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2 Mesi Dopo

Andavo tutti i giorni o quasi a trovare mio padre, sembrava stesse meglio, erano fasi alterne, alcuni giorni era preso dalla depressione, altri era arzillo, con la paga misera che stavo guadagnando sarei andata poco lontano, a malapena riuscivo a saldare i debiti delle bollette, almeno l'acqua e il gas me l'avevano riallacciato.

Iniziavo ad uscire più spesso con Cameron e il suo gruppo di amici, certo non si può dire che ero felice ma riuscivo a distrarmi, anche se la sera al buio quando tornavo a casa mi stendevo sul letto e quando chiudevo gli occhi ripensavo a James, alle sue nubi grigie e profonde che potevano leggermi l'anima ed uccidermi lentamente come la lama di un coltello affilato, e mi sentivo ancora più sola di quanto non fossi, stringendo il corpo con le braccia e mettendomi un cuscino di lato per credere di avere compagnia.

Ricevevo messaggi da Katy ogni tanto, sul perché me ne fossi andata, ma la risposta era che dovevo stare accanto a mio padre, e lei anche se a stento tentava di credermi. Mi ripeteva spesso che gli mancavo ed anche a Kevin come del resto loro mancavano a me.

"Cindy muoviti con queste ordinazioni, i piatti da caldi stanno diventando surgelati" Cameron mi rinsavì dai miei pensieri, mentre ero ferma al bancone, con i gomiti poggiati sopra a reggermi il mento, guardando un punto fisso davanti a me, per la precisione un'opera con la tecnica del puntinismo appesa alla parete salmone.

"Si scusa Cam, eccomi" mi alzai in fretta prendendo i piatti, che scottavano ancora sotto, meno male si stavano raffreddando.

"Tavolo 7, mi raccomando, ultimamente vivi in un mondo tutto tuo" canzonò da dietro le mie spalle mentre porgevo i piatti ai signori

"Già" sussurrai tra me e me, se solo avesse saputo  in che mondo vivevo, avrebbe tenuto quella boccaccia da casca morto chiusa.

Mentre tornavo a prendere le altre ordinazioni, andai a sbattere con il fianco contro un tavolo rovesciando una bottiglia d'acqua sul povero malcapitato.

"Oddio mi scusi" gridai presa dal panico, correndo a prendere dei tovaglioli.

"Cindy, Cindy...fermati un attimo" mi prese le mani Cam da dietro il bancone, guardandomi negli occhi, aveva uno sguardo cristallino ma non era lo stesso effetto di James.

"Io...Oddio scusa Cam, sto combinando un casino" abbassai la testa sul bancone, dispiaciuta per i disastri che ultimamente commettevo.

"Tranquilla, è solo un po' d'acqua, tieni, portagli queste ali di pollo appena fatte, offre la casa ovviamente" mi suggerì, facendomi alzare la testa, guardandomi per apprendere se avessi capito.

Annuii prendendo una pezza per pulire e portando il piatto. Abbassai la testa mentre glielo porgevo ancora in imbarazzo per l'accaduto, non sapevo nemmeno il volto che aveva, probabilmente mi aveva preso per una psicotica con seri disturbi, in effetti non avrebbe avuto tutti i torti.

Mi piegai sulle ginocchia passando lo strofinaccio, ripulendo tutta la chiazza d'acqua.

Quando una mano forte mi toccò la spalla, sussultai, sentendomi attraversare da scosse all'interno, come solo una persona aveva saputo fare in 18 anni della mia vita.

Rialzai gli occhi, dalle scarpe salendo piano in su con lo sguardo. Mi si formò un magone in gola, il cuore tamburellava agitato, fin quando posai i miei occhi lucidi sulle sue nubi, rimasi paralizzata.

"Ciao Cindy" accennò rivolgendomi un sorriso da arresto cardiaco, sarei potuta morire all'istante, dopo 2 mesi senza i suoi occhi, senza il suo contatto, non avevo dimenticato, non dimenticavo nulla.

Flashback mi passavano davanti di noi due, li potevo riscontrare nei suoi occhi le due settimane che avevamo passato insieme tra tormenti, paure, desiderio ed eccitazione.

"Ci...ciao James" salutai titubante, rialzandomi in piedi, anche se il corpo sembrava pesare un macigno.

"Come stai?" Chiese scrutandomi solo come lui sapeva fare, e mi perdevo di nuovo dentro quei pozzi che desideravo avere addosso al mio corpo, che imploravano di muovermi ancora.

"Sto, scusa ma devo andare Cam mi sta chiamando" tagliai corto, per il momento imbarazzante che si stava creando sul posto di lavoro, mi stava diventando la gola secca, e l'agitazione che avevo dentro aumentava di sguardo in sguardo.

"Ferma...chi è Cam?" Chiese in tono risoluto, lanciandomi un' occhiata penetrandomi l'anima.

"Mi chiedi davvero dopo 2 mesi chi è Cam? Che t'importa? Ti ha detto Katy dove trovarmi?" Gridai isterica fuori di me, mentre i clienti si voltarono preoccupati, ma non m'interessava.

"Cindy puoi venire un attimo qui?" Chiese digrignando i denti Cameron, fulminandomi con lo sguardo.

"Devo andare come puoi vedere, il mio CAPO mi chiama" sottolineai capo, in caso si fosse scordato che ero a lavoro.

"No Katy non c'entra niente, non avrebbe parlato neanche sotto tortura. Lo sai vero che dobbiamo parlare?" Sussurrò abbassando la voce, per non farsi sentire da orecchie indiscrete.

"Per dirci cosa? Non abbiamo nulla di cui parlare" asserii in tono secco, lui non poteva sapere chi ero, ma io sapevo chi era lui, e ciò bastava.

"Lo sai di cosa dobbiamo parlare, sei scappata via, ho preferito lasciar correre per far calmare le acque, ma è giusto che tu sappia" ribatté fissandomi scuro in volto. I suoi pozzi erano ancora più profondi di quanto mi ricordassi e vederlo lì mi faceva solo più male, una ferita ancora aperta che si stava sfracellando sempre di più.

"Non m'interessa se quella sera te la sei sbattuta, non m'interessa sapere chi era, non m'interessa niente, per quanto mi riguarda la cosa muore qui" Risi in preda al nervosismo, gli occhi dei clienti erano ancora puntati addosso a me.

"Cindy, ti ho detto di venire qui" mi rimproverò in tono severo Cam.

"Avremo modo di discutere" m'informo James prima di alzarsi dalla sedia e poggiare una banconota sotto il posacenere.

Mi voltai senza degnarlo di risposta con una morsa al petto e sentii la porta richiudersi con il fastidioso tintinnio.

"Scusa Cam, non volevo alzare la voce" dissi in tono realmente dispiaciuto.

"Vieni qui" mi fece cenno di fare il giro e andare dietro al bancone, portandomi vicino alla porta che dava sul retro, lasciando Luke ad occuparsi momentaneamente del servizio.

"Ascoltami bene Cindy, io non so che problemi hai o avevi con quel ragazzo, ma quando sei sul posto di lavoro pretendo serietà e cordialità, mi sono spiegato?" Il tono risoluto mi fece sentire piccola come una formica, aveva ragione, dovevo mantenere la mente lucida, ma come potevo? La logica andava a farsi fottere quando di mezzo c'era James, anche prima di sapere chi fosse.

"Hai pienamente ragione...e se vuoi cacciarmi non ti darei tutti i torti" mi slacciai il grembiule poggiandolo sulla cassapanca di legno verniciata di verde.

Mi fissò per una manciata di secondi, vedendo comparire un sorriso premuroso sul volto, mi destabilizzò non era da lui, in un altro momento ci avrebbe provato come era solito fare.

"Stasera usciamo, Nada pensieri e su i bicchieri, ci stai? E non preoccuparti, succede a tutti di avere giornate no, prenditi il resto della giornata libero, ti passo a prendere stasera" disse in tono dolce e scherzoso, facendomi sorridere annuendo.

"Grazie Cam, sei un amico" lo abbracciai, prima di uscire dal retro, prendendo una boccata di ossigeno, facendo un grosso sospiro.

Avrei voluto evitare James, ma la curiosità mi spingeva ben oltre, ci avrei riflettuto a lungo sul da farsi e su cosa dire una volta trovati faccia a faccia.

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