo languido su tutta la mia figura.
《 Come un vero demone》sussurra con gli occhi sgranati.
Abbasso lo sguardo sui miei marchi. Seguo le loro linee eleganti che si intrecciano e si arrampicano sulle mie braccia come edera. Penso che tutto questo non sarebbe successo se avessi prestato ascolto a Sophie e Paul, ma ora che sono qui, so che non lascerò mia madre in balia di quello psicopatico di Lucifero. Combatterò per lei e insieme troveremo un modo per salvarci.
《 Sono pronta》dico con sguardo determinato.
Mi avvicino a Jebediah e insieme usciamo dai sotterranei trovandoci nell'ingresso del castello. Seguo Jebediah che sta salendo l'imponente scala a chiocciola.
《 È lontana da qui l'Ala Ovest?》gli chiedo con il fiatone dopo aver fatto tutti quei gradini.
《 Non molto. Dobbiamo soltanto percorrere questo corridoio e girare a destra》risponde concentrato.
Percorriamo un lungo corridoio in stile gotico con delle enormi vetrate che mostrano l'inquietante scenario dell'Inferno. Svoltiamo a destra, ritrovandoci davanti ad una grande porta con un battente.
Stiamo scherzando?
《Pronta?》mi domanda Jebediah con sguardo carico di promesse e aspettative.
《 Fino alla fine》sussurro con lo sguardo fisso per terra.
La porta viene aperta e vengo subito investita dal rumore metallico di spade e di bastoni che cozzano con altri.
Seguo Jebediah e mi guardo intorno. La stanza è vastissima tanto da meritare l'appellativo di "sala d'addestramento". Una serie di armi sono appese su delle specie di armadi senza ante che si estendono per tutte le pareti scavate nella pietra:spade nere, pugnali, lance, bastoni e tante altre di cui non ne conosco il nome ma che mi lasciano a bocca aperta.

Molti demoni stanno combattendo tra di loro e io osservo attentamente i loro precisi movimenti. Ogni passo, ogni affondo,ogni parata, tutto sembra coordinato come se in realtà stessero danzando. Come farò ad imparare tutto ciò?
Jebediah richiama l'attenzione di tutti i presenti con un fischio così forte da far vibrare le numerose vetrate colorate che gettano ombre sui volti dei demoni.
Il rumore di spade contro spade cessa e i demoni si voltano verso di noi.
Jebediah mi circonda le spalle con un braccio mentre io osservo il pavimento di legno di ciliegio come se potesse rivelarmi tutti i misteri dell'intero universo. In altre parole: ero imbarazzatissima.
《 Lei è Cassiel. È una nuova aggiunta al nostro esercito ed è un po'...ehm ecco.. inesperta》a questa affermazione tutti i presenti cominciano a ridacchiare.
Arrossisco e alzo lo sguardo. Non mi farò mettere i piedi in testa da nessuno, soprattutto il primo giorno, quindi...
《Che cazzo avete da ridere?》 domando cercando di assumere un tono minaccioso.
《 Perché,c'è qualche problema, stronzetta? 》mi chiede una voce stridula. Risalgo alla fonte di quel rumore strappa - timpani e poso lo sguardo su una ragazza più o meno della mia età. È alta, bionda ossigenata e con occhi neri come la pece. Vorrei strapparle, ad una ad una, tutte quelle ciocche di capelli tinti e fargliele mangiare. Scusa a chi ha dato della stronzetta?!
La rabbia è così tanta che non mi accorgo nemmeno di aver evocato il mio potere. I marchi cominciano a brillare ed io sorrido. Sorrido come una matta. Un sorriso di vendetta contro tutti quegli occhi sgranati.
Tutti fanno un passo indietro tranne la bionda ossigenata che mi guarda in cagnesco.
《 Vuoi giocare stronzetta? Benissimo, io ci sto》dice sfregandosi le mani, come se non vedesse l'ora di iniziare.
Ah, è così allora? Ora le faccio vedere io! Sto per richiamare la mia energia... quando vengo strattonata da due forti mani.
Mi giro cercando di liberarmi, ma poi mi accorgo di chi mi ha presa.
Lucifero.
Oddio...l'ho combinata grossa.
I suoi occhi rossi mi scrutano adirati. Mi preparo per ricevere uno schiaffo, ma Lucifero non si muove.
《 La prossima volta la mia mano non esisterà a darti lo schiaffo che ti meriti. Quindi ti consiglio di cominciare ad allenarti, altrimenti potrei fare qualcosa a tua madre. Siamo intesi?》urla davanti a tutti.
Lo guardo negli occhi rubino. Vorrei ribattere, ma so che poi mi picchierebbe davanti a tutti. E questo non lo permetteró mai. Non permetteró mai a nessuno di vedermi vulnerabile e ferita nell'orgoglio.
《 E adesso concentra tutta la tua energia sull'allenamento. O te la farò pagare quando ritornerai nella tua lurida cella》mi sussurra prima di aprire la porta e andarsene con grandi falcate.
La sala è piombata nel silenzio spezzato soltanto dalle grida lontanissime delle anime condannate.
《 Forza! Avete sentito cos'ha detto il capo? Ritornate alle vostre attività.》dice Jebediah alzando la voce. Ed è così che ricominciano i clangori della spade. Come se nulla tutto ciò fosse accaduto veramente.

Jebediah si schiarisce la gola per attirare la mia attenzione. Volto la testa verso di lui ed incontro il suo sguardo divertito.
《 Sei stata mitica! Dakota è proprio una stronza, ma senza il giusto allenamento potresti essere schiacciata come una pulce da lei. È una dei demoni più potenti》mi spiega sussurrando al mio orecchio.

Annuisco stringendo le labbra.
《Insegnami a sconfiggerla allora》gli rispondo determinata.
Jebediah esita per un momento, il ché mi fa pensare che ci sia qualcosa che non va.
《Io posso solo insegnarti il combattimento corpo a corpo... ma è lei che ti guiderà con la spada》mi dice elettrizzato《Ci sarà da divertirsi!》
Sgrano gli occhi. Sarà quella stronza di Dakota che mi insegnerà a combattere con la spada?!
Poso lo sguardo su di lei e osservo i suoi movimenti fluidi con la spada.
"Sono spacciata" penso con l'autostima investita da un camion Dakota.

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