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Quel pomeriggio,dopo la tavola calda,ci dirigemmo a casa del suo amico,se tale si può definire,stava in un quartiere abbastanza trasandato rispetto alla zona delle ville.
Era un condominio dalle mura rosse,e il portone aveva dei vetri rotti,Katy suonò al citofono dove la voce roca di un ragazzo arrivò alle nostre orecchie.

"Si,chi è?"
"Kevin sono Katy,c'è una mia amica con me,puoi apririci"
"Ultimo piano,salite"
Katy mi guardò facendomi l'occhiolino,e con un cenno della testa di seguirla,il borsone era pesante,dopo averlo tenuto tutto il giorno in spalla,mi aveva lasciato il segno sulla pelle divenuto rosso,e le scale per il quarto piano mi avevano tolto quasi la riserva d'ossigeno,le gambe tremavano e diventavano pesanti ad ogni scalino.
Quando vidi affacciato alla porta bianca un ragazzo in canotta e pantaloncini corti,
Abbronzato e fisico palestrato,i capelli morì in cui ricadeva un ciuffo davanti,e due occhi neri come la notte,era proprio bello come l'aveva descritto Katy,ma non ero qui per gli uomini tanto meno per uno che aveva una relazione con lei.
Katy si buttò in collo a lui,divaricando le gambe,dandogli un bacio scoccato sulla guancia.

"Piacere Kevin,tu sei?" Mi tese la mano muscolosa,con un leggero sorriso.
"Cindy,piacere" mi fece spazio con la mano per entrare e ci prese i borsoni dalle spalle,per portarli nelle rispettive camere.
"Scusate se non ho messo a posto,sono un casinista" ci mostrò le camere grattandosi la nuca imbarazzato per il disordine,e io e Katy scoppiamo a ridere.
"Non preoccuparti va più che bene" riferì Katy battendogli una mano sulla spalla.

Mi buttai a peso morto sul letto,lenzuola che sapevano di pulito,soffici,e una piccola finestra,dove entrava la giusta luce,per riscaldare l'ambiente,un comodino bianco essenziale e un armadio a due ante beige,che bastava sicuramente per la poca roba che avevo dietro con me.
Mentre posavo la roba sulle grucce,gli occhi mi si velarono di malinconia misto a panico,dovevo avventurarmi per cercarla,e sarei andata oggi.

Mi pettinai i capelli,e andai di la in salotto.
"Katy io esco,devo fare una cosa,ci vediamo più tardi" indicai con l'indice la porta,e lei mi fissò alzando un sopracciglio,per poi sedersi sul divano,poggiando i piedi sul pouf difronte.
"Ok,stai attenta a dopo" mi buttò un bacio,e con un magone mi avvia svelta per le scale,per non avere ripensamenti su ciò che avevo immaginato da 11 anni,avevo preparato tanti discorsi,mentali per poi riportarli su carta,ma non avevo mai trovato frasi giuste,perché solo quando l'avrei guardata negli occhi avrei capito cosa potevo dirgli.

Camminavo per le belle vie,piene di ville lussuose,macchine da urlo,e porticati,quando arrivai davanti ad una di queste,con un cancello in ferro battuto moderno,contornato da delle mura beige,con una targa dorata vicino alla cassetta delle lettere.
'Richard Miller-Eleonor Anderson Miller' passai l'indice sul rilievo,fino ad arrivare al suo e staccarmi come se avessi preso una scossa ripercossa fino al cuore.
Quella donna aveva messo il cognome di quell'uomo,l'avrei rivista,il panico e l'ansia erano i miei nemici,la forza la mia alleata,non mi sarei lasciata sopraffare da altre emozioni negative,strinsi i pugni e chiusi gli occhi prendendo un respiro,e schiacciai il piccolo bottone in acciaio del campanello.
Sentii una voce maschile giovane e dolce,forse era il figlio,forse avevano fatto un figlio,che lurida,pensai,e con un altro respiro,e la mano sullo stomaco per non rimettere tutto risposi in un lieve sussurro,
"Si,ehm,mi può aprire?",che figura,cosa potevo dirgli,chi sono?,cosa volevo?, aspettai 2 minuti e il cancello si aprì dinanzi a me,e a piccoli passi mi avviai,affascinata dalla vista di un vialetto costeggiato da fiori di tutti i colori,palme,alberi di ciliegio,quando vidi sulla soglia della grande porta beige,un ragazzo biondo con un ciuffo che gli copriva mezz'occhio.

"Se stai cercando J. ti fermo subito,è uscito per delle commissioni,però come alternativa ci sono io" mi fece un sorrisetto sornione,portandosi il ciuffo di lato con un gesto della mano.
J.?!? Pensai dentro di me,quanti figli avevano?!?non volevo destare sospetti,quindi annuì e aggiunsi.

"Ah,capisco...e senti Eleonor?" Chiesi perlustrando l'interno di casa,cercando di cogliere qualcosa dalla soglia,con il ragazzo davanti,appoggiando la spalla allo stipite.

"Credo che arrivi tardi,Eleonor e Richard sono morti 5 mesi fa in un incidente d'auto,non te l'ha detto J.?" Sgranò gli occhi,scuotendo la testa incredulo,la mia testa stava elaborando,il mio corpo fremeva,girovagavo con lo sguardo,non poteva essere così,la donna che dovevo affrontare per 11 anni,l'ultimi risparmi che avevo buttati nel cesso,per sputare veleno,e lei non c'era,morta,non era possibile,mi presi un lembo del top e lo stropicciai,gli occhi in fiamme,volevo urlare,rompere tutto quello che mi capitava a tiro,piangere non di dolore ma per non avergli detto quello che avrei dovuto dirgli,incosciente,partire senza sapere niente,nessuno mi aveva informata,e forse mio padre lo sapeva,e me l'aveva tenuto nascosto,ora mi spiegavo del suo sorriso,lo sapeva che sarei venuta qui,glielo promisi quel giorno quando lessi il biglietto,e sapeva che non l'avrei trovata,e ora ero qui immobile,con il corpo di cemento di fronte a questo ragazzo che mi guardava come se non capisse e aspettasse una mia reazione,che non veniva,strinsi ancora di più il top,conficcandomi le unghie nel palmo.

"Non lo sapevo,scusa,addio" con un magone sullo stomaco,mi voltai velocemente e presi a correre come una pazza,correvo e il ragazzo sentii dire in lontananza
"Almeno dimmi chi sei",non mi voltai sussurrai solo dentro di me
'Nessuno',ora lo sapevo,non ero nessuno in questo mondo,corsi a perdifiato,scontrandomi con la gente,per dimenticare tutto,tutta la mia vita come flashback,volevo resettare tutto,ma non si può,sono pezzi che ti compongono,avrei scovato prima o poi questo J.,cosa c'entrava con quella donna,e chi era,l'ho promesso al mio cuore,che sarei stata sempre Forte,anche ora che avevo gli occhi appannati,e lacrime acerbe scorrevano sul mio viso.

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