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Pov.James

Sapevo che sarebbe stata dura, sapevo che non l'avrebbe presa bene, qualcosa mi diceva che aveva ascoltato la conversazione telefonica ma non avrebbe mai accennato niente.

Avevo sospetti sulla morte di Richard ed Eleonor, specialmente quando le diagnosi avevano rivelato che era sotto effetto di droghe, sapevo che mio padre era contro tutto ciò, non avrebbe mai fatto uso, ma me lo tenni per me, certe volte la giustizia bisogna farseli da soli.

Rudy non si era fatto vivo in 4 mesi e sapevo che se mi mettevo in contatto con la persona giusta potevo avere informazioni su Cindy, dicendomi che sarebbe venuta per dichiarare vendetta, era l'unico modo per attirarlo qui, osservandolo da vicino.
Sapevo che smaniava dalla voglia di conoscerla, avevo solo avuto modo di vedere una sua fotografia all'età di 5 anni, i suoi occhi brillavano, due piccoli smeraldi, aveva i capelli neri rilegati in due code in collo a suo padre, era un ricordo che si portava dietro per non scordarsi della sua vita passata ma iniziarla un'altra più cosciente, così spiegò a Rudy quando voleva sapere, e sapevo che era così, era una donna burbera ma infondo ha voluto bene a sua figlia, anche se mai l'aveva dimostrato, ma certe volte quando ci s'innamora di qualcuno la ragione viene in secondo piano.

Alex si occupava di far arrivare droga di seconda mano nel suo bar, spacciandola per droga di prima qualitá, in modo d'attirare Rudy e la sua combriccola, io mi occupavo di avere i giri giusti per far sì che il mio locale diventasse una specie di bordello, per lasciarlo in mano a Rudy ed osservarlo ancora meglio, ma mai avrei pensato che il mio piano andasse a rotoli per lei, non dovevo cedere ed invece ero caduto, la sua purezza mi aveva fatto scordare di tutto il dolore, di tutti i rimpianti e rimorsi, lei mi apriva un mondo diverso, un lato di me che non conoscevo.

Riprese posto sul divano incrociando le braccia al petto, vedevo il dolore dipinto in volto, l'ennesima delusione, e le parole mi morivano in gola strozzate.

"Ti conoscevo già da prima, tua madre aveva una tua foto con se, eri così piccola ed innocente, detestavo tua madre per aver rovinato la mia famiglia, detestavo te per essere sua figlia, e quando ti ho visto al locale per la prima volta ti ho detestato maggiormente, ti mettesti una ciocca di capelli dietro l'orecchio in un modo talmente irresistibile da catturare la mia attenzione, un lieve morso al labbro inferiore prima di bere il Cointreau che ti aveva portato Kevin, eri bellissima, non mi sarei mai aspettato un simile splendore, ti detestavo e ti volevo, non riuscivo a starti lontano eri una calamita infernale" mi fermai per fissarla, aveva le guance arrossate, ma ostentava a fare un sorriso, era troppo devastata dalla notizia.
Non parlò, accavallò le gambe e ripresi parola. 

"Sapevo che Rudy sarebbe tornato sapendo che circolavi in città, eri un modo per tenerlo vicino prima che sistemassi meglio il locale per infilarlo dentro senza creare casini con la finanza e la polizia, dovevo fare tutto secondo i piani per capire cosa nascondeva." Si alzò dal divano, afferrando la borsa dall'attaccapanni, senza proferire parola, la vidi aprire la porta e prontamente mi alzai fermandola per il braccio.

"Lasciami, lasciami immediatamente, mi fai schifo" si girò sputando fuori quelle parole con odio e cattiveria.

"Dimmi solo una cosa, come facevi a sapere che sarei venuta a cercare mia madre?" Chiese corrugando la fronte, portandosi una mano sul fianco, gesticolando con l'indice.

Sapevo che me l'avrebbe chiesto, e il suo mondo sarebbe crollato ancor di più.

"Ti porto da tuo padre, lui ti spiegherà tutto" dissi guardandola con rammarico e dispiacere, gli lascia il braccio lentamente, finché non si scaraventò addosso al mio petto tirandomi pugni che non facevano male al fisico ma all'anima.

"Anche mio padre hai messo in mezzo, come hai potuto, perché? Cosa se venuto a cercarmi? Potevi lasciarmi qui con mille dubbi mille domande a torturarmi, ma avrei potuto guardare avanti, ed invece torni maledettamente bello come sempre, e mi uccidi, i tuoi occhi mi uccidono e le tue parole ancora di più" la vedevo persa in singhiozzi, troppi, aveva sprecato troppe lacrime per me.

Le presi i polsi fermandola di tirarmi pugni, baciandogli le nocche, vedevo che mi fissava sgranando gli occhi, sapevo che per quanto dolore provavamo, leggeva sincerità e pentimento.
Ritirò le mani indietro con schifo.

"Non puoi pensare che sia come prima James, non puoi, hai messo in mezzo l'unico affetto mio più caro e sopratutto hai buttato in ballo il mio cuore, i miei sentimenti, sentirò le spiegazioni di mio padre, non ho più nulla da perdere quindi ti aiuterò, ma non saremo più nulla io e te, qualunque cosa fossimo stati, se lo siamo mai stati...scordatelo" asserì amareggiata, facendomi uscire da casa, sbattendo la porta alle sue spalle ed entrare in macchina in silenzio, stringendosi sul sedile il più possibile, tenendo stretta la borsa tra le sue braccia.

Il tragitto fu silenzioso, nessuno dei due azzardò a parlare, ogni tanto buttavo un'occhiata fugace nella sua direzione ma vedevo che guardava avanti, come se fosse vuota, e la causa ero solo io.

Accostai nel parcheggio della clinica e la vidi scendere di fretta prima ancora che mettessi il freno a mano, sbattendo la portiera.

La raggiunsi all'entrata, vedendo che parlava con una signora, rivolgendogli un sorriso, prima di voltarsi nella mia direzione e venirmi incontro.

"Puoi andare se vuoi" asserì in tono seccato e dispregiativo, vedendo che non mi guardava negli occhi ma fissava un punto al di là delle mie spalle.

"No vengo dentro con te, l'ho creato io questo casino e non starò qui" affermai, vedendola chiudere gli occhi passandosi una mano sulla fronte scocciata.

"James...ascoltami bene, non mi serve il tuo aiuto, se mi stai lontano mi fai solo un favore, voglio parlare da sola con mio padre, pensi che possa avere l'ultimo diritto che mi è rimasto?" Domandò come se fosse un'ordine più che una richiesta, la vidi mettersi la borsa in spalla dirigendosi dentro senza lasciarmi il tempo di parlare.

Mi appoggiai al muro, tirando fuori un pacchetto di sigarette, accendendone una.
Ero stato un vigliacco, non pensavo alle conseguenze e sopratutto non pensavo d'invaghirmi della ragazza che detestavo e tormentava i miei sogni con i suoi occhi.

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