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La mattina seguente si era ritrovata sul letto del  porcospino accoccolata a lui come se fosse stato un peluche gigante e  quel poveretto nonostante tutto aveva continuato a dormire, troppo  stanco per protestare. Lui ancora dormiva e lei ne approfittò per  accertarsi che la febbre fosse definitivamente scomparsa e gioì  immediatamente quando la sua temperatura lo confermò. Balzò  silenziosamente fuori dal letto, in cucina incontrò Nils, era di nuovo  rilassato ed allegro che con un toast in bocca stava scappando allo  studio di registrazione, dopo essersi naturalmente accertato che lei  sarebbe rimasta fin quando il suo amico non si fosse svegliato. Certo,  facile per lui che non aveva idea di quello che si erano detti più o  meno a parole l'altra notte, anche se da come la guardava e da come  saltellava allegramente sembrava quasi sapesse quanto se non più di lei.  Che avesse origliato? Altrimenti non si spiegava il motivo di tanta  perspicacia.

Addentò una fetta di torta che  gentilmente Nils le aveva offerto prima di uscire. Si era svegliata  stranamente nervosa quella mattina e come al solito la colpa era di  quell'idiota patentato. Avrebbe dovuto chiedergli spiegazioni o avrebbe  dovuto far finta di niente, dato che alle conversazioni con uno ancora  in balia dei fumi della droga non bisognava prestare attenzione a  prescindere? Allora perché proprio quando le era sembrato di aver  raggiunto un tacito accordo sulla loro strampalata situazione, doveva  sforzarsi di dimenticare tutto? Che mal di testa! Per di più aveva in  testa una bella strigliata da fare a quell'idiota! Le aveva fatto quasi  venire un infarto! Si accorse del rumore dei passi solo una volta che  arrivarono direttamente nella cucina e che i suoi occhi scorsero la sua  figura appoggiata pigramente allo stipite della porta che la scrutava  con aria assorta. Sobbalzò dalla sedia impreparata. Aveva i capelli  arruffati e gli occhi ancora semi aperti, la maglietta sgualcita e  naturalmente non si era premunito di mettersi un paio di pantaloni per  scendere. In quel momento la testa era nel pallone e non riusciva  neanche a combattere gli strani impulsi che la sua impulsività dettava.

- Buongiorno – bofonchiò lui tra uno sbadiglio e l'altro, riportandola alla realtà. Rispose con un cenno del capo.

-  Vuoi mangiare qualcosa? – chiese indietreggiando ad ogni suo passo. Lui  scosse la testa distratto. Le sembrò perfettamente a suo agio mentre  sentiva la sua faccia tingersi di un rosso purpureo, doveva defilarsi  alla svelta.

Harry era seduto con le braccia  appoggiate sul tavolo e la testa abbassata, quando l'alzò di scatto si  accorse immediatamente della sua rigidità, ma quando provò ad  avvicinarsi lentamente, la vide indietreggiare quasi spaventata. Bloccò  il suo scatto in avanti, dedito al solo intento di sfuggirgli, fino ad  incastrarla tra il suo corpo, ancora debole e la parete. Lei stranamente  non oppose alcune resistenza, ma notò che era stata ben attenta a non  lasciarsi neanche sfiorare. Tremò per un attimo, temendo che avesse  dimenticato la loro ultima conversazione o peggio, che ci avesse  ripensato ancora avvolta nel buio del suo passato.

- Mi eviti? – chiese beffardo, percependo il suo nervosismo che poco a poco cominciava ad impadronirsi anche di lui.

-  Si! – puntò gli occhi con determinazione nei suoi, riacquistando la sua  vena combattiva ed spericolata. Doveva essere veramente spericolata per  inoltrarsi in quella selva senza aver paura di perdersi nel suo verde  intenso. Quando si era sentita chiudere contro il muro intrappolata, si  era ricordata che non era da lei lasciarsi incastrare in quel modo,  soprattutto senza agire. Improvvisamente dimenticò il calore tentatore  del suo corpo per ricordarsi il motivo per cui era arrabbiata con lui.

- E perché mai? –

-  Per non tirarti in testa tutto ciò che mi capiti in mano! – reagì  urlando – Spostati – cercò di farsi largo con tutta la forza che  avesse, ma lui l'afferrò per le braccia e la riportò dov'era.

VERTIGO || Harry Styles Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora