Capitolo 22 - Il "non giocatore"

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«Praticamente non ha soltanto Ivan come alleato per scontrarsi con voi, ieri sera aveva dalla sua parte un terzo giocatore di cui non conosco nulla. Se il combattimento si fosse svolto come sarebbe dovuto succedere sarebbe intervenuto a sorpresa, capovolgendo un loro eventuale svantaggio». «Tu come fai a sapere tutto questo?». «Sappi che non sto da nessuna parte, mi piace osservare ed equilibrare le situazioni». Aspetta un attimo... «Quindi tu saresti una sorta di mercenario che si diverte a mettere contro le persone? Allora sei stato tu a parlare di Tomio a Vale, lei non poteva saperlo». «Esatto. Sono stato io a riferirle tutto. Non mi piace macchiarmi le mani, preferisco muovere indirettamente in questa grande scacchiera i pedoni, che sareste voi. Semplicemente riferisco le informazioni che ricavo per far scorrere meglio questo gioco». Brutto stronzo! Mi vedrà abbastanza innervosito perché improvvisamente mette la sua mano sulla mia gamba e: «Sinceramente tifo per te, se no perché ti avrei mai parlato del piano di Vale?». Ovviamente per divertimento, non mi fido di te bastardo. «Ti ringrazio, ma preferirei non vederti più, mi fa schifo una persona che manipola le altre per il proprio divertimento o interessi. Dovresti imparare a macchiarti le mani, e sopratutto leva questa dannata mano dalla mia gamba». Prendo la sua mano dalla mia gamba e la lancio via. «Va bene, non pensavo la prendessi così male, speravo anche in un semplice "grazie"». In preda al nervosismo mi alzo e me comincio a camminare con l'intenzione di allontanarmi da lui. Dopo pochi secondi mi ferma chiamandomi per nome: «Koh! Devo dirti un'ultima cosa, sono sicuro che questo ti sarà abbastanza utile!». Mi fermo e mi giro verso di lui: «Parla». «Da quello che ho capito il tuo amico Elia sta investigando su questo gioco, non so se lo sai ma si è imbattuto nel terzo giocatore dell'alleanza di Vale, solo che non so come sia andata a finire. Se è ancora vivo potrebbe avere delle informazioni utili. Io lo avevo adescato ma non ha voluto parlarmi...». Elia cazzo, sempre a ficcanasare in questioni più grandi di te. «Grazie Esil. Che ne pensi di prendere una decisione e stare permanentemente dalla nostra parte per vincere contro tutti gli altri?». «No grazie, preferisco stare solo e osservare, si imparano sempre cose nuove sul modo di pensare umano, mi basta questo». Che ragazzo strano... «Spero proprio di non doverti uccidere un giorno. Addio Esil». Risponde sorridendomi: «È stato un piacere». Avrà un modo di pensare piuttosto psicopatico, ma mi da una buona impressione. Non mi posso fidare molto di lui però, proprio per questo spero di non doverlo incontrare più.

...

Pranzo con un panino ordinato in un fast food e scrivo a Elia che, dopo poco, mi risponde. Ci diamo appuntamento di pomeriggio sotto casa sua. Spero proprio che ciò che mi ha detto Esil sia vero, poter identificare il terzo giocatore sarebbe un vantaggio abbastanza utile. D'altra parte preferirei che non si sia immischiato in queste faccende più di tanto.

...

È sotto casa sua ad aspettarmi. Lo vedo su di giri, felicissimo e iperattivo. Probabilmente ha già capito che ha a che fare con le sue indagini. Saliamo in casa sua, meglio che la gente intorno non ci senta. Probabilmente la sua ansia di sapere cosa ho da dirgli aumenta di secondo in secondo perché non riesce a starsi fermo un secondo. Arrivati nella sua stanza mi siedo e schiarisco la voce: «Ciò che volevo chiederti è... Li sai fare gli esercizi di matematica?». Si blocca un attimo con una faccia dalle mille espressioni deluse e tristi. Non riesco a trattenermi dalle risate per la sua reazione. «Ok scherzi a parte. Cosa hai scoperto finora?». «Per fortuna era solo uno scherzo, ho avuto paura si essermi fatto tutte quelle illusioni per nulla. Comunque ho capito che c'è in atto una sorta di competizione tra persone con particolari caratteristiche. Vorrei capire però il motivo. Uccidersi a vicenda per cosa? Inoltre ho individuato uno di questi partecipanti. È un ragazzo che conosco solo di vista. Lo ho visto sprigionare luce a intervalli regolari, credo che questa sia una caratteristica dei giocatori visto che nella realtà non si è mai vista una cosa del genere. E poi sono pronto a puntare che anche tu fai parte di tutto ciò». Sono senza parole. Questo ragazzo ha uno spirito di osservazione assurdo. Ma perché non sfrutta queste potenzialità a scuola? Ho deciso: «Se ti dirò tutto, smetterai di indagare? Fidati di me, è troppo pericoloso». Risponde con aria di sfida: «Dipende... Se la cosa è intrigante non posso smettere. Però se sei qui da me vuol dire che ti serve qualcosa, quindi me ne parleresti comunque. In conclusione sia che io accetti che rifiuti le tue condizioni me lo diresti comunque. Perciò parla, non ti deluderò, stai tranquillo». Sbuffo e comincio. Parlo di come abbiamo ottenuto gli Elekt, dei poteri, dell'uso, di tutte le mie alleanze, inimicizie, uccisioni ed esperienze. Parlo della morte di Tomio e di F. Ad un certo punto mi interrompe: «Ma voi esattamente per cosa state combattendo? Vi hanno parlato di un premio, ma per prima cosa siete sicuri che rispetterà la parola data? E anche se fosse varrà la pena uccidere altre 29 persone per ottenerlo? Pensavo avessi una moralità superiore, e invece da quanto ho capito tu sei quello che ha ucciso di più. Non ti facevo così». Rabbrividisco.

The Elekt - Il giocoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora