29

8.7K 519 129
                                    




Salii i gradini delle scale più in fretta possibile, i singhiozzi non smettevano di torturarmi l'anima spoglia.

Quanto dolore si può sopportare? Quanta sofferenza si è disposti a sopportare?, tanta forse troppa, l'avevo ammucchiata abbastanza, tanto da non rendermene più conto.

Era il figlio di Richard e solo questo bastava a straziarmi, a maledirmi. Cieca, ecco cosa ero stata, una stupida che crede solo nelle favole, pensavo di poter provare un briciolo di felicità, che illusa che ero, lo sono sempre stata.

Sapere che anche Rudy era il mio fratellastro mi faceva salire un senso di nausea, le sue parole sputate con cattiveria, il collier, quesiti che avrei lasciato senza risposte, per gettare tutto il marcio fuori.

Aprii le ante dell'armadio, scaraventando tutti i vestiti sul letto, presi il borsone e infilai tutto dentro in maniera scomposta, non era tempo per piegare i vestiti, non piegavo nemmeno la mia vita, figurarsi.

Mi recai in bagno gettando tutti i trucchi e profumi all'interno della borsa. Mi fermai ad osservarmi allo specchio, ero vuota, priva di qualsiasi emozione. Sfilai il vestito rotto appallottolandolo. Mi sciacquai il viso rigato da lacrime e rimmel colato dal troppo pianto, il rossetto sbavato, i capelli disordinati li rilegai in una coda alta, senza curarmene troppo dei capelli che ne fuoriuscivano. M'infilai una canotta nera, un Jeans e un paio di stivali bassi.

Gettai un'ultima occhiata all'attico. I ricordi erano lì presenti e nitidi, non mi abbandonavano.
Quando James mi inchiodò al muro premendo il suo torace duro contro di me, i baci affamati con cui ci divoravamo, la nostra prima volta tra quelle lenzuola immacolate, potevo sentirne ancora l'odore dei nostri sessi che si strusciavano, l'odore dei nostri corpi nudi e il profumo che si mescolava in un'unica fragranza micidiale.

Scossi la testa indignata da tutto ciò. Presi il Borsone, poggiandolo sulla spalla, aprii la porta e la richiusi sbattendola, lasciando l'emozione lì dentro come il mio cuore.

Mi affrettai a scendere i Gradini di Ferro, quando scorsi la macchina di James. Il cuore a quella vista perse un battito, rimasi un attimo impalata ed interdetta, gli occhi si stavano di nuovo offuscando, li chiusi un secondo per non permettere che uscissero più lacrime.

Udii delle voci, che si avvicinavano sempre di più al mio udito. Riconobbi la voce di James e Josh. Presa dal panico di rivederlo, scesi tutti i gradini nascondendomi dietro di essi. Non volevo sentire la loro conversazione, non sarebbe servito a nulla, solo la paura di vederlo avrebbe potuto impedire al mio corpo di partire. Restaii lì buona, con una mano sulle labbra secche e screpolate, le labbra che lui aveva assaggiato, fin quando non sentii la macchina di James mettersi in moto e sparire sgommando.

M'incamminai a passi spediti verso la fermata, verso ciò che avrei dovuto riprendere, mentre il sole mi faceva compagnia, illuminandomi la strada ad ogni passo.

Pov.James

Mi stropicciai gli occhi con un palmo, rigirandomi tra le lenzuola che profumavano di lavanda, un'odore sconosciuto al mio olfatto di prima mattina. Tesi una mano verso il comodino, toccando a tentoni, senza poggiare mai la mano sopra che vagava nell'aria.

"Buongiorno J. Dormito bene?" aprii gli occhi di scatto al sentire quella voce Melensa. "che...che cazzo ci faccio qui?" sbottai maledicendomi, tirandomi su dal letto, scostando le lenzuola, buttandole a terra, prendendomi la testa tra le mani.

"Tranquillo, ti sei solo appisolato" disse sbuffando, alzandosi dal letto.
"Ieri quando mi hai accompagnato, ti ho supplicato di rimanere, ti ho offerto qualche Drink e mentre parlavo sei crollato, ho preferito non svegliarti" aggiunse, afferrando un pacchetto di sigarette sul comò porgendomene una.

STRONG Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora