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Scusate se per il momento ho messo solo parti di Cindy, ma mi serve lei ora, James tornerà molto presto 😉

Tornai a casa, mi passai il dorso sulla fronte imperlata di sudore e non era per il caldo, anche se ancora le giornate erano tiepide, sapevo che a procurarmi palpitazione ed agitazione era stato rivedere James.

Era ancora più bello di quanto ricordassi, 2 mesi potevano sembrare pochi ma quando dentro di te esplodono emozioni come un vulcano in eruzione, sembrava che fosse passata un'eternità.

Mi tolsi i panni sporchi di lavoro buttandoli nel cesto per il bucato.
Aprii il rubinetto del box doccia e infilai un piede per sentire la temperatura.
Ero sollevata a sapere che almeno potevo usufruire di un po' d'acqua calda.
M'immersi lasciando scorrere l'acqua addosso al mio corpo nudo e fragile.

Si ero fragile, vederlo non mi aveva gioito affatto, anzi aveva riaffiorato in me ricordi che volevo cancellare, ricordi che portavano dolore, anche i nostri momenti belli erano ricordi che mi spezzavano come rami secchi di un albero.

Perché mi era venuto a cercare? Era l'unica domanda che mi assillava più di tutte la testa piena di pensieri e confusione.

Uscii dalla doccia avvolgendo un telo intorno al corpo, andando in camera aprendo l'armadio.
Scorsi un vestito di Katy appeso sulla gruccia.

Lo presi in mano e lo strinsi forte, mi mancava. Mi mancavano le sue risate, le sue battute anche in momenti inopportuni, la sua voglia di vivere e tirare sempre su il morale, mi mancava il modo in cui pettinava i miei capelli come se fossi stata una bambina che aveva bisogno di premure, la sua riga dritta e perfetta di eyleyner e si voltava verso di me con un'espressione buffa, schiudendo gli occhi per aspettare la mia approvazione.

Mi mancava Kevin, era diventato un fratello maggiore per me, mi aveva salvato la vita beccandosi una pallottola, mi aveva confortato e rivelato dettagli dolorosi del suo passato.

Vedevo la mia vita vuota e triste qui in Tennessee, vedevo una Cindy che stava troppo stretta in questa città.

Indossai il vestito verde smeraldo, diceva Katy che aveva il colore dei miei occhi.
Mi guardai allo specchio compiaciuta di come apparivo all'esterno, sedendomi sul bordo del letto per allacciare dietro i sandali col tacco neri.

Sentii un rintocco di nocche sulla porta.
Presi la pochette e scesi di corsa i gradini, ricordandomi di uno che scricchiolava sempre.

"Arrivo" accennai.
Quando aprii la porta, un torace duro venne incontro al mio corpo facendomi arretrare.

Ansimai respirando forte. Alzai gli occhi e incontrai i suoi pozzi, poggiò un palmo al lato della mia testa.

"James, che diavolo ci fai qui" dissi tutto d'un fiato alterata. Non andava bene, non andava affatto bene averlo lì e sopratutto non così vicino.

"Ti ho detto che dobbiamo parlare, sono venuto fino a qui cazzo" imprecò fissandomi le labbra, sbattendo il palmo sul muro, staccandosi da me, facendomi tornare a respirare.

"Non te l'ho chiesto io di venire, hai fatto tutto da solo, come facevi a sapere dove abitavo? La vedi la porta? Ecco guardala, puoi uscire da quella e tornare alla tua vita agiata a Miami" gli puntai un dito contro alzando la voce, non avevo bisogno delle sue stupide spiegazioni, non avevo bisogno di un principe che mi venisse a salvare dall'inferno che avevo dentro.

"Ti ho seguita quando sei uscita da lavoro. Questa Cindy arrogante non mi piace e non ti appartiene" asserì scrutandomi, aveva le nubi in tempesta.

"Beh, poco m'importa...perchè questa piace a me, quella di Miami non esiste più" feci un gesto con la mano per fargli intendere che era svanita, dissolta.

Ci guardavamo in cagnesco, vedevo la vena del suo collo pompare, la mano stretta in un pugno, sapevo che voleva spiegarmi tutto, ed infondo sapevo che mi desiderava come io desideravo ancora lui, ma non potevo, non avrei più potuto, era cambiato il corso delle cose.

Avvertii lo stridulo di gomme sull'asfalto, potevo riconoscere che fosse la macchina di Cameron.

Superai James con una spallata, accertandomi che fosse davvero così, ed infatti era Cam con Luke alla guida.

Lo vidi aprire lo sportello e dirigersi verso la mia direzione.

Mi salutò con un gesto della mano ed un sorriso a trentadue denti, lo stesso sorriso da piacione.

"Ehi Chica" si avvicinò con portamento fiero.
Appena vide la figura di James fare capolino da dietro di me, s'incupì corrugando la fronte alta.

"Ciao Cam" lo salutai, non badando a James, che sospirava, anche se il suo alito caldo soffiato dietro la mia nuca mi mandava in fibrillazione.

"Viene anche lui?" Inarcò un sopracciglio indicando James. Mi voltai verso di lui che guardò Cam come se volesse sbranarlo.

Aprì  bocca per parlare ma lo precedetti.

"Lui? No figurati...andiamo dai" mi avviai verso il vialetto con Un Cameron perplessò.

"Ah dimenticavo, quando esci chiudi la porta" mi rivoltai verso James con un sorriso trionfante, mi guardò congelandomi dentro e mandandomi scariche di piacere, ma dovevo dimenticare, almeno per il momento.

Salimmo in macchina e salutai Luke battendo una mano sulla sua spalla dal sedile posteriore, mi guardò dallo specchietto retrovisore sorridendomi.
Almeno lui non faceva il casca morto e poi non era il mio tipo, aveva i capelli biondi e gli stessi occhi cristallini di suo fratello Cam.

"Cindy" mi chiamò Cam mentre guardavo fuori dal finestrino, il tragitto che stavamo percorrendo.

"Dimmi" risposi ripensando a James e tutto ciò che stava capitando.

"Quel ragazzo che oggi è venuto al Fast-food e ora a casa tua, che vuole?" Si voltò con il viso per incontrare i miei occhi.

Lo fissai sospirando, scuotendo la testa.
Avrebbe dovuto farsi gli affari sua e meno i miei, ma gli risposi come meglio credevo d'altronde era pur sempre il mio datore di lavoro al momento.

"Niente, è un conoscente" ammisi mentre il cuore perdeva battiti.

"Allora perché oggi hai urlato?" Mi chiese, grattandosi la nuca castana, non del tutto convinto.

"Vedi Cam, il fatto che tu sia il mio datore di lavoro non ti permette di farmi domande su ciò che faccio o non faccio nella mia vita privata" gli regalai un sorriso finto, mentre Luke aveva parcheggiato la macchina vicino ad un Pub, forse l'unico più affollato qui in Tennessee.

"Bene, allora se ci provo non avrò problemi vero? Cioè non mi punterà una pistola contro uccidendomi" rise di gusto aprendomi lo sportello per farmi scendere.

"No, ma ti uccido io" confermai rivolgendogli un sorriso sarcastico.
scesi dalla macchina dirigendomi dentro il pub.
Avevo bisogno di bere e illudermi di essere felice, illudermi che tutto questo era un brutto sogno e che mi sarei svegliata nel mio caldo lettino all'età di 7 anni.

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