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Mi sistemai meglio sul divano, che d'un tratto sembrava scomodo, ed ogni posizione che adottavo non era quella giusta.
Le parole venivano a mancare, restavano intrappolate dentro, come se si fosse alzata una muraglia e non si potesse abbattere bloccandone l'uscita.

"Si...devo rivelarti delle cose, e non pensare che non te l'ho dette perché non mi fidavo, ma solo perché non sapevo da che parte iniziare" ammisi rincuorata per non aver detto tutto dall'inizio, ma io non mi fidavo nemmeno della mia ombra, l'avevo imparato.

"Sai che puoi dirmi tutto, quindi sputa il rospo" accavallò le gambe posizionandosi davanti a me, prendendomi le mani.

Il respiro veniva a mancare, ma cercai di non pensarci, scossi la testa annuendo.
"Quando c'incontrammo sul pullman per dirigerci qui, te eri venuta per diventare una ballerina e sicuramente ci riuscirai, io invece sono venuta per trovare la donna che ha reso la mia infanzia triste e solitaria. Si era riformata una vita con un'altro uomo qui a Miami, mio padre è chiuso in una clinica di tossicodipendenti, ho sempre lavorato per mettere da parte pochi spicci per venire fino a qui." Dissi affranta ed amareggiata, cercando di trovare un punto fisso della stanza per non distrarmi, la bottiglia d'acqua poggiata sull'isola in granito sembrava un buon punto su cui focalizzarsi. Una lacrima solitaria scese, era veleno, tutto ciò che ripercorrevo era avvelenato anche il mio sangue che pulsava nelle vene.

"Cindy continua" m'incitò Katy, asciugandomi con il pollice la lacrima, la ringraziai con un cenno della testa, e ripresi.

"Quel giorno che arrivammo andai a cercare la casa dove abitava, e venni a sapere che era morta insieme a Richard il suo compagno in un'incidente d'auto, non un testamento niente, nulla in cui fossi nominata io, e credo che mio padre sapesse della notizia.
Ad aprirmi la porta trovai" cercai di riprendere fiato, sembrava stessi correndo dal modo in cui ero affaticata. Il suo nome pesava come piombo.

"Chi? Cindy dimmi chi" calcò di nuovo Katy, stringendo la presa sulle mie mani accarezzandole.

"Josh" sussurrai melliflua. Spostai l'attenzione sul suo volto, leggevo compassione, e sapevo che capiva il dolore che mi affliggeva.

"Cindy perché non mi hai detto tutto prima? Come hai potuto pensare che ti avrei giudicato? Io ti voglio bene per ciò che porti dentro, non per il tuo passato, tutti abbiamo un passato chi più difficile chi meno, il mio non è stato dei migliori, ma questa è un'altra storia" accennò spostando lo sguardo perso nel vuoto, le sue lucine si spensero a poco a poco, di quel bagliore di cui di solito venivano illuminate le sue iridi.

"Ti chiedo scusa, sono restia nel fidarmi, ma so che tu e Kevin mi sosterrete sempre" dissi di rimando, rivolgendogli un sorriso lineare.

"Devi dirglielo Cindy, a Josh intendo...dovresti" dichiarò limpida. Alzandosi in piedi per aprire la finestra, dove una folata di vento fresco mi avvolse.

"Non capisci, ho bisogno di quel lavoro Katy, come faccio a tirare fuori mio padre dalla clinica." Mi ricordai di quel pensiero, e del perché non potevo, sarei stata cacciata e obbligata a lavorare in qualche altro fast-food logoro e malandato.
La testa vagava, la confusione e il timore s'incontravano causandomi un caos dentro.

"Troveremo il modo, vedrai, aspetteremo quando avrai racimolato quanto serve, e sai che noi ci siamo per qualsiasi cosa"  mi alzai e l'andai ad abbracciare.

La porta di camera si aprì, ed uscì un Kevin assonnato, fortuna che si era messo una maglietta. Guardai Katy con le guance in fiamme.

"Io vado ragazzi...ci vediamo" strizzai un'occhiolino in direzione di Katy, dove un Kevin mi guardò alzando un sopracciglio, come se non avesse afferrato.
"Non fare il finto tonto te" lo rimproverai scherzosamente, mettendomi la borsa sulla spalla, chiudendo la porta dietro di me con un sorriso sfarzoso.

Uscii dal portone, alzando la testa in alto chiudendo gli occhi, lasciando che il primo venticello fresco mi colpisse in pieno, scacciando via il dolore e la sofferenza.

Pov. James

Lasciai il pub, dirigendomi verso la macchina imprecando.
Mi appoggiai al Cofano.
"Cazzo" sbottai frustato, non era possibile che mi volesse rendere la vita un'inferno, i soldi non erano il suo interesse, sapevo cosa voleva farne del locale.
Estrassi frettolosamente con il nervoso che mi assaliva il pacchetto di sigarette nei jeans. Ne accesi una, parando con la mano la fiamma dell'accendino sembrava che il vento fosse arrivato come il mio malumore. rigettai la prima boccata, calmandomi.
Entrai in macchina e misi in moto, dirigendomi verso casa di Cindy.

Scattai la serratura, aspettavo solo di vedere la mia perla. Cercai il suo corpo sinuoso non trovando nessuno. Buttai un'occhiata verso il tavolo di vetro, c'era un biglietto sopra.
Lo presi in mano, sorridendo.
"Se mi cerchi sono da Katy, la tua perla" sussurrai scandendo bene ogni parola, si era ricordata del nomignolo che gli avevo affibbiato.

Chiusi la porta decidendo di raggiungerla ed aspettarla, quel posto non mi piaceva, era frequentato da gentaglia e sicuramente da qualche amico di Rudy che circolava in zona.

Mi fermai davanti al condominio, quando la vidi uscire sorridente e felice, alzando la testa in alto. Era bellissima, rimasi un po' a gustarmi quella visuale di spensieratezza, osservando ogni movimento del suo corpo, ogni vena che pulsava sul suo collo delizioso.
Suonai il clacson, vedendo che sobbalzò dallo spavento. Mi uscii una risata spontanea, abbassando il finestrino.

"Salve signorina, aspetta qualcuno?" Domandai sornione, vedendo la sua smorfia di disappunto, quando scoppiò a ridere, una visione cristallina.
Si avvicinò al finestrino poggiando il gomito.
"Si...te" fece finta di pensarci su alzando gli occhi al cielo. Aprì lo sportello entrando.

"Oggi ti porto in un posto" dichiarai poggiando una mano sulla sua coscia morbida e vellutata, la sentii irrigidirsi e vibrare. Sorrisi all'idea di cosa procurava il mio contatto dentro di lei.

"Ah sì?" Domandò corrugando la fronte,
"Ma dovrei lavorare" aggiunse, affondando la testa, nel poggiatesta.

"Chi è il tuo capo?" Gli chiesi, prendendogli il mento per scontrarmi con le sue pietre luminose.
Sorrise senza rispondermi.

"Bene, dato che ci siamo capiti, ho detto a Josh di occuparsi delle prove, abbiamo tutta la giornata per noi" sussurrai poggiando la fronte con la sua, prima di lasciargli un bacio sulla punta del naso che arricciò, e misi in moto.

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