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- La prossima volta andiamo con loro! – strillò nervosamente

- Cosa hai detto? – urlò l'amico di rimando.
La fila fuori dalla discoteca sembrava infinita, una marmaglia di esseri viscidi che urlavano e spingevano. Già puzzavano di alcohol, bleah, pensò schifata, la musica rimbombava e le pareti sembravano tremare al suono dei bassi mentre le note di "Beg for it" giungevano in strada. Il nervosismo, il freddo, ed i tacchi che cominciavano a farle dolorare i piedi avevano fatto passare in secondo piano la paura e l'agitazione dell'incontro con Harry, probabilmente accompagnato. Nils aveva mandato un messaggio dicendo di avvicinarsi alla porta secondaria...una parola! C'era fila ovunque. Era quasi certa che fosse un segno, doveva andarsene da li, che diavolo ci faceva? E come l'avevano convinta?! Non conosceva nessuno degli invitati, solo i suoi soliti amici...amici di lui...più che suoi. L'ennesimo brivido corse lungo la spina dorsale, si voltò verso Gigi pronta a dirgli che stava per dare forfè un secondo prima che gli occhi del suo amico si accendessero e cominciasse a tirarla in uno slalom impazzito tra la folla di possibili ubriaconi. Tre secondi dopo era immersa tra l'ondeggiare della gente a ritmo di musica e l'intermittenza delle luci colorate che saettavano in maniera disordinata tra di loro, per concludere, il pavimento nero invece non era per niente illuminato, e lei già si vedeva con il sedere per terra tra le risate di tutti. Si aggrappò al braccio di Gigi mentre lui la scortava fino al privè esclusivo, barricato da una serie di bodyguards dall'aria minacciosa. Il suo respiro cominciò a rimbalzare dentro la cassa toracica, li ci sarebbe stato lui in compagnia di chissà quale modella da copertina e lei doveva prepararsi a recitare la sua migliore parte. Vestì il suo sorriso migliore un secondo prima che i suoi piedi da soli si muovessero per fare retromarcia, scappare non era esattamente il primo punto nel codice dei coraggiosi, ma in quel momento il coraggio era l'ultima cosa che la preoccupava. Confondersi nella folla non sarebbe stato diffide dopo tutto, e il giorno seguente avrebbe potuto giustificarsi dicendo di essersi persa. Fu quando aveva già messo in atto il suo piano di fuga che sentì una mano avvolgerle il braccio e trascinarla malauguratamente verso la sua meta iniziale.

- Siamo qui! – urlò Luke al suo orecchio prima di indicare il favoloso privè. Sorrise, o almeno tentò di farlo sembrare spontaneo e non terrorizzato.

- Tanti auguri! – schioccò un bacio sulla sua guancia – Grazie per avermi invitata –

- E' un piacere! – rispose lui portando un braccio dietro la sua schiena – Andiamo – disse prima di trascinarsela dietro come un sacco. Prese un respiro profondo. Pochi passi, pochi gradini ed il party esclusivo avrebbe aperto le sue porte.









Bevve d'un fiato, la musica gli stava rimbombando nei timpani e Jennifer non faceva altro che stargli addosso, appiccicata come una patella. I suoi amici stavano ballando e ridendo mentre lui si sforzava di non guardare insistentemente l'ingresso, sperando che qualcuno salisse quei cinque scalini che dividevano il privè dal resto della pista. Dove diavolo era finita?!
Nils sembrava sparito, il festeggiato anche, e lui non faceva altro che volgere sguardi speranzosi verso quei cinque scalini, aspettando quella che poteva essere la sua occasione di avvicinarla di nuovo. Non sapeva esattamente cosa dire, nel caso in cui lei avesse acconsentito di ascoltarlo, ancora la sua testa era in preda ad un'acuta confusione, sapeva che lei sarebbe stata la sua soluzione, la formula che avrebbe riportato al loro posto i parametri, ma quello che non capiva era se davvero fosse pronto a rimettere apposto i pezzi della sua vita. L'alcohol non lo stava aiutando, semmai aumentava solamente il disordine nelle idee. Sebbene il suo cuore fremesse dal desiderio di abbracciarla ancora, la sua testa continuava a ricordargli il motivo scatenante di quella decisione. Paura, tradusse per lui la sua coscienza. Sbatté con poco garbo il bicchiere vuoto e non trattenne l'impulso di liquidare Jennifer con l'ennesima scusa, poggiandosi svogliatamente sul bancone del bar privato che sembrava essere la cosa più invitante al momento.
Continuava a domandarsi che fine avessero fatto tutti. Svuotò un altro bicchiere proprio quando la figura che aveva tanto aspettato non comparve a pochi passi da lui, catturando la fluorescenza delle luci elettriche tra le paiette turchesi del suo vestito, troppo stretto e troppo corto. Le gambe snelle erano in evidenza in tutta la loro lunghezza, e il vestitino attillato e luccicante metteva in risalto la sua longilinea figura. I capelli erano stati raccolti in uno chignon poco elaborato, lasciando libero il collo, la cui pelle liscia e morbida sembrava reclamare ancora una volta le sue labbra. Sebbene cercasse di mostrarsi abbastanza sicura sui trampoli che si era messa, capiva che era in equilibrio precario da come stringeva il braccio di Luke mentre lui le faceva strada. Un improvviso formicolio scosse le sue mani mentre un sentimento molto simile al possesso stava ruggendo dentro di lui.










VERTIGO || Harry Styles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora