Capitolo 8

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Sono cinque minuti che siamo in macchina e, dopo avergli detto l'indirizzo di casa, nessuno dei due ha aperto bocca. Aveva detto che mi voleva parlare, quindi ho aspettato che mi rivolgesse parola, ma sinceramente la situazione è diventata davvero imbarazzante, così decido di prendere la situazione in mano.
<<Allora...di cosa volevi parlarmi?>>
Lo osservo aspettando la sua risposta. Osservo il suo profilo: parto dal naso, poi la bocca, scendo sulla mascella squadrata, e poi osservo come è vestito:giacca scura, camicia bianca con i primi due bottoni aperti dove si intravede un petto liscio, poi proseguo squadrando le sue gambe muscolose avvolte in pantaloni eleganti dello stesso colore della giacca.
<<mi stai fissando>> sobbalzo a quelle parole presa alla sprovvista.
Sento le guance che mi si tingono di rosso per l'imbarazzo.
<<mmh>>tutto quello che riesco a dire.
Eppure eri una ragazza abbastanza intelligente, una volta.
Scuoto la testa nel tentativo di riordinare le idee e cercare qualche cosa da dire, ma il mio cervello ha sicuramente smesso di funzionare visto che non mi viene in mente niente di sensato da dire,quindi ripeto chiarendomi la voce: <<cosa volevi dirmi?>>
Tamburella le dita sul volante della macchina. Sembra nervoso.
<<ok.ok. Mi dispiace per questa sera, non volevo sembrare uno stronzo>>dice tutto d'un fiato.
Non lo smentisco. Non dico niente, d'altronde si è comportato da perfetto stronzo, così prosegue:<<Non volevo portarti a letto>> mi lancia un occhiata e io lo guardo con diffidenza <<cioè,non subito almeno>> aggiunge a bassa voce strappandomi una risatina.
Incoraggiato da questo prosegue<<il fatto è che solitamente è quello che vogliono da me.>> dice con un alzata di spalle e con indifferenza, ma nel suo sguardo passa un'ombra di tristezza.
Resto in silenzio non sapendo bene cosa ribattere.
<<Ma te no. E questo mi incuriosisce parecchio. Ti ho visto solo ieri per la prima volta, ma posso dire con certezza che non sei come le altre ragazze che ho incontrato. E poi questa sera ne ho avuto la conferma.Sono passati anni da quando qualcuno mi ha detto in faccia cosa pensava di me.>> dice con una risata scuotendo la testa.
<<a proposito di quello, mi dispiace. Non dovevo risponderti così.>>mi copro la faccia con le mani celando il mio imbarazzo.
Logan con una sua mano mi prende le mie e le toglie dalla mia faccia portandomele in grembo<<hai fatto bene. Me lo sono meritato.>>
La sua mano è ancora intrecciata alla mia e, come è successo anche ieri al bar, sento il calore che si irradia in tutto il corpo procurandomi una piacevolissima sensazione.
Non ero così a mio agio con un ragazzo appena conosciuto da...beh da mai. Solo con Josh lo sono stata fin da subito. Ma lui è Josh, è impossibile non sentirsi a proprio agio in sua presenza.
Il viaggio prosegue in silenzio, le nostre mai ancora intrecciate, e il mio cuore sta decisamente per avere un infarto.
Beh,almeno hai la possibilità di morire in dolce compagnia.
<<Allora raccontami un po' di te>> sento dirmi. Mi muovo a disagio sul posto e mi libero dalla sua presa. Non mi piace parlare di me e non voglio che Logan scopra del mio passato ed allontanarlo, perchè se scoprirà qualche cosa se ne andrà, ne sono sicura.
Penso a qualche cosa da dire senza andare troppo nel personale.
<<uhm...vediamo.Non sono nata qui.>>
Un argomento innocente, brava.
Mi guarda con un mezzo sorriso<<lo avevo capito quello. Sai, dal tuo accento. Non è sicuramente di qua.>> mi spiega quando ha visto che lo fissavo con sguardo interrogativo.
<<Quindi dove sei nata?>> aggiunge.
<<in Italia>> gli rispondo tesa non sapendo quale sia la prossima domanda.
<<Wow. Mi piace l'Italia. Ci sono stato un po' di anni fa, precisamente a Firenze.>>
Rispondo che io sono nata vicino Roma ma che una volta sono stata anche io a Firenze.
Ci sono stata in gita il primo anno di superiori, ed eravamo andati a visitare gli Uffizi.
Ricordo che ero emozionatissima prima di partire, era la prima volta che uscivo dalla mia città a e non vedevo l'ora di osservare dal vivo quei bellissimi quadri che fino ad allora avevo visto solo sui libri di storia dell'arte.
È stata una gita fantastica, ricordo con un sorriso.
Poi mi investe il ricordo di quando sono tornata a casa, ritornata da Firenze e ho trovato mia madre e Paolo che sniffavano sul tavolo della cucina.
Scuoto la testa cercando di scacciare via i brutti ricordi e mi giro a guardare Logan.
Mi sta fissando con la fronte corrugata, probabilmente si è accorto del mio improvviso cambiamento d'umore.
Gli sorrido per fargli credere che va tutto bene, ma il mio sorriso sparisce immediatamente alla prossima domanda.
<<e i tuoi genitori sono ancora a Roma>>.
Deglutisco rumorosamente <<Non lo so>> dico con un sussurro.
Sento i suoi occhi su di me, ma io non ho il coraggio di alzare lo sguardo dalle mie mani intrecciate.
Per un tempo che mi sembra infinito, o almeno così mi sembra, nessuno dei due non dice niente, e il silenzio nella macchina si sta facendo davvero opprimente.
<<allora...Lavori tutti i giorni al club del padre di Colton?>> dice ad un certo punto. Al nome del coglione faccio una smorfia, ma ringrazio mentalmente Logan per aver cambiato argomento e non avermi chiesto spiegazioni alla risponda alla sua domanda precedente.
<<No,solo dal venerdì alla domenica. Gli altri giorni lavoro in un ristorante vicino casa.>>
Cala nuovamente un silenzio imbarazzante in macchina.
Complimenti Mel! Probabilmente ti sei giocata tutte le possibilità con Logan con il tuo strano comportamento.
Pochi minuti dopo ferma l'auto davanti al portone del mio appartamento.
<<grazie per il passaggio>> Gli dico sorridendo.
<<Di niente. Ciao Melanie>> mi risponde semplicemente.
Esco dalla sua macchina tristemente e resto sul ciglio della strada ad osservare la macchina di Logan allontanarsi fino a quando esce dalla mia visuale.
Sospriro e rientro nell'appartamento convinta di aver rovinato tutto, ancora una volta.

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