Chapter 19

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Ho il cuore a mille, il fiatone, come se avessi corso una maratona, mentre percorro i corridoi bianchi e spogli dell'ospedale, ancora vestita da Bellatrix. Francesco e Nicole che cercano di corrermi dietro chiamando il mio nome. Sono un razzo, farmi raggiungere dai miei amici è l'ultimo dei miei problemi in questo momento, riesco a pensare solo ad una cosa: Sara su una barella dura e fredda di quell'orribile posto.

Svolto a destra e vado fino in fondo al corridoio a prendere l'ascensore sino al terzo piano. Chiamo ripetutamente l'ascensore col cuore a mille, ma quando arriva!

"Alice calmati!" cerca di calmarmi Nicole.

Non l'ascolto e torno indietro, verso le scale, i miei amici dietro di me. Mi faccio le scale a due a due, cerco di farne un terzo ma ho le gambe troppo corte, purtroppo. Sento Nicole e Francesco borbottare dietro di me, arriviamo al primo piano e richiamo l'ascensore, questa volta arriva subito.

"Ali non credo che ce la facciano vedere subito, anche se corri non servirà a null-" va per dire Francesco.

Mi giro verso di lui, a un palmo dal naso. "Senti." dico scazzata dei suoi commenti, non sono in vena "dentro ad una di quelle stanze" indico il piano di sopra "c'è la mia migliore amica, non so cos'ha, okay? Probabilmente qualcosa di molto grave se è finita in ospedale, e io voglio starle vicino.. anche se lei non mi vuole." Lo guardo negli occhi. "Quindi, la prossima volta che dalla tua cazzo di bocca esce un commento del genere ti faccio finire su uno di quei lettini, giuro!"

Mi fissa negli occhi, con evidente paura. Ho il cuore a mille e penso che potrebbe venirmi un infarto da un momento all'altro.

"Non è il momento, ragazzi." dice Nicole a bassa voce. Noto solo ora che la gente ha iniziato a fissarci.

Do le spalle ai ragazzi e salgo in ascensore, seguita da loro. Aspettiamo in silenzio che l'ascensore salga fino al terzo piano e usciamo subito. Giriamo tra i corridoi in cerca di qualcuno da riconoscere. Svoltiamo a sinistra e seduta su una sedi vedo Giusi e qualche altro parente. Li raggiungiamo subito.

"Giusi!" la chiamo a fiato corto. Lei mi vede e mi viene in contro, piena di lacrime.

Mi si butta tra le braccia e io la conforto, in quel momento mi si spezza il cuore. La mia tristezza non è minimamente paragonabile alla sua. Le sussurro parole per farla calmare un po' ma tutto sembra inutile.

"Come sta? cosa ha avuto?" chiedo a raffica

Lei si sposta per guardarmi in faccia, si asciuga le lacrime ma continuano a uscirne come un fiume in piena.

"Io.. non lo so! Era in giro con gli amici per festeggiare e-e-e.." cerca di dire tra i singhiozzi. Le accarezzo una spalla per confortarla. "e poi mi.. mi hanno chiamato da qua.. e io non so cos'ha!" dice con voce acuta per colpa del pianto.

La faccio sedere. Non mostro il mio dolore, anche se dentro mi sta uccidendo.

Ci sediamo tutti, aspettando notizie del dottore. Intanto chiamo mia madre per dirle cosa è successo. Lei insiste per farmi tornare a casa ma le dico di non preoccuparsi e di stare tranquilla.

Passiamo le prossime due ore così, seduti sulle sedie di quell'orribile posto che puzza di ammoniaca, tra i singhiozzi di qualche parente e  con le preghiere a bassa voce della mamma della rossa. Mi appoggio alla spalla di Francesco e lui di conseguenza si appoggi a me, restando in quella posizione.

***

Vediamo un medico venire verso di noi e d'istinto ci alziamo tutti, il cuore comincia di nuovo la sua spericolata corsa.

"Come sta?" chiede un parente.

Il dottore passa lo sguardo su tutti noi e poi guarda la cartella clinica. assume uno sguardo triste, portando le sopraccigli in più basso possibile.

Fuck Distance  #WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora