Atto ventiseiesimo

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~Mark Ansey~

Erano ormai trascorsi due giorni senza Lucy. C'erano momenti in cui fissavo il cellulare per ricevere messaggi dall'ospedale . Speravo che Lucy si svegliasse e potesse vedere quanto era bella nostra figlia, ma niente.
Non riuscivo neanche ad andare in ospedale, non sapevo cosa fare.

Subito chiamai Max.
"Pronto, Max... Potresti venire da me e badare a Daisy oggi?"
Lui senza troppi problemi accettò e dopo 30 minuti si presentò a casa.
"Scusa, ma devo fare una cosa." Gli dissi ed uscii di casa.

Guidai fino al cimitero della città.
"Ciao nonno." Dissi davanti una lapide di marmo bianco.
"È da tanto che non vengo a salutarti. Sai adesso avrei proprio bisogno di una voce dolce come la tua... Tu quando hai perso la nonna come stavi?? Io... la mia ragazza è in ospedale ed io mi sento vuoto -mi accucciai davanti alla sua foto- Non riesco a fare più niente."
In lontananza cominciai a sentire il pianto di un bambino. Mi alzai per andare a guardare e vidi un corpo rannicchiato su se stesso davanti una croce di legno.
Dal cielo cominciarono a cadere piccole gocce di pioggia, allora io mi avvicinai al ragazzino e gli poggiai sulla schiena il mio giacchetto.

"Cosa vuoi?!" Mi gridò lui girandosi di scatto.
"Scusami, forse sono stato invadente." Dissi andando via.
Il ragazzino allora mi inseguì levandosi il cappotto.
"Questo è suo."
Io lo guardai negli occhi, erano completamente rossi, aveva i capelli tutti arruffati ed i vestiti strappati.
"A me non serve." Dissi, mentre la pioggia si faceva più fitta.

***

"Perché sei qui?" Mi chiese lui.
"Per mio nonno, tu?"
"Quella è la tomba di mia mamma." Disse indicando il posto dove prima era accasciato.
"Tuo padre?" Chiesi, doveva avere qualcuno da cui andare!
"Io non ho un papà." I suoi occhi si fecero cupi.
"Quanti anni hai?"
Lui si guardò le mani. "11" Disse e fece per andarsene.
"Hai un posto dove stare?" Gli chiesi.
Il bambino si voltò per due secondi e poi andò via coprendosi il corpo con il mio giacchetto che gli stava decisamente troppo largo.

***

Quando tornai a casa vidi Max addormentato sulla poltrona con la tv accesa, mente Bella e Daisy stavano giocando per terra.
"Ma bravo babysitter." Dissi io a bassa voce Max allora si svegliò di soprassalto e cercò delle scuse per spiegare la sua dormita.
"Non ti preoccupare, adesso do da mangiare a Daisy -dissi prendendola in braccio.- tu se vuoi puoi rimanere qui a dormire."
Mia figlia cominciò a ridere e a giocare, mentre io cercai di farle finire la cena. Bella intanto apparecchiava la tavola mentre Max dava una mano a cucinare.

Finito di mangiare, io, Daisy e Bella andammo a dormire sul lettone in camera, mentre Max si accontentò della poltrona.
La casa si stava facendo molto piccola, per tutte le persone che ci vivevano, eppure io mi sentivo ancora lontano dal sentirmi felice come prima.
Sarebbe bastata solo una persona, qui vicino a me, per farmi stare bene.

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