36. Gioele

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Domani è giovedì, il giorno della tanto attesa verifica di matematica. Ari deve assolutamente prendere almeno sei, altrimenti non dovrà più prendere ripetizioni. Se fosse per me potrebbe venire comunque, ma lei verrebbe anche se non fosse più obbligata? Spero di si. Lei ancora non lo sa, non voglio che lo sappia. Comunque sia sono fiducioso, ha studiato tanto, può farcela. Secondo me è migliorata in queste settimane, ormai riesce a risolvere da sola tutti gli esercizi quando si concentra.

-Allora, da dove iniziamo il ripasso? - le chiedo.

-Non lo so, mi sembra di sapere già tutto

-In realtà io prima delle verifiche di matematica non apro un libro, vado solo in confusione e mi confondo.

-Davvero?- lei spalanca i suoi grandi occhi scuri.

-Si, io studio i giorni prima e basta. Ciò mi aiuta ad affrontare le verifiche tranquillamente. Secondo me tutti gli errori che si fanno durante le verifiche derivano dall'agitazione.

-Ha senso questo tuo ragionamento.

-Lo so

-Allora ripassiamo velocemente la teoria e basta. Oggi niente esercizi.

-Sicura? - chiedo conferma.

-Sicurissima

-D'accordo- apro il suo libro e cerco la pagina in cui inizia la teoria. Ari inizia a leggere a voce alta e io l'ascolto. O meglio, ascolto solo il suono della sua voce senza stare attento al significato delle parole. Quando finisce il primo paragrafo Ari si zittisce e si volta a guardarmi.

-È tutto chiaro?- le chiedo.

-Si, continuo a leggere?

-Facciamo così, tu leggi e se trovi qualcosa che non capisci ti fermi e io tento di spiegartelo in un altro modo.

-Va bene- riprende a leggere e io mi faccio cullare dal suono della sua voce.

Non si interrompe finché non arriva all'ultima pagina.

-Hai capito tutto?

-Si- sorride lei.

-Allora sono più bravo a spiegare di quanto immaginassi- dico per scherzare.

-Grazie prof- si alza e si mette in piedi dietro alla mia sedia. Mi circonda il collo con le braccia appoggiando il suo mento sulla mia testa.

Non so come reagire al suo abbraccio, ma di sicuro non devo restare immobile come uno stoccafisso. Una ciocca dei suoi lunghi capelli finisce davanti al mio viso. Soffio per spostarla e lei ride.

-Sei buffo, sai?- Ari si allontana da me e si siede sulla scrivania.

-Spero in senso buono- mi alzo e mi metto in piedi di fronte a lei.

-Certo, se fossi stato un noiosone saputello non avrei mai preso ripetizioni da te.

-Allora sono felice di essere così.

-E fai bene ad esserlo. Devi restare sempre così, ok? Mi piace stare con te perché sei diverso dagli altri ragazzi che conosco. Sei sempre così gentile e ti preoccupi troppo per gli altri, ma mi fai ridere. Mi sento bene quando parlo con te.

-Wow, troppi complimenti tutti in una sola volta- dico in imbarazzo.

-Ah, dimenticavo sei anche troppo timido. Lasciati andare ogni tanto.

Lo so, Ari ha ragione. Questa sarebbe l'occasione per dirle tutto ciò che provo per lei. Quando mai potrebbe capitarmi un'altra occasione del genere? Sto per aprire bocca per parlare, ma Ari mi precede.

-Sei tutto rosso. Non volevo metterti in imbarazzo. Scusa. Andiamo a fare merenda?

-Oh, em...ok - le dirò tutto un'altra volta, meglio così. Non avrei saputo neppure da dove iniziare.

Ti amo così come sei {in revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora