24. Arianna

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-Rebs? Sei pronta? Dai che facciamo tardi- le chiedo per la centesima volta.
-Un attimo! È prestissimo! Sono solo le cinque: dobbiamo andare lá fra un'ora- protesta lei.

-Ci vuole mezz'ora in macchina e Gio mi ha detto di andare là prima.

-Poi sarei io quella ossessionata!

-Non ricominciare con questa storia altrimenti me ne vado senza di te- la minaccio. So che ci tiene tanto a conoscerlo.

-No no mi cambio e arrivo. Che mi devo mettere? - si alza dalla scrivania e richiude i libri.

Ma dove crede di andare? -Niente di particolare, io vengo così: leggins e maglione.

-Ok, dammi dieci minuti e sono pronta.

-Ti aspetto giú

Vado in camera mia a prendere il cellulare e poi scendo al piano di sotto.

-È già ora di andare?- chiede mia mamma appena mi vede.

-Si, sta arrivando anche Rebs

-È stato gentile Gioele ad invitarvi entrambe-

-Ah ah. Mamma, iniziamo ad uscire noi due.

-D'accordo

Ci infiliamo i cappotti e usciamo in giardino. Mi affretto a salire in auto e mi accomodo sul sedile davanti.

-Che ne dici se un giorno di questi invitiamo Gioele a cena?

Assolutamente no-Va bene

Spero che se ne dimentichi. Non che non voglio invitare Gio a casa, è solo che mi sentirei in imbarazzo. Sono convintissima che entrambi i miei genitori, soprattutto papà passerebbero la serata a fissarci. Ricordo ancora le prime volte in cui Manuel è venuto a cena da noi. Lui e mia sorella stavano già assieme da circa un mesetto.Ci sentivamo tutti a disagio.

-Eccomi, possiamo andare- Rebs sale in auto mollando sul sedile una grossa borsa. Io neppure l'ho portata, tanto stiamo solo andando da Gio, sono più comode le tasche.

Durante il viaggio in macchina non apro quasi mai la bocca, sono troppo presa a pensare ai fatti miei per parlare. Invece mamma e Rebs non fanno altro che parlare. La prima descrive minuziosamente la casa di Gioele a mia sorella, come se ci fosse andata chissà quante volte invece che una sola. Quando finalmente arriviamo da Gio scendo alla svelta dalla macchina e suono il campanello. Rebecca è subito al mio fianco.

-Ragazze, a che ora vengo a prendervi?- mamma ha abbassato il finestrino della macchina.

-Ti chiamiamo noi- spingo il cancelletto elettrico che nel frattempo qualcuno ci ha apetto.

Nostra mamma ci saluta e se ne va. Io e mia sorella ci incamminiamo lungo il vialetto.

-É enorme- commenta Rebs.

-E non hai ancora visto tutto.

Siamo a metà strada quando la porta si spalanca e compare Gioele.-Ciao Ari

-Gio! Lei é mia sorella, Rebecca.

-Siete davvero uguali- commenta.

-Ce lo dicono tutti- concorda Rebs.

-Comunque io sono Gioele- lui le porge la mano.

-L'avevo immaginato. Sono felice di conoscerti.

-Su entriamo - esclamo, mi danno fastidio tutte queste presentazioni così formali. Ci togliamo le giacche e Gioele le appende nell'armadio.

-Ari!!!- Ginny scende le scale di corsa e ci raggiunge in salotto, appena si accorge di Rebs si blocca e ci fissa- Sogno o ci sono due "Arianne"?

-Non sogni, lei è mia sorella Rebecca - dico sforzandomi di non ridere per la sua buffissima espressione.

-Una gemella, wow- commenta Ginny, poi porge una mano a Rebecca -mi chiamo Ginevra, sono la cugina di Gioele. Ti va di vedere la casa?

Rebecca non fa in tempo a dirle di si che Ginny l'ha già trascinata via.

-Mia cugina non si smentisce mai.

-È così simpatica

-Senti, dopo ti va di darmi una mano a cucinare qualcosa? Dovrò occuparmi io della cena perché Paolo e Ginny ai fornelli sono terribili.

-Non che io sia tanto meglio, ma d'accordo

-Visto che è presto ti va di andare alla casetta?

Ci sono andata una sola volta ed è stato molto divertente, mi piacerebbe tornarci- Ok

Ci mettiamo le giacche ed usciamo in giardino, seguo Gio fino ai pini su cui è costruita la casetta. Lui si arrampica come l'altra volta passando dai rami e, una volta arrivato in cima, cala la scaletta. Questa volta la salita è un po' meno traumatica, l'ho già fatta una volta e so che posso rifarlo. Quando non ho più appigli per le mani afferro quelle di Gio come l'altra volta e lui mi aiuta.

-Questa volta è andata meglio

-Già- Gioele si toglie la chiave dalla tasca dei jeans e apre la porta.
Ci togliamo le scarpe ed entriamo. Mi sfilo la giacca e prendo la coperta dell'altra volta, mentre lui sistema i cuscini contro la parete in modo da formare una specie di divanetto.

-Prego, si accomodi madame.

-Grazie - mi sistemo sui cuscini e aspetto che Gio si sistemi in fianco a me prima di distendere la coperta.

-Allora, che mi racconti?

-Stavo pensando ad una cosa- dico.

-Cioé?

-Noi due passiamo assieme un sacco di tempo, siamo buoni amici, ma in realtà non sappiamo poi così tante cose l'uno dell'altra. Ti va di fare un gioco? Uno dei due fa una domanda personale e l'altro risponde e poi facciamo il contrario.

-Questo non è un gioco, si chiama conversazione - ride lui.

-Dai, sono seria- mi giro per poterlo vedere meglio in faccia.

-Scusa, va bene. Inizia tu.

-Quando compi gli anni?- incomincio da qualcosa di semplice.

-Questa é facile 24 Settembre. Tu?

-12 giugno, ma dovresti cambiare domanda: non vale copiarmi! Colore preferito?

-Ovviamente il blu. Se avessi l'opportunità di fare un viaggio un un Paese straniero, dove andresti?

-Mi ha sempre attirato l'Australia oppure la Norvegia.

-Forte! Hai scelto bene.

Continuiamo così per un molto tempo. In questo modo ho scoperto un sacco di cose di Gio e lui di me. Ora so cosa gli piace e cosa no, cosa lo rende felice e cosa lo fa arrabbiare.

-Ora tocca a me, é il momento di passare alle domande difficili- dico.

-Ahia, così mi spaventi.

-Con quante ragazze sei stato?- chiedo tutto d'un fiato.

Ti amo così come sei {in revisione}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora