CAPITOLO 30.-LOGAN-

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"I-io..." balbetto cercando le parole per parlare al ragazzo che, difronte a me, attende una risposta.
È rigido e mi fissa con i suoi occhi incredibilmente verdi e grandi, ho paura. Paura che se potessi dire una cosa sbagliata sarebbe la fine, per me, per noi.
Non voglio far finire tutto, non adesso che sta andando tutto bene. Almeno credo.

Deglutisco un macigno che ho in gola e premo i miei occhi nei suoi, li voglio far entrare a forza nella sua testa per cercare di convincerlo ad andarsene, ad allontanarsi da me; perché adesso come adesso, non posso rispondere.

"I-io..." continuo abbassando gli occhi sul pavimento. Mi guardo le converse di tela che con questo freddo mi hanno congelato i piedi, ma in questo momento l'unica cosa di ghiaccio qui, sono i suoi occhi.

"Logan?" mi richiama di nuovo. Alzo gli occhi dalle mie scarpe e mi mordo il labbro inferiore con forza finché non sento un leggero rivolo di sangue entrare nella mia bocca e mischiarsi con la saliva.

Annuisco chiudendo i pugni e gli occhi.

"Cosa vuol dire?" mi domanda lui non capendo perché io stia annuendo senza guardarlo o senza abbracciarlo o baciarlo.
"V-Vuol dire che..." comincio io aprendo gli occhi per scrutare la sua espressione impassibile.

"Lawrence!" una voce femminile in lontananza lo richiama e io sobbalzo per la sorpresa: nella stanza era calato un silenzio tombale e sentire la voce di Layla così penetrante e forte mi ha fatto sussultare.

Il ragazzo abbassa la testa e prende a grattarsi il collo titubante e pensieroso ma non mi stacca gli occhi di dosso.

"Lawrence... Oh, scusate, spero di non aver interrotto nulla" afferma Layla entrando in camera. In questo momento la sto ringraziando mentalmente.

"No, nulla di importante." afferma freddo lanciandomi un'occhiata di disapprovazione. Si gira verso la ragazza bionda e sparisce dietro la porta socchiudendola alle sue spalle.

Lascio andare la presa dei pugni e mi accorgo che avevo stretto così forte da lasciare i segni delle unghie sul palmo della mano.
Prendo un respiro profondo e ringrazio il cielo che sia finito questo giorno infernale da ritorno del week-end.

Ma poi tutta la serenità accumulata poco prima svanisce.

Cazzo.

Domani Marcus, l'autista di mia madre, verrà a prendermi per portarmi a casa.

Nella mia casa.

Quella che non vedo da secoli ormai.

Un brivido percorre la mia schiena e sento le gambe cedermi.

"Che voleva lo spilungone rompipalle?" domanda la ragazza dai cappelli rossi entrando in camera con una valigia e prendendo alcuni vestiti dall'armadio per schiacciarli dentro in malo modo.

"Così si sgualciscono Lexie..." la rimprovero.
"Scusa mammina..." afferma lei acida scoccandomi un'occhiata irritata.

Capisco quindi che oggi non è giornata e mi siedo sul letto portando le mani sul viso.

"Quindi...?" domanda ancora la rossa.
"Cosa?"
"Non hai risposto alla mia domanda" afferma ancora.
"Ah... me la sono dimenticata, temo..." mento spudoratamente con ancora le mani premute sugli occhi.
"Si... Certo"

Sento dei passi allontanarsi e la porta sbattere, segno che Lexie se n'è andata.

~

2:30 am.

E non riesco a dormire, mi giro e rigiro nel letto con l'ansia che mi attanaglia lo stomaco. Non sono riuscito a toccare cibo oggi a cena e, a quanto pare, nemmeno Lawrence dato che non è nemmeno uscito dalla stanza per mangiare.

GAY? || Logan LermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora