Dopo una notte del genere, carica di emozioni, non ho alcuna voglia di lasciare questo letto. Mi sveglio prima di lui e mi faccio una doccia. Preparò il caffè e scaldo un paio di cornetti comprati il giorno prima nella mia pasticceria di fiducia; spremo un paio di arance e preparo un vassoio con tutto sopra. Torno in camera e appoggio il tutto sulla scrivania; mi avvicino al letto e provo a svegliarlo.
"Ehi Paul!", lo bacio sulla guancia, "E'ora di alzarsi!"
Accenna qualche movimento; si stropiccia gli occhi e poi li apre, puntandoli direttamente nei miei.
"Ehi!", sbadiglia, "Buongiorno!"
"Buongiorno!", gli do un bacio sulle labbra.
"Sento profumo di caffè o sbaglio?"
"Esatto! Ho portato la colazione!"
"Sei fantastica, lo sai??", mi da un bacio.
Appoggio il vassoio sul letto e facciamo colazione seduti uno accanto all'altra, ascoltando i rumori di una New York che iniziava a svegliarsi insieme a noi.
"Adoro svegliarmi così...", gli dico.
"Piace anche a me...", mi bacia, "Oh mio Dio questi cornetti! Sono squisiti!"
"La pasticceria dove li ho presi è la migliore dell'isolato!"
"Mi ci devi assolutamente portare!"
"Certo che lo farò!", gli pulisco il mento da un po' di zucchero che gli era rimasto.
Finisce di fare colazione e si butta sotto la doccia. Io sono in cucina a dare una riassettata al disastro che avevamo lasciato il giorno prima. Dopo una ventina di minuti, Paul si affaccia sulla soglia della cucina.
"Tesoro, vado al lavoro. Ci vediamo più tardi!"
"Ok! Prendo Sammy e ci vediamo qui per pranzo?"
"Perfetto! Buona giornata, piccola!", mi bacia.
"Buona giornata anche a te!", gli stampo un altro bacio e lo lascio scomparire giù per le scale del palazzo.
È davvero presto e non ho molta voglia di uscire o di fare qualcosa dentro casa. Decido di rimettermi sotto le lenzuola e dormire ancora un paio d'ore. Mi sdraio nel letto e abbraccio il cuscino su cui ha dormito Paul; c'è il suo adorabile profumo sopra e niente riesce a calmarmi così come l'odore di quell'uomo. Chiudo gli occhi, inspirando a pieni polmoni, e piano piano mi riaddormento, sprofondando in un sonno pesante.
Da quando Paul è entrato così nella mia vita, ho finalmente ricominciato a dormire la notte, anche se lui non è al mio fianco. Sapere di poter contare sulla sua presenza mi aiuta molto nell'affrontare la vita di tutti i giorni e passare un po' di tempo col piccolo Sam mi fa tornare la voglia di sorridere.
Dopo un tempo imprecisato squilla il mio cellulare.
"Oh cacchio! Ma che ora è?? non avrò fatto tardi per andare a prendere Sam!?", mi chiedo allarmata.
Controllo l'ora sulla sveglia e noto che sonole 9.30: ho dormito un'oretta e mezza più o meno.
"Pronto?"
"Salve! Parlo con la signorina Sharon?"
"Si! E io con chi ho il piacere di parlare?"
"La chiamo in qualità di legale della compagnia per cui lavora."
"Mi dica pure!"
"Abbiamo recuperato i suoi oggetti personali dall'interno del relitto e sono qui, nei nostri uffici. Pensa di poter venire in giornata a recuperarli?"
"Penso di sì.", inizio a tremare.
"Perfetto! Restiamo a sua completa disposizione per qualunque cosa. Buona giornata."
"Grazie. Anche a voi.", e riattacco.
Cavolo! E adesso? Sinceramente non me la sento proprio di andare a riprendere quelle cose da sola... Chiamo Paul, nella speranza che sia libero e che possa accompagnarmi.
"Ehi Sharon! Che succede?"
"Mi hanno chiamato dicendo che hanno recuperato le mie cose dal relitto..."
"Capisco..."
"Non ce la faccio ad andare da sola! Potresti accompagnarmi tu?"
"Certo! Ci mancherebbe! Dove ci vediamo?"
"Ti ricordi gli uffici in cui ci siamo visti quella mattina?"
"Si che me li ricordo!"
"Vediamoci li fra una mezz'ora? Pensi difarcela?"
"Ci sarò!"
"Grazie! A dopo!", riattacco e vado sotto la doccia.
Giusto una mezz'oretta più tardi ci incontriamo davanti al portone di quel tetro palazzo. Mi prende per mano ed entriamo. Chiediamo indicazioni e arriviamo alla fine di un lungo corridoio. Sulla destra c'è un mega stanzone con tante scatole con su scritto il numero della cabina e il cognome dell'occupante. Mi avvicino al mio con il voltastomaco e con le gambe che tremano sempre di più. Paul è dietro di me, silenzioso; apro un lembo di quel cartone e crollo a terra in lacrime. Quanto fa ancora male... e rivedere le mie cose, la maggior parte delle quali da buttare, racchiuse in uno scatolone, fa ancora più male. È come recuperare il corpo di qualcuno a cui si è voluto bene. Lì dentro c'è praticamente la mia vita fino a quel momento e rivederla tutta insieme in quel modo fa un male insopportabile. Paul mi si avvicina e si china al mio fianco, abbracciandomi; affondo il viso nel suo petto e lo stringo; tremo come una foglia e i miei singhiozzi si sentono per tutta la stanza.
"Andiamocene di qui!", mi dice lui prendendo lo scatolone.
Arriviamo alla macchina, gli passo le chiavi e apre il portabagagli, posando il pacco e richiudendolo subito dopo. Le lacrime continuano a solcare il mio viso e il mio sguardo è perso nel vuoto.
"Sharon... Tesoro! Vuoi che ti accompagni a casa?"
"No Paul... Ce la faccio.", bugia.
"Come no! Senti... Passo io a prendere Sam all'asilo e te lo porto dopo pranzo ok?"
"Ok..."
"Ma almeno hai capito cosa ti ho detto?",annuisco.
"Ci vediamo più tardi!", riprendo le chiavi e mi metto al volante, lanciandomi in una corsa disperata per arrivare al mio appartamento. Apro il portabagagli e ne esco la scatola...
Entro in ascensore e salgo al quinto piano; esco e tiro fuori le chiavi di casa; in meno di un minuto sono dentro. Butto lo scatolone a terra e, dopo aver richiuso la porta, cado letteralmente a terra accanto a tutti quei ricordi fottutamente dolorosi.
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Qualcosa di inaspettato
ChickLitSharon, una ragazza venticinquenne, perde la testa per un uomo 15 anni più grande di lei, Paul, sposato con Lise e con figli. La loro storia d'amore si svolge alla periferia di una splendida New York primaverile.