Capitolo 9 "Ogni lasciata è persa"

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Raggiungo Ludovica e la sua famiglia con venti minuti di ritardo; quando mi vedono arrivare tutti mi guardano male ma lei piú di tutti è incazzata e lo vedo ovviamente il suo sguardo è fisso contro il mio, non mi fa un sorriso non dice nulla sta li ferma al suo posto e neanche si avvicina per salutarmi sono io che mi avvicino a lei per salutarla e non appena mi avvicino alle sue labbra per darle un bacio lei indietreggia e mi scansa, è molto nervosa resta con le braccia conserte e si morde con nervosismo il labbro inferiore.

"Dove sei stato?" mi chiede "l'appuntamento era per le nove e Mattia sono le nove e mezza tu lo capisci o no? Mi irriti"
"Per favore, non parliamo qui di questa cosa cosí importante"
"Perchè scusa? Non ti piace che ti dico la verità in faccia?"
"Ci sono i tuoi parenti, è il compleanno di tuo padre godiamoci sta serata"
"Mattia hai rovinato tutto" scuote la testa e si allontana, raggiunge il padre per aiutarlo a prendere i stuzzichini e quando torna neanche mi guarda piú in faccia.
Non mi caga per tutta la sera, mi lascia li sa solo.

È stata una serata assurda, è stata una serata noiosa oggi come mai sono rimasto seduto e con lo sguardo di tutti puntato addosso mi sono davvero sentito di troppo. Non sono stato bene, avrei preferito morire piuttosto che restare qui e invece ho sopportato tutto. Ludovica mi raggiunge non appena tutti gli invitati se ne sono andati mi dice che è il momento di andare in hotel io non dico nulla saluto tutti con un cenno della mano ed esco seguita da lei che non parla, non mi rivolge totalmente la parola e non posso far altro che accettare.

"Mi prendo un'altra camera, non ci dormo con te" mi dice mentre siamo in treno.
"Ludovica ma stai fuori?"
"No, sto benissimo. Non ci voglio stare in camera con te"
"Per quale assurdo motivo?" mi altero
"Non è difficile da capire, sei venuto in ritardo"
"Mi sono addormentato" le dico inventando una scusa sul momento
"E dei tuoi accessi su whatsapp che mi dici?" chiede autoritaria.
"Sei oppressiva, ora pure mi controlli?"
"Certo che ti controllo voglio sincerità"
"Te l'ho sempre data"
"Ne dubito" la guardo schifato e poggio la testa al finestrino.
"Io non ho parole" sbuffò tra me.

Arrivati in hotel Ludovica prende una singola e lascia a me la 36. Non voglio passare la notte da solo questa stanza è troppo grande per uno solo. Entro in silenzio e con un peso al petto, abbasso gli occhi e trovo a terra un foglietto mi piego sulle gambe e lo afferro.

"Speravo e credevo tu fossi diverso.
Mattia per me non è stato sesso tra noi ma amore, ti facevo una persona piú matura ma non lo sei, sei molto infantile e davvero da te non me l'aspettavo ma nonostante ciò ti auguro di essere felice.
Emma M."

Sapevo che l'aveva scritto lei, l'ho capito dalla prima parola ma non posso accettarlo, non voglio che vada via. Afferro il cellulare e mi collego ad instagram, proprio in questo momento Emma ha postato una foto è nella hall dell' hotel e dice che sta tornando a Roma.
No, non può andarsene.

Vado verso la finestra e guardo fuori, la vedo avanzare lungo il viale affiancata dalla sua menager, sta davvero partendo e io glielo sto permettendo.

Fuori piove ma a me non m'importa, spalanco la porta e scendo giú per le scale velocemente e la raggiungo nel viale; sento il bisogno di averla.

"Emma" urlo raggiungendola e ormai ho il fiato corto, lei si gira e mi guarda negli occhi prima di scuotere la testa e raggiungere il taxi che l'aspetta.

Se ne va via sotto la pioggia di un triste giorno di dicembre e io rimango qui coperto dall'acqua e dai rimorsi.

Angolo dell'autrice.
La storia ha superato le mille letture sono contenta di questo piccolo risultato mi auguro di avere sempre piú gente che la legge e che riesce a immaginare ciò che queste parole vogliono dire.
Divulgate la storia e commentate.
Grazie a tutti e ci vediamo col decimo capitolo.. ☺

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