8.2

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Solo in quel momento Lene registrò la presenza della testa di rapa in  casa, ossia quando gli aveva, questa volta erroneamente, lanciato un  cuscino in faccia. Rimase immobile, preparandosi psicologicamente a  qualche possibile battuta acida e poco carina nei suoi confronti. Era la  prassi ormai, e insieme all'abitudine stava cercando di imparare a  ignorare l'effetto che quei commenti avevano su di lei. Certo nessuno si  sarebbe mai aspettato che Harry si avvicinasse e le rilanciasse in  faccia il cuscino con un'espressione di puro divertimento dipinta in  viso.

Da quando li aveva sentiti litigare aveva avvertito  l'improvvisa voglia di lanciarsi nella diatriba, poi erano passati alla  lotta con i cuscini, cosa che lui aveva sempre adorato, nonostante per  molti fosse estremamente infantile. La cuscinata in faccia era stato il  momento che non si sarebbe lasciato scappare per potervi partecipare  attivamente. Tapparle la bocca con un cuscino sarebbe stata una grande  soddisfazione.

- Il raviolo! – lo ammonì lei cercando di strapparglielo di mano.

- È mio! – rispose decidendo di darle corda nelle sue stramberie.

- No, l'ho comprato io! – commentò riferendosi alla forma particolare del cuscino.

- Allora mangiatelo! - esclamò spingendolo verso la sua faccia e bloccandole le mani con la destra.

- Non lo sai che non bisognerebbe essere violenti con le donne? – protestò vagamente divertita, ancora incredula.

- Non vedo nessuna donna! – scherzò lanciando occhiate dietro di lei.

- Ah ah  credi di essere simpatico? – gli diede un buffo sul braccio moderando la violenza.

-  Molto – sorrise, e lei rimase per un attimo incantata dalla bellezza di  quel sorriso. Se solo l'avesse fatto più spesso invece che grugnire  tutto il tempo. Qualcosa legò i loro occhi per qualche istante, in una  muta, nuova complicità.

- Resti a cena anche tu? –

- Se non mi avveleni – le sembrò quasi spaventato.

- Pizza? – domandò rilanciando un amplio sorriso.

- Allora si -

Quando  mi sfidi ho un temporale dentro, quando discuti ti ucciderei, ma se  sorridi è trasparente in fondo e si apre il mondo in me. Io voglio stare  con te ed il tempo che avrò di tante gocce farò un oceano. Ancora un  giorno di te per dirti che mi salderò la tua pelle sull'anima.

-  Quindi prima vivevi in America, dove di preciso? – le domandò di   colpo. Lene credette di stare per strozzarsi con il boccone di torta. La   sorpresa questa volta era piacevole, dovette ammetterlo, era la prima   vera volta che le rivolgeva una domanda tipica da conversazione civile.   Peccato che fosse proprio una domanda che riguardava il suo passato,   tanto felice allora, quanto terribile ora che era stato frantumato   lasciando dietro di se solo polvere ed un incolmabile vuoto nel   presente.

- NY, ho ancora un appartamento nell' UpperEast, perché   me lo chiedi? – si morse li labbro pensando di aver esagerato con il   tono acido, ma lui non sembrò turbato.

- Hai detto che non so niente, raccontami, cosa facevi lì? -

-   Lavoravo come consulente – cercò di liquidarlo nervosamente. I suoi   amici erano rimasti bloccati dall'attenzione verso il discorso. La   guardavano spaventati sapendo quanto fossero tabù certi argomenti per   lei.

- Più precisamente? – insistette Harry. Aveva colto qualcosa   di strano quando aveva fatto quella domanda, una strana atmosfera di   nervosismo era caduta su di lei ed i suoi amici, e lei era troppo tesa e   sulla difensiva, tanto da renderlo ancora più curioso.

VERTIGO || Harry Styles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora