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Scendemmo dalla macchina, James fece il giro aprendo lo sportello, mi prese la mano bruscamente, cercai di ritrarla invano, c'era una rampa di scale in ferro dinanzi a noi, e subito una porta di legno, l'aprii facendo scattare la serratura,
"È un attico?" Rimasi allibita da ciò che vidi davanti ai miei occhi, non mi aspettavo un attico mozzafiato, al massimo uno sgabuzzino con crepe su i muri, ma questo era decisamente un sogno rispetto alla casa dove vivevo e quella di Kevin.
"Ti piace?" Chiese James rivelando un sorriso di soddisfazione, scostando le tende velate Beige per far entrare luce, e mostrare l'attico in tutta la sua bellezza,
"Se mi piace? È...è pazzesco" gridai, girando intorno a me stessa aprendo le braccia come se fossi la ragazza più felice del mondo, ma per esserlo non basterebbe un'attico, non ho bisogno di cose materiali, l'affetto e l'amore era ciò che potevano rendermi felice ed io ancora non sapevo cos'erano anche se l'amicizia di Katy e Kevin mi aveva ricucito buona parte del mio cuore di pezza.

Ad un tratto sentii due mani dietro cingermi i fianchi, facendomi rimanere immobile sul posto, il suo calore e il suo odore mi mandarono in estasi, inebriandomi e avvolgendomi di un calore che mi fece sussultare, avvertii il suo respiro irregolare in affanno, come se avesse corso una maratona, disperdersi tra i miei capelli, un formicolio piacevole si propagò al centro della mia intimità, mi girò con delicatezza verso il suo grigio profondo e intenso, potevo vedere il desiderio che riempiva quei pozzi,
"Cindy" un sussurro intenso smorzato e impastato di piacere, si accostò a pochi passi dal mio viso, sentivo il suo alito fresco accarezzarmi le guance, "James" un suono incerto sfuggì dalle mie labbra aride,
"Cosa mi fai?" Un tono roco e profondo che mi fece sussultare, portò una mano dietro la mia nuca lasciando che le dita formassero un tutt'uno con i miei capelli, "io...non saprei" risposi affaticata, la sua vicinanza mi faceva perdere tutte le logiche e i pensieri che vagavano senza meta dentro di me,
Mi spinse via dalla luce che sprigionava la finestra per rimanere incastrata tra le sue braccia portandomi a scontrarmi con la schiena verso la parete fredda della stanza,
Vedevo le sue iridi sprigionare in un fuoco, si avvicinò ancora di più, ero incatenata dalle sue mani e dal desiderio di consumarmi con lui, un sentimento che non avevo mai provato, l'eccitamento che accresceva sui nostri volti ad ogni passo, ad ogni parola udibile alle nostre orecchie, le sue labbra carnose sfiorarono le mie dolcemente, i nostri occhi si scontrarono un momento che sembrò un eternità, "perché sei così pura" mormorò a fior di labbra, scese lungo il collo impadronendosi del mio odore, chiusi gli occhi per celare la voglia, la paura che sapesse che anch'io volevo le stesse cose, posò un bacio lieve sulla mascella rigida, ero incapace di proferire parola, non servivano,
Ritornò verso i miei occhi quando come una calamita fu attirato dalle mie labbra, le schiusi leggermente fissandolo, il petto si alzava ad ogni respiro, quando le sue labbra si posarono sulle mie, per staccarsi subito, si allontanò come se avesse preso la scossa,
"J...jam..." Non riuscì a finire che prese parola lui "devo andare, per ogni cosa non esitare a chiamare Josh" afferrò le chiavi sbattendo furente la porta, lasciandomi di nuovo inerme, abbandonata alla voglia dei suoi occhi sul mio corpo, chiusi gli occhi lasciando venire giù una lacrima triste e solitaria a farmi compagnia.

Il cellulare vibrò facendomi riprendere,
"Pronto" provai a parlare senza rivelare ciò che dentro mi attanagliava,
"Cindy sono Kevin" tirai un sospiro di sollievo, asciugandomi la lacrima ormai quasi secca sulla guancia,
"Kevin dimmi" senti una porta chiudersi,
"Domani è il compleanno di Katy, pensavo di andare al Baraba a festeggiarlo, è un locale non molto distante da qui" bisbigliò piano per non farsi sentire dalla diretta interessata,
"Mio dio, non lo sapevo...io, certo non mancherò" affermai entusiasta, scacciando via la tristezza almeno una volta dalla mia vita,
"Bene Sugar a domani" riattaccò lasciandomi un sorriso spontaneo sul viso.

Pov.James

Uscii confuso da quell' appartamento, imprecai portandomi le mani fra i capelli, ero tanto vicino a baciarla, che cazzo mi era saltato in mente, proteggerla per poi appiccare il fuoco, non potevo resistere, il fatto che fosse così delicata e inesperta mi faceva impazzire, la sua pelle diafana e delicata, l'avrei voluta vedere stesa sotto di me, implorante e ansimante, avrei voluto confondere i miei gemiti con i suoi, ma non potevo cazzo, non potevo.

Mi diressi a casa quando trovai ad aspettarmi sulla panchina di ferro in giardino Jennifer, se ne stava con le braccia conserte a fissarmi insistentemente, dipinsi un sorriso che risultò infastidito sul volto,
"Che ci fai qui?" Domandai irritato dalla sua presenza non gradita,
"È così che si risponde ad un'amica James?" Ribatté con la sua solita faccia da cagnolino indifeso,
"Non siamo amici abbiamo solo scopato una volta, te lo vorrei ricordare" imprecai mentalmente, che cazzo voleva ancora da me, ero stato chiaro, niente legami solo sesso,
"Allora perché non me lo ricordi meglio?" Si alzò dalla panchina avvicinandosi ammaliante verso di me, poggiando un palmo sul mio petto facendolo scivolare sempre più giù, la bloccai, voleva ricordare?!? Bene avrebbe ricordato e implorato di smettere, senza delicatezza aprì la porta afferrandogli il polso per farla andare a sbattere contro l'isola in granito della cucina,
"James" sussurro vogliosa,
"Sta' zitta" replicai incazzato, maledicendo il mio istinto primitivo, la sollevai alzandogli il vestito, strappando quel misero perizoma che aveva, presi un preservativo, e senza chiedere permesso entrai in un colpo secco, facendola gridare di dolore, entravo e uscivo senza pietà, imprecando ad ogni spinta, piagnucolava aggrappata a me, "mi fai male James" le lacrime iniziarono a rifare le sue guance sbavando il nero della matita da puttana che portava, spinsi un ultima volta venendo,
Uscii fuori da quella, perché per me non era nessuno, contava meno di uno zero su questo mondo, "volevo scopare ti ho accontentata, sparisci" esordi infastidito battendo un pugno alla colonna di marmo, "mi fai schifo stronzo" le parole erano smorzate da singhiozzi, "l'hai detto anche l'ultima volta, togliti dalla mia vista" non ebbi neanche un minimo di cuore, ero un pezzo di ghiaccio, solo Cindy riusciva a farmi risultare migliore di ciò che credevo, o forse era solo la voglia di possederla e non poterla avere che mi rendeva vulnerabile.

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