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James

'Suo padre è morto in un incidente stradale, con lui in macchina c'era anche una donna'.

Quelle parole mi tormentavano la testa. Ormai erano passati cinque mesi da quando il commissariato mi diede la notizia dell'incidente d'auto.Ero in California a divertirmi con i miei amici, e invece mi toccò tornare a Miami, per sbrigare tutte le procedure necessarie per il trasporto, compreso il testamento di mio padre e di quella donna che aveva rovinato la nostra famiglia.

Mia madre era caduta in depressione. Amava talmente tanto mio padre Richard, che per lei era inconcepibile pensare di ritornare a vivere e di trovare di nuovo l'amore.

È stata in terapia da uno psicologo per ben tre anni, quando finalmente s'innamorò dello psicologo. Inevitabile dopo che lo vedeva due volte a settimana per tre anni.

Mi ero appena fatto la doccia e frizionato i capelli con un asciugamano.Avvolsi il telo intorno ai fianchi scolpiti...Adoravo fare palestra,ci tenevo alla cura del mio corpo, e sopratutto adoravo quando leragazze mi sbavavano dietro supplicandomi di sbatterle. Non mi sarei mai rifiutato ad un simile invito, e dico MAI.

Quando sentii il campanello della porta suonare vidi, dalla vetrata che dava sul giardino, Jennifer. Era stata la mia conquista della sera precedente.

Ero andato con dei miei amici a sbronzarmi e divertirmi, e la vidi sola.Cosa fai quando una donna è sola soletta? scruti con attenzione la preda e poi l'attacchi, anche se non c'era molto d'attaccare. A quanto pare era una preda semplice. Alla fine non conclusi nulla solo perché il coglione di Josh si sentì male vomitando su i tappetini della mia Ferrari Nuova di zecca.

"Ciao James, ieri sera mi hai lasciato tutta sola...ti sembra giusto?"Fece la faccina da cagnolino e la voce da gatta morta. Indossava un vestitino nero aderente che copriva a malapena le natiche; Non mipresi neanche la briga di risponderle che gli afferrai il braccio e l'attaccai al muro, strappandole le mutandine.

"Noto che sei felice di vedermi" mi sorrise eccitata. Aveva gli occhi dorati che gli brillavano.

"Non immagini quanto" Le risposi ricambiando il sorriso e mordendole la mandibola. Accarezzai con una mano l'interno coscia, mentre l'altra teneva fermi i suoi fragili polsi adornati da braccialetti.

Quando m'inumidii due dita con la lingua, la sentii fremere dal desiderio. E con la poca delicatezza che avevo, gliele infilai nel suo calore,facendole roteare sempre più in profondità.

"O...dio, Cazzo James, s...Siiii" imprecava e supplicava. Era così appagante vedere le ragazze che si arrendevano totalmente alla mia devozione.

Quando infilai un terzo dito e aumentai il ritmo, la sentii che stava per esplodere come una bomba ad orologeria.

Si muoveva freneticamente.

"si...veloce,ah...si...si...Jamessss"disse il mio nome in un urlo disperato.

"Brava bambina" Le sussurrai all'orecchio, mentre era ancora scossa dagli spasmi.

Mi tolsi l'asciugamano lasciandolo cadere a terra, e prendendole la manola feci piegare poggiando i palmi sul tavolino di vetro nel salotto.Afferrai dal cassetto del mobile di legno un preservativo, che aprii con i denti, e me lo infilai senza esitazione. Vidii ancora le sue gambe tremare e le diedi una sculacciata sulla natica destra che la fece sussultare.

"Ora fai la buona" annuì con la testa, voltandosi verso di me. Le presi i capelli corvini lunghi stringendoli come in una morsa e affondai dentro, senza curarmi del suo dolore. Non m'importava se l'eccitasse, se provava fastidio...m'importava solo di godere, e pensavo a quella fottuta donna che mi aveva rovinato la vita. Per causa sua mio padre era morto, per i suoi vizi di merda. Andavo sempre più veloce, Jennifer ansimava, e gocce di sudore imperlavano i nostri corpi nudi.

Quando chiusi gli occhi e rividi il viso di Elenor diedi una spinta talmente forte che venni imprecando. Uscii fuori da lei porgendole i vestiti ai suoi piedi, e la liquidai con un gesto della mano.

"Sei uno stronzo James, me la pagherai" la sentii dire piangendo,mentre richiuse la vetrata scorrevole.

Non me ne fregava un cazzo se l'avevo fatta rimanere male, non me ne fregava di niente e di nessuno. Le donne andavano usate, ed era lacosa che sapevo fare meglio. Portavo al termine il mio lavoro e poi le buttavo via come vecchie pezze, distruggendole. Ma il dolore che avevo dentro distruggeva me.

Pov.Cindy

I raggi che filtravano attraverso la tendina logorata mi rinsavirono dal torpore. Ormai mancava solo un'ora e saremmo arrivate a destinazione. Avvertii la gola arida e secca, non era solo per la sete ed ormai avevo quasi finito la borraccia, era specialmente perl'ansia ed il panico che mi attanagliavano, procurandomi dei piccoli crampi allo stomaco in subbuglio.

Vidi Katy stiracchiarsi, alzando le braccia e intrecciandole dietro,torcendosi a destra e sinistra.

"Buongiorno Cindy, ci voleva proprio una dormita" si strusciò gli occhi coni palmi delle mani. Aveva tutto l'eyeliner sbavato e sembrava un panda in minigonna.

"Buongiorno,e te questa la chiami dormita? Io la chiamo autodistruzione, ho la schiena spezzata" ammisi massaggiandomi il fondoschiena, e la vidi ridere annuendo con la testa.

"In effetti non hai tutti i torti, ma non possiamo permetterci di meglio"guardò fuori scostando la tendina pensierosa, e poi mi rivolse un sorriso tirato. Questa volta annuii. Era vero, almeno io non potevo permettermi niente di più.

Il pullman girò verso un spiazzato, davanti ad un Autogrill.

"Potete scendere per un break, tra venti minuti si riparte" annunciò l'autista.

Scendemmo velocemente ed entrammo dentro l'Autogrill, dall'aspetto trascurato.Era una sporcizia, ma ci ero quasi abituata a tutto questo, quindi non mi sorpresi. Al contrario Katy, che sotto la scarpa aveva attaccato un pezzo di carta igienica, cercò di toglierselo con l'altra scarpa, sbattendo le gambe come una gallina impazzita.
Scoppiai a ridere.

"Che c'è di tanto divertente? Aiutami dai" piagnucolò e con il mio stivale l'aiutai a togliergliela.

Ci avviammo verso il bancone sporco di briciole, dove ci accolse una signora con la cuffia in testa, di mezz'età tarchiata, con un grembiule bianco che la strizzava come un maiale. Sbuffando ci guardò dalla testa ai piedi, biascicando rumorosamente con una gomma in bocca, divenuta ormai gialla.

"Che posso servirvi?" Poggiò il gomito al bancone, lasciando che le briciole le si attaccassero sulla pelle.

Katy mi guardò sdegnata, puntando con la coda dell'occhio verso la signora, e mi morsi il labbro per trattenere una risata.

"Ehm...avete un mocaccino?" Chiese Katy, scrutando il menù illeggibile. Non solo perchè era lontano ma anche perché era sbiadito.

La signora masticò frettolosamente la gomma e poi la fissò alzando ilmento.
"Un moca...che? No bellezza, caffè o acqua" Katy sgranò gli occhi e scelse il caffè. Più che caffè sembrava acqua con polvere solubile marrone dentro.

"Per te carina?" Mi guardò sorridendo,
"Un bicchiere d'acqua, grazie" lo stomaco vibrava dentro di me, ma l'acqua era la cosa più accessibile in quel posto.

"Scusi dove siamo?" Chiesi alla signora, che si girò di nuovo verso di noi, pulendosi le mani al grembiule

"Non leggi tesoro? Weston" sbuffò di nuovo e scomparve dietro i fornelli.

"Dovrebbe mancare meno di un'ora" sussurrai, mentre emozioni contrastanti combattevano tra di loro: Paura, felicitá, angoscia,soddisfazione...Quando Katy mi rianimò.

"Ehi cos'hai? Sembri...strana" aggiunse in fine, piegando la testa di lato per osservarmi meglio.

Scossi la testa.

"No niente, sono un po' affamata, ma anche felice. Dovevo cambiare aria"rivolsi a Katy un mezzo sorriso, che saltellò contenta battendo le mani, prima di buttarsi su di me allacciando le lunghe braccia al mio collo.

Il pullman ripartì e iniziai a contare mentalmente i minuti e i secondi che mi separavano ancora per poco da quella donna.

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