Capitolo 36 "Chi è il padre?"

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Raggiungo Ludovica che sta distesa a terra girata su un fianco, le braccia intorno alla vita, le gambe rannicchiate e piegate alle ginocchia. È rannicchiata su se stessa, non si muove e resta immobile davanti a me. Non so che fare, non so che dire ho soltanto una fottuta paura. Sul pavimento bianco una macchia di sangue mi salta all'occhio non posso credere sia vero. Sta soffrendo lo leggo nei suoi occhi, lo vedo nel suo sguardo e sono io la causa. Mi piego sulle ginocchia e allungo una mano per accarezzarla, voglio toccarla, voglio stargli accanto dannazione perchè se sta cosi la causa sono solo io.

"Non toccarla" dice Carlo afferrandomi un braccio "è solo colpa tua se è successo questo"
"Carlè, non voltarmi le spalle" lo supplico fissandolo negli occhi
"Tu l'hai fatto, perchè io non dovrei? Ti avevo detto di essere sincero perchè prima o poi ti avrebbe scoperto sappi che nella vita non vincerai sempre"
"Ma ovvio" sbuffo "non ho bisogno di te che me lo dici eh"
"E allora sta zitto e prenditi le tue responsabilità perchè stai sbagliando, hai sbagliato tutto"
"Non demoralizzarmi ancora" dico serio "adesso basta Carlo"
"Certo basta, ora dici basta"
"Pensiamo a lei per cortesia"
"Ci penso io quindi torna su"
"È la mia ragazza, è mio figlio"

Allungo nuovamente le braccia verso di lei ma scuote la testa e mette le mani avanti. Non vuole che mi stia vicino, non mi vuole accanto e preferisce Carlo a me, al suo ragazzo, al padre di suo figlio e davvero ho sbagliato stavolta ma come devo fare adesso? Annuisco e mi allontano lasciando al mio amico la mia ragazza ma lo seguo. Entro in macchina nel sedile posteriore senza che Carlo mi dia la conferma ma non m'importa io devo andarci per forza; Carlo allunga ma mano e stringe quella di Ludovica e qui mi sento morire dovrei esserci io.
"Il bambino" dice gemendo Ludovica e io resto li fermo.

Arriviamo subito in ospedale, Carlo afferra Ludovica e comincia a correre alla ricerca di qualcuno che ci aiuti; io corro dietro lori e non appena mi si presenta un tizio col camice davanti lo prendo per un braccio e lo guardo negli occhi.

''Abbiamo bisogno di un medico"  il dottore annuisce e guarda Ludovica che sofferente stringe Carlo e il mio cuore muore.
"Che ha avuto?" chiede
"È caduta giú dalle scale" ammetto "è incinta''
''Lei è il padre?'' chiede a Carlo
"No, sono io" dico a voce tremante e consapevole di prepararmi al peggio.

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