Chapter 38

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Dovevamo fare le passeggiate insieme, dovevamo ridere, scherzare, dovevamo raccontarci tutto l'una dell'altra, dovevamo finire le superiori, dovevamo festeggiare, dovevamo sorridere. Doveva sorridere. Ma forse ho chiesto troppo, e Sara ne è la dimostrazione, perché a furia di chiedere troppo ci ha rimesso. 

Ci ha rimesso la vita.

L'overdose, questa volta fatale, ce l'ha portata via. Sta volta non ha avuto alternative, sta volta non può avere altre chance, e non può tornare in dietro, mai più. Sta volta è finita. Il suo sorriso si è spento per sempre, non potrà più farmi impazzire, e nel profondo adoravo quei momenti, la rendevano semplicemente... lei. Un pezzo del mio cuore è sprofondato, diventando un cumulo di macerie, macerie che se si prova a spazzar via, rimane sempre qualche residuo, non se ne andranno mai del tutto. Notti insonni, pensando a ciò che l'overdose le ha portato via, ripensando alla sua voce, e immaginando il suo corpo in una bara, chiuso, dove nessuno potrà mai disturbare, lasciato in pace. Pace che si merita. 

Appena Giusi ha saputo della morte di sua figlia si è buttata per terra, ha iniziato ad urlare, continuava ad urlare 'No! La mia bambina! Per favore no!' 'Ditemi che non è vero, è solo un incubo, non se n'è andata, no!'. Nel mentre le accarezzavo la testa, cercavo di consolarla, ma ero rotta anche io dentro, anche a me avevano portato via qualcuno. Piangemmo insieme, cercando di consolarci a vicenda, ma invano.

La polizia ci fece delle domande, ed io ci arrivai solo in quel momento, solo in quel momento capii tutto, dandomi ripetutamente degli schiaffi. Tanto non m'importava, non faceva male, no, non quanto la morte della mia migliore amica, sorella di una vita.

'Il mio sogno!' urlai in mezzo al soggiorno di casa Russo. Il mio sogno diceva tutto, il mio sogno aveva già visto tutto: l'ospedale abbandonato, indicava il senso di solitudine che avrei provato; il corridoio sostituito dal muro, non poter più tornare indietro; la stanza buia, come la pece. L'avevo paragonata ai capelli di Francesco, e non avevo sbagliato, Francesco c'entra. Sara lo pagava, lui le dava la droga. Sara sul lettino immersa in quella stanza, immersa nella testa di Francesco, tutto dipendeva da lui, e portarlo nel carcere minorile non mi basterà mai, ma meglio di niente. La cartella d'ospedale, Dio quanto ci ha azzeccato. Overdose? Esatto. Sara Russo? Purtroppo sì. Lei che mi dice di fermarla.. dovevo capirlo sin da subito. Forse lo sapevo, ma rinunciavo a crederci. Le urla che lanciava mentre mi supplicava di fermarla, erano uguali alle urla di Nicole quando ha visto il cadavere della nostra amica.

E Axl...

Axl che mi consola, che non mi ha lasciato un attimo sola - per quanto possibile - in questi giorni. Fino arrivando ad oggi, il giorno del funerale.

Avanziamo tutti, parenti e amici, verso la grande chiesa, tutti vestiti di nero. Anche il cielo oggi è di pessimo umore. Cupo, grigio, sembra come se anche lui fosse triste per la morte di Sara. E' grigio, come me in questo ultimo periodo, è grigio, come l'ultima cosa su cui è caduta Sara, prima di finirla. E' grigio, come le mie giornate d'ora in poi. 

E' stato tutto come una goccia di pioggia, come quella che mi è caduta adesso sulla fronte. Una goccia che ha dato via alla pioggia, portando con se tante altre gocce.

Apriamo tutti gli ombrelli e diventa tutto una chiazza nera, sembriamo tutti uguali, tutti una copia dell'altro. Odio questa cosa, odio i funerali, odio la pioggia, odio il fatto che la mia amica sia morta!

Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla e giro la testa per vedere chi è.

"Sara adesso sta bene.." mi dice Davide con voce triste, guardando qualcosa che mi solca il viso. Senza essermene accorta ho iniziato a piangere. Mi affretto ad asciugare la lacrima. "Non devi nascondere le tue emozioni, Alice. Non c'è niente di male a piangere. Non dimostri niente se ti trattieni."

"E' che.. mi stupisce il fatto che ho ancora lacrime da versare." provo a ridere, Davide mi fa un piccolo sorriso.

"Avrai sempre lacrime da versare per qualcuno che ami." dice per poi andare verso Giusi

Mi ricordo di quel giorno che è venuto a casa mia e mi ha raccontato di lui. Nonostante siano passati tanti anni, lui piange ancora, e piangerà sempre. Il fatto che possa fare anche io così mi spaventa. Non voglio passare il resto della mia vita a piangere, a ricordare quant'è brutto perdere una persona a te cara, a ripetermi sempre che se fossi stata più attenta potevo capirlo, potevo capire che cosa stesse succedendo, così fermando tutto.

Mi guardo attorno, guardo in faccia i presenti, per la maggior parte parenti, volti tristi, abbattuti.. e poi c'è lui. Lui che soffrirà tantissimo. Inizio ad incamminarmi verso Simone, che se ne sta in disparte, lontano da tutti, lontano da quella triste atmosfera, per poi crearsene una tutta sua, dove piangere in santa pace. Mi spiace invadere la sa bolla di tristezza, ma ho bisogno di parlargli. Ha gli occhi bassi, avvolto dai sui pensieri, occhi lucidi, occhiaie ed è bianco in faccia, come il resto dei presenti, ma lui ha qualcosa di diverso. 

Arrivo davanti a lui, le punte dei piedi si toccano, alzo di poco l'ombrello, in modo che ci stia anche lui. Non parliamo, non diciamo niente, solo i nostri pensieri, solo i ricordi, le emozioni. Col corpo presenti, ma con la mente da tutt'altra parte. Mi lascio andare e scoppio nuovamente a piangere, mi bruciano gli occhi talmente ho pianto, mi fanno male, abbasso la testa per non piangergli in faccia e scaccio alcune lacrime con la mano. Senza aspettarmelo, sento delle braccia avvolgermi il corpo. 

Mi spiazza. Non me lo aspettavo, specialmente da lui.

Solo una persona mi abbracciava così.

Scoppia anche lui a piangere e mette la testa tra i miei capelli. Lo lascio sfogare, singhiozza più e più volte, cerco di confortarlo accarezzandogli la schiena.

"E' tutta colpa mia, è tutta colpa mia!" esclama con la voce ovattata 

"Non è colpa tua. Shh.." gli accarezzo la testa smossa dai singhiozzi

"Sì invece!" urla "Se non.. se non la incoraggiavo a provare, a quest'ora sarebbe qui con noi, e saremmo tutti assieme a mangiare al McDonald's, o ai giardini, oppure l'avrei portata da qualche parte, solo noi due!"

"Non è colpa tua se ha continuato!"

"Ma è colpa mia se ha iniziato!" dice scostandosi per guardarmi in faccia. Ha tutta la faccia rossa, rigata dalle lacrime e gli occhi sono così rossi che sembrano intrisi nel sangue. 

"Spettava a lei decidere se iniziare o no, Simone. Tu hai offerto e lei ha accettato, no?" chiedo. Lui annuisce. "Quindi non darti la colpa perché non ne hai."

"Continuo a dirmi che colpa mia, tutto torna a me, Ali."

"Ehi." lo richiamo con voce strozzata. Vado per dire qualcosa ma non esce alcun suono dalla mia bocca, ricomincio a piangere. Gli mimo un 'no' con le labbra.

Vediamo la gente entrare in chiesa e ci guardiamo in faccia. "Tu sei pronta?" chiede in un sussurro. Scuoto la testa ancora una volta. "Bene, manco io, e mai lo saremo." 

Non diciamo più niente e ci avviamo dentro la chiesa. Subito ci fermiamo e trattengo il respiro e rabbrividisco. Sotto l'altare si trova la bara in mogano della mia amica. E' lì, davanti a noi, ma non possiamo vederla.

"Da una parte sono felice che sia chiusa.." mi dice Simone "Ma dall'altra è frustrante non poterla vedere per l'ultima volta."

"Preferisco non avere l'ultimo ricordo di lei in questo stato, anche se le ultime volte che ci siamo viste non sono state molto felici."

"Una volta ti aveva cacciato di casa, l'altra l'hai vista morta."

"Non c'è bisogno che me lo ricordi." gli lancio un'occhiataccia 

"Scusa." dice abbassando la testa dispiaciuto, ma in questo momento non riesco ad arrabbiarmi con lui. In questo momento vedo solo un ragazzo che ha perso la ragazza che amava. "Sai la cosa che mi fa più incazzare, oltre ad averla persa?" chiede freddo. Scuoto la testa in risposta. "E' che lei mi amava, ma non ha mai avuto l'occasione per dirmelo."

Scoppia di nuovo a piangere. 

Non poteva capitargli di peggio, sono veramente dispiaciuta per lui. Non ha mai sentito Sara dirgli che lo amava. Avere la gioia a un centimetro di distanza, ma non poterla avere.

"Mi spiace tantissimo." dico, vorrei dirgli altro, ma il funerale inizia e non ho la possibilità. Come Sara, che non ha avuto la possibilità di dirgli che lo amava.

Fuck Distance  #WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora