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Londra. Un nome che da solo si presentava meglio di qualsiasi descrizione. Per quasi 2000 anni era stata la città più importante della Gran Bretagna. Si guardò intorno, dall'alto del pulman poteva ammirare tutto quello che io suoi occhi riuscivano ad incrociare. La torre di Londra, la cattedrale di St. Paul, House of Parliament e Bukingam Palace. Londra era i negozi famosi, come Harrods, e aree affascinanti come Kensington e Chelsea. La patria di poeti famosi come Wordsworth e Blake. Una città dove antico e moderno, convivevano insieme giorno dopo giorno, creando la magia che solo una città come quella poteva offrire.

Affacciato sul GreenPark una visione mozzafiato: il Ritz, uno degli alberghi più famosi della capitale inglese. Luke ci era andato pesante, non riuscì a non metabolizzare quel pensiero, qualcosa le diceva che sarebbe stato un party esclusivo, uno degli eventi più ricercati, una di quelle feste a cui non hai la fortuna di essere invitata tutti i giorni. Questa famigerata festa sarebbe stata al Roundhouse, una delle discoteche più famose al mondo. Pesante era un eufemismo paragonato a come si sentiva in quel preciso istante, non fece neanche in tempo a sentirsi inadatta e fuori posto che il suo migliore amico alias angelo custode la stava già trascinando per le scale del lussuoso albergo londinese.

- Spunta Londra dalla lista delle nostre prossime tappe – esclamò avvolgendola in un abbraccio – Alla conquista della città! – la sua faccia assunse una buffa posa e Lene rise di gusto. Per un attimo si dimenticò che due occhi color speranza non l'avevano lasciata neanche un attimo.

La sua stanza era più grande del salotto della loro casa a Runcorn. Ammirò estasiata ogni sofisticato dettaglio, dal rivestimento stile antico delle poltrone al lussuoso design moderno del bagno, ricco di ogni confort. Quando la radiografia della camera fu ultimata, il richiamo del letto matrimoniale king size ricoperto di una decina di cuscini, fu troppo convincente per non essere ascoltato, in un secondo si ritrovò immersa in quel mare di piume foderate, con gli occhi al cielo e un timido sorriso che senza accorgersene era germogliato sul suo viso.




Il fumo sbatteva sulla finestra disperdendosi nell'aria circostante e poi lentamente spariva, come se non fosse mai esistito. Uno dopo l'altro espirava il fumo, ed uno dopo l'altro scompariva. Non l'aveva degnato di uno sguardo, palesemente ignorato, apparentemente cancellato come i resti di quel fumo, e ciò che doleva maggiormente era il pensiero, anzi la consapevolezza che fosse stato tutto frutto delle sue decisioni ed insicurezze. La testa era appoggiata alla finestra, i suoi occhi osservavano senza vera attenzione il via vai infinito di persone per la strada, la mano trascinava pigramente la sigaretta alla bocca. Aveva rovinato quello che aveva sempre saputo essere l'amore della sua vita, e mentre lui aveva finito per essere risucchiato dai suoi stessi errori, lei sembrava aver trovato un modo di andare avanti anche senza di lui. Aveva provato, Dio sapeva se avesse provato a cancellare, a rimuovere ogni singolo ricordo di lei, invano.

Immerso nei suoi pensieri neanche si accorse che la sigaretta gli era volata via dalla mano.

- Non dovresti fumare – lo ammonì Chris con tono severo. Buttò fuori gli ultimi resti di fumo senza staccare gli occhi dalla finestra – Andiamo amico – lo esortò ancora dandogli un pugno sulla spalla – E' il compleanno di Luke – e quello bastò. Scattò dal davanzale, passandosi le mani tra i capelli in maniera nevrotica e disordinata, "coraggio" si ripeteva. Lanciò un ultimo sguardo distratto alla finestra, convinto che nulla l'avrebbe distolto dai suoi programmi, quando due figure colpirono la sua attenzione. Si tenevano per mano e correva lungo il marciapiede zigzagando i passanti, non ci fu bisogno che si voltassero, aveva imparato a riconoscere da lontano le loro teste, e quando riconobbe un sorriso in una smorfia sfocata, avvertì quel famigliare calore al petto salire fino ad agguantare il respiro mentre il cuore ricominciava il suo battito frenetico. Il segnale che a lei era sempre appartenuto e che l'avrebbe riconosciuta, non importava il tempo, la distanza, la vista o l'udito. Era suo, che entrambi lo volessero oppure no.

I'm broken, do you hear me? I'm blinded, 'cause you are everything I see, I'm dancin' alone, I'm praying, that your heart will just turn around. And as I walk up to your door, my head turns to face the floor, 'cause I can't look you in the eyes. If I'm louder, would you see me? Would you lay down In my arms and rescue me? 'Cause we are the same, you saved me, when you leave it's gone again. And when I see you on the street, in his arms, I get weak, my body fails, I'm on my knees, prayin'. When he opens his arms and holds you close tonight, it just won't feel right, 'cause I can't love you more than this. When he lays you down, I might just die inside, it just don't feel right. 'Cause I can love you more than this, can love you more than, this.






- Sono ufficialmente innamorata di Harrods! – urlò senza badare a chi avesse intorno – Devo comprare qualcosa a mamma, a babbo, agli zii... -

- Se ci mettiamo lo stesso tempo con cui hai scelto quel paio di scarpe per te non finiremo prima di un mese per fare regali a tutta la tua famiglia e acquisiti! – si lamentò Gigi strattonandola fuori dall'ennesimo negozio, lei ammiccò lasciandosi trascinare.

- Geloso? – sghignazzò – Guarda che rientri anche tu nella lista –

- Non ci provare! - minacciò divertito – Dobbiamo andare, abbiamo una festa che ci aspetta! – lui era elettrizzato, mentre il suo sorriso si spense. Harry. Ancora lui.

- Grazie – sussurrò e lui sembrò capire. Sapeva che tutta quella storia dei negozi era stata una scusa per farla distrarre, per farla rilassare e scaricare la tensione. In tutto ciò aveva anche guadagnato un paio di scarpe! Ma ogni passo che l'avvicinava all'albergo segnava un secondo in meno che la portava da lui. Precisando, a respirare la sua stessa aria e ad averlo abbastanza vicino da riuscire anche a vederlo respirare quella stessa aria. Fingere che non fosse nervosa non l'aveva convinta di non effettivamente esserlo, più tentava di convincersi del contrario più i suoi nervi si tendevano e la pancia doleva. Aveva mal di pancia da quella mattina...probabilmente aveva mangiato troppi gelati! Non si sarebbe mostrata debole a lui, era preparata a vederlo in compagnia di qualche barbabietola rinsecchita incrostata al suo braccio e sebbene la raccapricciasse solo l'idea, doveva ammettere, almeno a se stessa, che il morso della gelosia si faceva più stretto solo al pensiero. Non l'aveva mai lasciato andare. Ammutolì immediatamente la sua voce interiore, non era mai stata una persona saggia, non c'era alcun bisogno di lasciare via libera alla sua voce interiore proprio ora!

- Ragazzi! – La voce di Nils lo precedette solo di qualche secondo. Lene scattò e lanciò un urlo prima di nascondersi dietro la porta del bagno – Siete ancora così? – si lamentò notando che Gigi ancora non era del tutto vestito, anzi situava davanti all'armadio con aria meditabonda, con un calzino solo al piede e l'altro in mano.

- Sono indeciso... - parlava tra sè e sè – Blu o marrone? – Lene non diede segni dal suo nascondiglio, Nils neppure, ancora ignari a cosa e chi si stesse riferendo.

- Non vi siete accorti che sono mezza nuda? – strillò lei con voce stridula e la testa che sbucava dalla porta del bagno, poi guardò Nils – Come sei entrato? –

- Fluttuando – rispose immediatamente e lei rimase perplessa – Avete lasciato la porta aperta, geni! – esclamò con ovvietà e lei rispose con uno sbuffo prima di richiudersi in bagno. Nils strabuzzò gli occhi prima di voltarsi di nuovo verso Gigi, che ancora lanciava sguardi distorti prima a lui e poi all'armadio – Non dirmi che lei è in una situazione peggiore della tua – il tono si fece velatamente minaccioso. Gigi sembrò riflettere sulla risposta più corretta da dare.

- Dipende – sentenziò enigmatico e Nils sbuffò lasciando cadere le braccia a peso morto lungo il corpo.

- Siete dei casi disperati! – brontolò esasperato dai loro perenni ritardi – Noi ci stiamo muovendo – annunciò lanciando delle carte sul tavolo – Questi sono i pass, ma non lamentatevi se vi tocca fare la fila! – disse prima di chiudersi la porta alle spalle. Lene aveva di nuovo la testa fuori dalla porta del bagno ed aveva osservato la scena allibita.

- Ma cosa gli è preso? – chiese rivolta al suo migliore amico, che continuava a far correre gli occhi dalla porta all'armadio e ora a lei tenendosi il mento con una mano. Era ancora assorto – Qual è il problema? – chiese ancora e finalmente credette di aver catturato un briciolo di attenzione.

- Blu o marrone? -

VERTIGO || Harry Styles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora