Epilogo

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Alice's pov

Il freddo di dicembre mi investe come un treno in corsa nel momento in cui esco di casa per dirigermi verso le Froid, le mie ragazze.
Le ho incontrate verso la fine di settembre. Erano fuori la mia scuola di canto.

"Alice, proprio te stavamo cercando" mi disse quella col caschetto biondo. All'inizio mi irrigidii: che cosa volevano da me un gruppetto di ragazze tutte piercing, tatuaggi e con una sigaretta sottile - quelle delle puttane, come dico io - alla bocca?

Ma guardando bene la bionda la riconobbi: era la stessa bionda che stava con Sara, in quel gruppo di ragazzi simili a queste ragazze davanti a me.

Un senso di rabbia si impossessò di me, tant'è che mi posizionai davanti a lei, pronta ad affrontarla.
"Che cazzo vuoi?" le chiesi bruscamente. Si mise a ridere, assieme alle altre ragazze. Una di loro aveva i capelli di un fucsia acceso, ma erano tutti bruciati a causa delle tinte precedenti. Mi chiesi che colore avesse prima di quello.

"Calma tesoruccio" ridacchiò la mora facendo un passo avanti "vogliamo solo aiutarti."

Quella volta fui io a ridere. Che enorme assurdità. "Aiutarmi?" incrociai le braccia "E come? Facendomi fumare qualche sigaretta e magari sballarmi un po'?"

"Hai un'opinione molto brutta di noi, a quanto pare" intervenne la grassoccia coi capelli fucsia.

Mi avvicinai a lei finché non le fui faccia a faccia.
"Per colpa vostra la mia migliore amica è morta" nella mente mi riaffiorarono le immagini di quel maledetto giorno. Nicole che si butta per terra in lacrime, l'ambulanza, la gente..il sogno.

"Nessuno la aveva obbligata." intervenne la bionda "Era libera di fare ciò che voleva, è tata una scelta sua, ma è stata talmente stupida da esagerare."
"Non parlare così di lei!" la minaccio.
"E tu non parlare così di noi, senza manco conoscerci!" Credetti che non ci fosse bisogno di conoscere una persona per capire come fosse, ma mi diedi della stupida. Non bisogna giudicare se non si conosce, ma là era diverso, non c'era bisogno di conoscerle per sapere com'erano.
"Non ho bisogno di conoscervi, so come siete."
"No che non lo sai.." le tre ragazze si guardarono negli occhi, tra loro c'era intesa, sapevano cosa voleva l'altra senza manco parlarne. "Vieni con noi e te lo dimostreremo."
Subito mi sembrò un'idea folle, andare con loro? Erano l'opposto di me!

Mi sentì un pesce fuor d'acqua quando raggiungemmo la loro 'base', come la chiamavano loro. Ma a me sembrava solo un comune giardino imboscato, ma a caratterizzarlo, a quanto pare, c'era un divano mal concio e un tavolino tutto rotto.
"Abbiamo poco, ma ci bastiamo noi stesse" disse Juliette, la ragazza coi capelli fucsia.

Il fatto che più passava il tempo e più mi sentivo a mio agio mi irritava. Ma alla fine lo accettai.

Adesso sono una di loro, sono una Froid (freddo, in francese). Quando chiesi il perché di quel nome, Roberta, la mora, mi rispose che la prima cosa che si dissero appena si incontrarono fu "Che freddo!". Così decisero di chiamarsi così, e niente è cambiato da all'ora.

Raggiungo la Base sotto al gelo, ma l'unica presente è Maria. "Dove sono Roberta e Juliette?" chiedo infreddolita.

A sentire la mia voce si gira verso di me e mi rivolge un sorriso. "Stanno arrivando, si sono fermate a comprare le sigarette."

"Da quanto sei qua ad aspettare tutta sola?" chiedo sedendomi sul divano freddo.

Osservo come è vestita e non mi stupisco di vederle addosso sempre il solito colore: nero. Calze a maglia a rete nere, pantaloncini strappati neri e top nero. Ha un giubbotto in pelle nero con una spilla a forma di 'F' che rappresenta il nome del gruppo. Il cappello di lana - nero - le copre i capelli biondi facendo uscire solo qualche ciuffetto.

Fuck Distance  #WATTYS2016Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora