#20# ~Posso avere...~

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Hope

Avrei sperato di potermi lavare tutti i piatti a mano, in modo da perdere più tempo possibile e non dover affrontare gli occhi seri e glaciali di Louis, che in quel momento mi stavano scannerizzando l'anima dall'altra parte della stanza.

Quando faceva così era davvero inquietante, ma capivo anche che, avendo messo un po' di carte sul tavolo lui, si aspettava un mio rilancio.
Forse il tempo per abituarmi alla nuova vita era scaduto... Forse era ora che superassi la cosa e coninciassi veramente ad affrontare la realtà.

Non credevo che sarei rimasta in Inghilterra per sempre, perciò avrei rivisto mia madre e tutto quello che mi aveva segnato la vita.

Mi rannicchiai sul divano, accanto a Fé, intenta a guardarsi il film che le gemelle avevano scelto: Barbie e lo Schiaccianoci non faceva per me...
Però rimanevo lì, incastrata tra la maggiore delle Tomlinson, le piccole di casa e gli occhi più freddi e seri che avessi mai visto.

Fa veramente paura.

Il bello era che non cercava nemmeno di nascondere la cosa, no: braccia incrociate, gambe accavallate e sguardo dritto su di me.
Se sperava di mettermi soggezione, ci stava riuscendo alla grande...
Di solito ero abbastanza indifferente a chi mi fissava, ma non a quel genere di sguardo e tantomeno a LUI.

Louis aveva uno strano effetto sul mio corpo; sentivo caldo e allo stesso tempo sudavo freddo.

- Ti consiglio di farlo smettere, o Daisy comincerà a piangere. - Mi sussurrò la ragazza accanto a me.

Guardai la bambina e notai che aveva gli occhi lucidi e cercava di nascondersi dietro la sorella, mentre Louis, accanto a lei, continuava le sue minacce silenziose.

Sospirai alzandomi e feci finta di guardare l'ora sul pendolo della stanza: - Mmm... Posso andare a riposarmi? Così giochiamo insieme domani mattina se vi va... - Proposi alle gemelline, che sbuffarono tristi, ma poi annuirono rassegnate.

La mora mi diede la sua approvazione, con un sorriso complice e io passai di fianco a lui, mimandogli un: "Alza il culo, cazzo."
Fine come sempre, dovevo ammetterlo.
Lui scattò in piedi e salutò le altre, seguendomi al piano di sopra in silenzio e trafiggendomi la schiena con i suoi dannatissimi occhi azzurro ghiaccio.

Percorsi il corridoio svelta e gli aprii la porta della sua camera, facendo cenno di precedermi, prima di chiudermela alle spalle e lanciargli un'occhiata truce: - Levati quella faccia, non puoi incazzarti per una cosa del genere. -

Louis si mise seduto sulla sedia della scrivania e alzò un sopracciglio: - No? Non mi hai raccontato nulla di te, mentre i miei genitori lo sanno! Non dovrei esserlo?! -

Era fottutamente pazzo! - Ma che cazzo ci posso fare io se loro conoscono il mio caso?! - Risposi, urlando.

Il ragazzo si rabbuiò maggiormente e vidi gli occhi farsi sempre più scuri: - Io non sapevo avessi un "caso". E se loro invece ricordano benissimo il tuo nome, nonostante tu venga dall'America, deduco sia stata una lunga battaglia legale. -

Distolsi lo sguardo, stringendomi nelle spalle; non era stata solo lunga, ma anche complessa e pesante.
E il risultato si vedeva nelle chiamate skype tra me e Rule: lui nella marina militare e io in Inghilterra.

- Mi sbaglio? - Domandò lui, ancora irritato.

Scossi il capo, osservando i tasti neri del pianoforte e tornando indietro con i ricordi.
Era stato il periodo, anzi... il momento più brutto della mia vita e non sapevo nemmeno come fossi riuscita a scampare alle case di ricovero psichiatrico.

Non era solo la dieta di mia madre ad avermi portato all'anoressia... C'era stata una lunga battaglia contro me stessa.

- Non giudicherai? Continuerai a essere... così? - Mi misi seduta per terra e mi presi la testa fra le mani.

Hitboy ~ Louis Tomlinson [Ended]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora