Capitolo 1

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Il sudore mi cola lungo la schiena, sulla fronte e negli occhi. Le gambe mi tremano, squassando con quei fremiti la mia intera esistenza. Sento le guance scottare, il sangue che scorre incandescente sotto la pelle.

A pochi passi da me il ragazzo mi guarda, un sorriso sardonico stampato in faccia: sa che è in vantaggio. Anche lui è stanco, ma non è provato quanto me. E'alto, robusto. L'ampio torace si muove regolare sotto la maglia fradicia. Le braccia muscolose reggono senza alcuna difficoltà lo spadone che ha in mano. I capelli biondicci sono zuppi.

Un tremito nelle sue mani sudate. Uno solo, ma che mi pare infinito. Che mi dà la forza di attaccare. Che mi svela il suo punto debole.

Mi lancio in avanti, d'impulso, tutto il mio essere che sembra urlare disperato. La mia mira è precisa, la sua clavicola scoperta. Sta lì la chiave del mio successo: continua a tenere la difesa bassa preferendo schermarsi maggiormente il busto.

Ma so anche io di essere troppo lenta.

Il ragazzo intercetta la mia lama senza difficoltà contraccambiando il colpo con tanta forza da spedirmi per terra.

Lo zigomo mi pulsa nel punto in cui mi ha colpita con il pomo dell'arma.

Cerco di rialzarmi ma non ci riesco; sono troppo intontita per farlo. Le mie orecchie fischiano. Intorno a me non c'è niente tranne che una vuota foschia. Sono sola.

<<Basta così! L'allenamento termina qui. Non vorrei dover vomitare proprio prima di cena.>>

La voce tonante del nostro istruttore mi riscuote le membra. I suoi passi sono come spari sotto i battiti del mio cuore. So che si sta dirigendo verso di noi anche se non riesco a vedere niente.

Apro gli occhi a fatica, in tempo per notare il suo sguardo carico di lampi; come sempre del resto: a pensarci bene, solo in pochi casi ha mai mostrato un sorriso o approvato qualcuno; non me almeno, eccetto rarissime occasioni.

Comunque sia ora è arrabbiato. Molto.

<<Che cazzo ci fai lì per terra? Alzati immediatamente!>>

Deglutisco, la gola secca che mi impedisce di respirare regolarmente, la testa annebbiata che mi gira come una trottola. Non ho la forza di fare niente, se non dimenarmi cercando di svegliarmi da questo stato di torpore.

Due mani ruvide mi afferrano bruscamente per le braccia e mi rimettono in piedi, come se fossi un pezzo di legno. Mi stringono, forse troppo. Mi fanno male.

Barcollo, cercando di trovare l'equilibrio. Non so come, ma ci riesco.

Le tempie mi trafiggono con fitte atroci; niente in confronto all'umiliazione.

Muovo un passo cercando di non pensarci, ma mi accorgo di avere la strada sbarrata. Alzo lo sguardo e il mio cuore ha un sobbalzo. Il ragazzo che mi ha appena sconfitta è davanti a me e mi sorride, quel sorrisetto odioso che non abbandona mai il suo volto. Probabilmente è lui che mi ha appena alzata di peso. Vorrei spegnergli quella smorfia dal viso prendendolo a schiaffi.

I suoi occhi color del ghiaccio mi guardano deridendomi.

<<Fai schifo.>> E' tutto quello che mi dice, prima di girarsi e andarsene.

Ha ragione. Mi sono battuta male oggi. Non ero concentrata, non abbastanza evidentemente.

Sospiro raccogliendo la mia spada, smussata ai lati e sulla punta per evitare ferite gravi durante le sessioni di addestramento.

Abbandono la pedana per il combattimento cercando di ignorare il più possibile la consapevolezza di essere osservata da tutti i miei compagni.

E' successo a tutti almeno una volta di essere battuti da qualcun altro, quindi perché dovrei vergognarmi?

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora