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Mi ero lasciata andare, libera da ogni pensiero, vederlo così fragile mentre mi raccontava parte della sua vita mi aveva fatto crollare la barriera che mi ero messa. M'importava davvero che fosse il figlio di Richard?!? Dopotutto non avevo più ragione di provare astio, lui non era colpevole se mia madre era una poco di buono, sapere che neanche lui accettava la separazione dei suoi e i sentimenti di rabbia e delusione che provava erano uguale ai miei mi rasserenava.

Certe volte il cuore porta in angoli dove la ragione non vi ha accesso.

Mi stiracchiai tra le braccia di James, quelle braccia che mi avevano coccolato per tutta la notte, quell'odore che mi era mancato all'olfatto più dell'aria che respiravo.

I raggi filtravano dalla finestra illuminando il suo volto. Era così bello, ma notavo un'accenno di conflitto con se stesso, anche se dormiva aveva la fronte corrugata come se qualcosa lo tormentasse anche nel sonno.

Mi levai piano dal letto scostando le lenzuola, mi diressi giù in cucina per prendere un sorso d'acqua. Aprii il pensile per prendere un bicchiere mettendolo sotto il rubinetto per dissetarmi, avevo la gola arida.

Posai il bicchiere nel lavandino e mi voltai, quando vidi James appoggiato al muro con le braccia incrociate intento a fissare il mio corpo nudo, sussultai portandomi una mano sul cuore.

"Dio, mi hai fatto prendere uno spavento" dissi con un filo di voce avvertendo le palpitazioni.

Lo vidi staccarsi dal muro e dirigersi verso di me con passo sicuro, aveva le nubi più scure e profonde.

"Ti spavento così tanto?" Chiese con voce roca, scostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio, stringendo un braccio intorno alla mia vita, per attirarmi contro di lui.
Avvertivo il suo membro duro pigiarmi contro il bacino, chiusi gli occhi cercando di restare lucida.

"N...no" balbettai come una stupida.
Lo sentii sorridere sul mio collo, lasciandoci un bacio, provocandomi una scossa interna.

Si staccò lasciandomi da sola, passandosi una mano tra i capelli, frustato.

"Dobbiamo riprendere il discorso di ieri" asserì squadrando il mio sguardo.
"Meglio se vai a metterti qualcosa addosso" constatò facendo scivolare lo sguardo lungo il mio corpo che mi fece rabbrividire.

"Possiamo anche non parlarne, davvero James, è tutto apposto per quanto riguarda quella ragazza o per la tua vita o per..." Mi bloccò con la mano scuotendo la testa.

"Non riguarda niente di tutto ciò, è importante vestiti e scendi" affermò in tono severo.

Lo guardai accigliata, avevo fatto male a lasciarmi andare, molto male.

"Senti non ho voglia ok? E poi devo andare a trovare mio padre alla clinica, finiamola qui puoi tornare a Miami" sbottai dirigendomi verso le scale poggiando il braccio  sul corrimano, girandomi per salire.

Quando avvertì la sua presa sul mio avambraccio, voltai il viso, vedendolo scuro in volto.

"Non iniziare a fare la bambina capricciosa, non ho voglia di discutere, vestiti e parliamo" lasciò la presa, prendendo posto sulla poltrona, prendendosi la testa tra le mani.

mentre ero in camera per vestirmi, sentii James parlare a bassa voce con tono agitato,
Mi sporsi sulla porta per sentire ciò che riuscivo a catturare della chiamata.

"Si te l'ho detto, gliene parlo ora"

"No è in camera sua, ho paura che non mi vorrà più vedere, io non posso perderla e non voglio"

"Certo lo so, grazie...si ciao"

Tornai in camera, poggiandomi al muro inspirando.

Perché aveva paura che non l'avrei più voluto, perché tanta paura di perdermi? Se voleva parlarmi allora era davvero una questione importante, ma sopratutto con chi era al telefono?

Troppe domande e le risposte le avrei trovate solo parlando con lui, mi nascondeva qualcosa, ma le parole che uscirono non erano diseredanti, ma erano preoccupate e sottili.

M'infilai una maglia e un pantaloncino scendendo le scale titubante.

Alzò lo sguardo preoccupato verso di me, per poi rigirarsi, presi postazione davanti a lui come la sera prima, questa volta non ci sarebbero state interruzioni, poggiai i palmi sulle ginocchia serrate e aspettai che cominciasse restando in silenzio, solo con il rumore degli uccellini che cinguettavano fuori da quelle quattro mura.

Lo vidi alzare un sospiro poggiando l'indice e il pollice vicino al setto nasale ed iniziare.
"Ci sono parti del mio passato che ti ho svelato, altre che ti dirò quando sarò pronto, ciò che è importante adesso è che tu sappia la verità"
Cominciò fissandomi, annuii presa dalle sue parole sentendo la gola che pizzicava.

"6 mesi fa all'incirca sono tornato a Miami per risolvere una questione, avevo ricevuto la notizia che Mio padre e la sua compagna erano morti in un'incidente stradale in un modo in solitario a mio parere, Rudy non si presentò ovviamente al funerale, per lui non erano mai stati niente, solo due persone che gli offrivano una casa dei vestiti e soldi" lo vidi fermarsi e deglutire, aveva di sicuro la gola secca, feci per alzarmi per prendere qualcosa ma mi fermò ghiacciandomi con lo sguardo, mi rimisi comoda, aleggiava un'aria troppo pesante.

"Mi presi la responsabilità di firmare tutte le carte e di consultare il testamento, dove tutto andava lasciato in eredità a me e Rudy, la casa a Rudy non interessava, lui voleva metà del locale, ma non una somma di soldi, diventando socio con me, ma ciò che m'incuriosii di più fu che la compagna di mio padre aveva lasciato in eredità a sua figlia tutti i suoi gioielli di valore, diamanti, oro, pur non essendosene mai presa cura." Alzò lo sguardo indignato verso di me, sentii il sangue scorrere nelle vene diventare freddo, il cuore pompava più veloce.

"Eleonor Anderson" pronunciò quel nome con astio, rimasi a fissarlo mentre gli occhi pizzicavano doloranti, il cuore saltò i battiti per tornare più prepotente di prima, avvertii un giramento di testa come se fosse tutto un sogno, vedevo la vita sgretolarsi davanti a me, sentii una lacrima amara scendere solcando la guancia, rimanendo impassibile incapace di muovere ogni singolo muscolo del mio corpo teso.

"Cindy, non credere che ti abbia usata, devo spiegarti ancora tutto, ti prego, fidati di me, eri l'esca perfetta per far tornare Rudy a Miami e scoprire cosa nascondeva, non avrei mai voluto, lo ammetto all'inizio ti odiavo e cercavo di detestarti ma qualcosa più potente dentro di me si smuoveva ad ogni tuo sguardo, hai i suoi stessi occhi ma i tuoi sono sinceri, mi parlano, loro mi conoscono meglio di chiunque altro"
Lo vidii alzarsi per venire verso di me, ormai il viso era bagnato, appoggiò una mano sul mio braccio ma lo scansai continuando a piangere.

"Va via ti prego James, va via, non so chi sei e non lo saprò mai, mentirmi così, ero un'esca, quale uomo avrebbe fatto una cosa simile, quale?" Le parole uscivano filanti tra i singhiozzi incessanti, si piegò alla mia altezza e mi prese il volto tra le mani, costringendolo a guardarlo con la forza.

"Cindy ti prego, ascoltami, lasciami finire, ho bisogno di te, da quando i tuoi occhi si sono posati su i miei" ci guardammo intensamente, anche se avevo lo sguardo appannato dalle lacrime vedevo i suoi pozzi, ci annegavo dentro, perché non c'era soluzione per tirarmene fuori.

Acconsentii scansandolo. Avrei dovuto sapere la versione dei fatti fino in fondo.

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