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Era stupita di come fosse facile parlare seriamente e scherzare, poco seriamente con lui, con un'affinità di chi si conosce da tempo, anticipando le mosse o prevedendo i pensieri. Piacevolmente colpita lo osservò mentre muoveva velocemente le dita sullo schermo del telefono facendo partire una melodia soffice e tenue, lenta e coinvolgente.

- Hey girl, now I know why you waited, ladies come and gone, but you got something different, had me so addicted from the start. You give me vertigo -

Una leggera melodia spezzò l'aria, sicura e composta, come se fosse stata già pronta, custodita e cresciuta senza far rumore, aspettando il momento di poter finalmente nascere ed incontrare la vita. Semplice quanto piccante nella sua sfumatura sexy che conquistò presto il cuore di entrambi.

Senza accorgersene, memorizzò la melodia velocemente e cominciò a canticchiare parole nuove, segno di un nuovo inizio, un inizio senza preoccupazioni, senza brutti ricordi, libera dalle catene del passato che impedivano i passi. Non aveva più cantato da tempo, per quanto le piacesse, non era più riuscita a trasformare la voce in una melodia. Questa uscì debole ed insicura, ma era pur sempre segno di un nuovo inizio, una rinascita lenta e difficile ma non impossibile.

- The way that you please me sets this room on fire, I'm burning with desire in this bed. So if I m dreaming please don't wake me up if all of this is happening in my head waited for so long -

- Non l'avrei mai detto – ghignò bloccando il suono di colpo, sorpreso di come lo avesse seguito. Come se avessero avuto nella testa le note della stessa melodia.

- Cosa? – chiese tornado nel mondo reale, un mondo in cui due occhi verdi, vivaci e profondi la stavano osservando come mai avevano fatto prima. Ancora una volta quegli occhi le impedirono di cadere nelle sue paure, nella rete di un passato che ancora la rendeva schiava, tenendola strettamente ancorata al presente.

- Sai cantare – parlò senza nascondere la sua sorpresa. Impreparato, ancora una volta. Non che avesse una gran voce, aveva a mala pena bisbigliato, ma era perfettamente intonata.

- Canticchio – disse lei stupendosi di come alle sue orecchie avesse suonato come una giustificazione.

- Beh abbiamo la canzone -

- Ricantiamola per perfezionarla –

- I'm working downtown, You all in my head. This love that we found, We'll never regret, We're empty inside. I'm filling you up with our vertigo. You waking me up To my fantasy, Right here in this bed We stay here all day And my head be spinning. You do that to me with that vertigo -

Lui intonava ancora una volta la prima strofa, mentre lei appuntava i cambiamenti su una nota del telefono. Harry stava riassaporando la sensazione meravigliosa di cantare per se stesso, nessuno avrebbe giudicato la melodia o le parole. Il cantare per piacere, per piacersi, per divertirsi era passato in secondo piano per troppo tempo. Forse cominciava davvero a riscoprire le note positive di quell'anomala serata mentre un cielo limpido e fiero di stelle si stagliava su di loro consapevole della sua immensità. Era talmente luminoso da fargli credere di poterlo toccare, di poterlo raggiungere, mentre li vestiva con la sua luce e li cullava con il suo silenzio. Una strana atmosfera sembrava essersi creata intorno a loro, una vaporosa nebbiolina intenta a proteggerli, leggera e penetrante fino ad assorbirsi lentamente nelle membra. Le stelle donavano la luce, il cielo il silenzio, l'aria di lago il suo profumo in un'unione magica che sarebbe cresciuta dentro di loro a ritmo di una canzone lenta, accompagnata dalle pigre note di un pianoforte classico. Guardarsi negli occhi tanto da leggervi dentro non era mai stato più facile, una sincerità appena scoperta, un'armonia trovata avrebbero nutrito quella sensazione che premeva dolcemente su entrambi, ma era ancora troppo sfocata per essere colta, custodita nei segreti cambiamenti di respiro e battito.

VERTIGO || Harry Styles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora