Capitolo 9

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Quando finalmente scorgiamo in lontananza la Base della Provincia dell'Ovest è quasi spuntata l'alba: per arrivarci abbiamo impiegato una settimana di marcia forzata, interrotta solamente per accamparci per la notte e riposare. Io ho sempre dormito nella tenda di Jon, per controllarlo e medicarlo di tanto in tanto; sta ancora molto male, ma ogni volta che mi vede il suo viso si illumina. Per questo mi sono sempre più convinta di aver fatto la scelta giusta, anche se la notte non riesco mai ad addormentarmi e quando lo faccio sogno sempre James.
Lui, da quella notte nel bosco in cui l'ho respinto, mi ha sempre evitato, e in quelle rare occasioni dove ci siamo trovati a stretto contatto non ci siamo rivolti nemmeno una parola.
Con Philippe invece ho chiacchierato molto, durante la marcia: mi ha raccontato di quando i soldati della Provincia del Sud hanno preso la nostra caserma, di come è fuggito e il suo incontro con la squadra di perlustrazione. Mi ha anche detto che ha visto Emily e Paul tra le file di soldati quando i nostri hanno perso, e che non gli sembravano feriti. Il nodo che avevo al petto, a quelle parole si è un po' allentato.
Sento il mio amico fischiare di fianco a me, riscuotendomi dai miei pensieri.
"Certo che non è mica male qui."
Commenta, ammirato.
Effettivamente non ha tutti i torti; il bosco che circonda la nostra caserma, man mano che andavamo verso Ovest si è ritirato sempre di più, lasciando spazio ad ampi campi erbosi colorati che diffondono per tutta l'aria il profumo dei fiori. Ciò consente un vantaggio di non poco conto, in quanto permette di vedere il nemico arrivare anche da grandi distanze: forse è per questo che hanno deciso di attaccare noi e non loro, i nostri nemici.
"Avanti, ancora un ultimo sforzo e siamo arrivati!" Il tenente è in cima alla fila, e vedo che regge ancora in mano la cartina che ci ha permesso di arrivare fino a qui.
Sento un vociare concitato tra i militari che mi stanno attorno, i più felici, altri che sbuffano per la stanchezza.
Prima di rimettermi in marcia, lancio uno sguardo preoccupato alla lettiga dove è stato depositato Jon durante il tragitto, sorretto da due sentinelle, in fondo alla fila. Da quando l'ho iniziato a medicare anche con l'acetosella, che permette il blocco dell'emorragia, è leggermente migliorato, ma è ancora lontano dalla guarigione: il suo viso è contratto dal dolore, tuttavia quando si accorge che lo sto guardando stringe i denti e mi sorride.
Alzo la mano per salutarlo, mentre il mio stomaco si stringe in una morsa d'acciaio.
Sospiro, riprendendo a camminare. L'aria pulita della mattina vergine mi incoraggia a proseguire, mentre il cielo chiaro saluta il sole nascente all'orizzonte. Deve aver piovuto questa notte, perché il suolo è terribilmente viscido, e ogni odore che intorno a me è molto più forte: l'erba smeraldina dei campi, il terriccio, i fiori.
Il fischio di un falco mi saluta, e alzando la testa verso l'alto riesco a vedere un paio di ali dorate che si stagliano nettamente nel cielo bluastro.
"Ciao."
Quella voce di fianco a me. Sono così sorpresa di sentirla che non mi accorgo di un sasso sul terreno, e inciampo. Sento due mani afferrarmi per i fianchi prima che finisca carponi per terra. Mi giro, a guardare in volto James. Noto che sta cercando di soffocare un sorriso, e questo mi fa arrossire involontariamente.
"Grazie." Bofonchio, allontanandomi dalla sua stretta.
Riprendo a camminare, imbarazzata, e con la coda dell'occhio vedo Jay fare lo stesso.
"Senti... Mi volevo scusare per come mi sono comportato."
Sgrano gli occhi e mi volto a guardarlo, sbalordita.
"Tu ti scusi con me?" La mia voce è stridula, e mi vorrei prendere a schiaffi per questo.
"Beh, sì. Sono stato uno stupido e... Sì insomma volevo chiederti... Amici come prima?" La sua voce è sicura, ma avverto una punta di apprensione.  Forse perché non sa bene come reagirò alla sua richiesta.
Non posso fare a meno di rivolgergli un sorriso raggiante. Non potevo desiderare di meglio.
"Ma certo." Riesco solo a dire, sopraffatta dalla contentezza. Se non posso averlo come ragazzo, potrò sempre averlo come amico. Ed è più di quanto io potessi sperare.
James si passa una mano tra i folti capelli, evidentemente sollevato; ma dai, pensava davvero che lo avrei respinto anche come amico?
Vorrei così tanto potergli prendere il viso tra le mani e dirgli quello che provo per lui che al solo pensarci sto male.
In quel momento, arriviamo davanti alla cinta della caserma. Le due vedette ai lati della grande porta in cemento armato ci lasciano passare non appena riconoscono le nostre uniformi. Entrando, noto che anche la Provincia dell'Ovest possiede un enorme spazio aperto composto da piste d'atletica, pedane per i combattimenti o per il tiro, tuttavia al contrario di noi padroneggiano un'enorme prato, dove probabilmente i pivellini imparano ad allenarsi in preparazione alle escursioni militari. Abbozzo un sorriso involontario mentre con la mente ritorno a quando per la prima volta ho preso in mano un'arma e fatto la mia prima esercitazione di questo tipo.
Man mano che attraversiamo il campo i soldati della caserma si raggruppano intorno a noi, i visi guardinghi. Mentre li scruto mi rendo conto di quanto siamo simili a loro rispetto ai nostri nemici; l'unica cosa in cui differiscono da noi sono le uniformi: hanno pantaloni e camice leggere, di color verde-grigiastro. Probabilmente gli sono utili durante gli appostamenti, in mezzo a tutti quei campi.
"Benvenuti!" Una voce squillante davanti a me interrompe il flusso dei miei pensieri. Ha un accento strano, arrotonda molto la erre e la esse, schiacciando le vocali.
L'uomo che appare davanti a noi è biondo chiarissimo, i capelli rasati quasi a zero: due occhi azzurri e scintillanti ci scrutano freddi.
È anche lui vestito come tutti gli altri, ma noto che ha appuntato al petto la targa del grado a cui appartiene; usanza che noi non possediamo, per comodità credo. È un colonnello comunque. Probabilmente è lui che comanda, qui dentro.
Scattiamo tutti sull'attenti, salutando con rispetto il capo dei battaglioni della Provincia dell'Ovest.
Lui sembra apprezzare, perché gli vedo nascere sul viso un sorrisetto compiaciuto: molto probabilmente è carezzevole alle lusinghe.
"Siamo stati informati dai nostri esploratori della terribile disgrazia che ha ammorbato la vostra Base al Nord: a nome di tutti posso dire che mi si è spezzato il cuore ad una simile notizia." La sua voce è tutto tranne che addolorata, mentre parla.
Il mio cuore cade nei profondi abissi del mio petto, sconfortato.
Ah, quanto mi manca la mia bellissima caserma, dove a capo vi erano degli istruttori e non uno solo a comando di battaglioni...
Abbiamo a che fare con l'ennesimo stronzo?
Mi giro a guardare James, che sembra scocciato quanto me dal modo oleoso del colonnello.
"Dì un po', Aper per caso ha un fratello?" Gli sussurro all'orecchio, il mio tono grondante sarcasmo.
Vedo gli angoli della bocca del mio migliore amico piegarsi in un ghigno divertito.
"Comunque volevo mettervi al corrente del fatto che siete i primi della vostra caserma ad arrivare qui, ma che la nostra base è aperta a qualsiasi vostro superstite. D'ora in poi risponderete ai miei ordini, continuando a essere addestrati in base al grado cui appartenete senza alcuna differenza da noi: il primo passo per sconfiggere i nostri avversari, è il restare uniti." Riprende.
Beh, diciamo che ora va meglio. Sono d'accordo con lui, almeno su quest'ultima parte. E se per sconfiggere quei mostri dovrò sottostare agli ordini di una serpe, ebbene così farò: il nostro obbiettivo, in fin dei conti, è lo stesso.
"Per oggi siete esentati dagli allenamenti, a meno che non lo vogliate: prendete pure degli alloggi all'ultimo piano; sono vuoti. Ho fatto trasferire tutti i miei militari nei piani inferiori, quando sono stato avvisato del vostro arrivo." Conclude.
Io e James ci scambiamo un'occhiata eloquente; forse ci siamo sbagliati sul suo conto. Insomma, mi sembra che ci stia riservando molte attenzioni.
Il colonnello sembra confermare la mia teoria appena vede Jon ferito.
"Non sapevo ci fossero degli infermi. Che venga subito portato nelle nostre infermerie! Forza, seguite il mio tenente." Apostrofa alle nostre vedette, che si affrettano a seguire un'irsuto individuo all'interno della caserma.
Tiro un sospiro di sollievo: ora verrà curato da dei medici professionisti; speriamo guarisca.
"Tutti gli altri mi seguano, vi mostrerò dove alloggerete." E così dicendo, sparisce dentro alle mura.
Entrando mi accorgo che l'interno è molto simile a quello della nostra caserma, il che mi mette tristezza e allegria al tempo stesso.
Quando arriviamo al settimo piano inizia ad aprire le stanze a cui siamo stati assegnati, ovvero due persone per tredici stanze. Non sapendo quante ragazze e ragazzi saremo stati, non si è preso la briga di dividerci per sesso; forse non lo fanno mai, qui. Per fortuna oltre a me c'è un'altra ragazza, così opto per stare in camera con lei.
Vedo nei suoi occhi un lampo di sollievo quando glielo propongo.
Prima di entrare nella mia stanza, mi dirigo verso James.
"Che programmi hai?" Gli chiedo.
"Penso che mi farò una doccia." Dice ridendo. "E poi andrò giù ad allenarmi, credo. Ho idea che vogliano testarci ben bene, sotto quest'aria da benefattori."
Un lampo di consapevolezza mi attraversa. Jay ha assolutamente ragione. È tutto un enorme test, alla fine del quale probabilmente ci assegneranno una missione specifica. E se è così, allora è un'ottima idea far subito vedere che non esitiamo ad allenarci e a metterci in gioco.
"È un buon programma. Credo farò lo stesso anche io."  Gli rispondo. Se dobbiamo fare questa cosa, tanto vale farla insieme.
Vedo il suo volto illuminarsi, raggiante.
"Ti passo a prendere tra un'ora?"
Sobbalzo a questa domanda. L'ultima volta che me l'ha fatta era prima della festa, prima dell' attacco... No, non devo pensarci, altrimenti impazzisco.
"Accordato." Rispondo io, abbozzando un sorriso.
Quando entro nella mia stanza, composta da due brande e un bagno microscopico, rimpiango il bell'alloggio che avevo appena ottenuto nella mia caserma.
Quelle belle vetrate, le poltrone in pelle...
Il russo della mia compagna di stanza, che dorme scompostamente sul letto di destra, mi riporta bruscamente alla realtà.
Sorrido divertita, mentre mi dirigo verso la mia postazione. Noto che sul letto è stata piegata un'uniforme a taglia unica, sopra cui è stato adagiato uno spazzolino da denti, una spazzola e un flacone per il corpo e i capelli.
Afferro questi ultimi e mi dirigo in bagno.
Appena l'acqua calda mi avvolge nel suo abbraccio non posso fare a meno che sospirare di contentezza; mi crogiolo in questo stato di beatitudine per un po', estraniandomi da quel senso di ansia e affanno in cui negli ultimi tempi vivevo.
Quando esco dalla doccia una ragazza dall'aspetto selvaggio, leggermente sottopeso e con gli occhi di fuoco mi fissa di fronte a me. Impiego qualche secondo per rendermi conto che è la mia immagine riflessa sullo specchio: aggrotto la fronte; non mi riconosco più. Scrollo le spalle, cercando di non pensarci. Poi mi lavo i denti, mi vesto coi nuovi vestiti e mi asciugo i capelli in fretta e furia, impaziente di scendere ad allenarmi e mettermi alla prova.
Quando esco dalla stanza James è già lì ad aspettarmi. Anche lui indossa la nuova uniforme. Inutile dire che gli sta d'incanto: la camicia gli ricade perfettamente sulla vita snella, mettendogli in evidenza i bei muscoli delle braccia, le maniche arrotolate fino al gomito.
Noto che il corridoio intorno a noi è vuoto e silenzioso. Probabilmente stanno dormendo tutti, stremati come sono dalla lunga marcia.
Mi sento quasi trionfante mentre scendo le scale: io e Jay siamo gli unici ad aver capito come stanno veramente le cose.
Quando usciamo in cortile il sole è ormai spuntato, illuminando ogni cosa col suo lucente splendore.
Intorno a noi, ragazzi e ragazze corrono, fanno flessioni, sparano o lottano. Solamente un manipolo di soldati, in fondo al campo, sono seduti gambe incrociate attorno a un istruttore.
"Andiamo a vedere che fanno." Suggerisco a James. Lui acconsente, curioso quanto me.
Appena ci vede arrivare, l'allenatore si ferma.
"Buongiorno. Voi siete...?"
"Caporali maggiori della Provincia del Nord, Signore." Scattiamo io e Jay, all'unisono.
Quella che ora mi rendo conto essere un'istruttrice, donna sulla quarantina con i capelli castani raccolti in una coda, ci sorride accomodante.
"Riposo, soldati. Siete capitati nel posto giusto allora: qua sono tutti del vostro stesso rango. Stavo per spiegare ai vostri nuovi compagni di cosa si tratterà la lezione di oggi; sedetevi."
Io e James obbediamo.
"Oggi affronteremo un argomento che è fondamentale per un buon soldato: testare la vostra capacità logica, che vi permetterà di usare bene gli indizi che vengono messi a disposizione in una determinata situazione. Questa sarà solo una delle tante esercitazioni che faremo a proposito; inizieremo trattando un tema molto importante: ritrovare un soldato che è stato preso in ostaggio."
Beh, questa sì che è una lezione interessante. Se non altro, imparerò qualcosa di molto utile.
"Verrete divisi in gruppi da quattro persone, ad ognuno di essi verrà assegnata la stessa missione: ritrovare una vostra ipotetica compagna di squadra. Agirete nelle stanze al piano terreno, che sono state preparate apposta per voi, quest'oggi. Tutto chiaro?"
"Sissignora!" Il mio cuore martella esaltato nel petto, mentre rispondo. Voglio dimostrare agli altri e soprattutto a quel viscido serpente del colonnello le mie capacità. Il corpo fremente di James accanto a me mi conferma che è pervaso dalle mie stesse emozioni.
"Molto bene. Ora ascoltate attentamente, perché sto per darvi le informazioni necessarie per iniziare le ricerche: la vostra compagna di squadra stava tornando ai dormitori, tuttavia non è più stata trovata. L'unico testimone giura di averla vista in compagnia di uno strano individuo che, probabilmente dopo averla drogata, la stava portando nel seminterrato della nostra caserma.
Il vostro obbiettivo è riportarla indietro viva. Avete un ora di tempo per vincere ed evitare che venga uccisa.
Ah, un'ultima cosa: tutta questa esperienza sarà molto... Reale. Non adatta ai deboli di stomaco. E ora, formate delle squadre, e seguitemi."
Io e James ci lanciamo un'occhiata d'intesa.
"vossignoria mi farebbe lo straordinario onore di avermi al suo fianco durante codesta missione?" Mi chiede giocoso, inchinandosi lievemente.
Rido divertita, i ricordi di tutte le nostre battute nella nostra amata  caserma così vividi che fanno quasi male.
"Ma certamente." Dico, inchinandomi a mia volta.  I suoi occhi mi sorridono, ed è uno spettacolo così bello che vorrei rimanere a guardarli per sempre.
Ci stiamo ancora guardando come due idioti quando sentiamo qualcuno schiarirsi la gola per attirare la nostra attenzione.
Ci voltiamo a guardare la persona che ci sta di fronte, leggermente imbarazzati. È una ragazza, e dal primo sguardo capisco subito che potrebbe diventare mia amica molto facilmente: i suoi occhi grandi sono del colore dell'erba chiara, i folti capelli sono castani. Il suo sorriso è sincero e dolce, amichevole.
"Ciao." Ci dice. La sua voce è squillante e sicura. "Io sono Sarah. Vedo che vi mancano ancora due compagni di squadra. Odio vedere i nuovi arrivati esclusi, così volevo chiedervi se io e Richard possiamo unirci a voi."
Richard dev'essere il ragazzo che solo ora noto che Sarah tiene per un braccio e che probabilmente è stato piuttosto che convinto a socializzare con noi, trascinato. Guardandolo, non posso fare a meno di chiedermi perché diavolo ha deciso di fare il soldato: è basso
e smilzo, sulla faccia aguzza porta un paio di occhiali che gli ingrandiscono gli occhi chiari.
Per di più deve essere maledettamente timido, perché non si presenta nemmeno e ci apostrofa soltanto con un "Ciao" strozzato.
Sento James di fianco a me soffocare una risata, divertito dalla goffaggine del nuovo arrivato, così gli tiro una gomitata mentre rispondo al sorriso di Sarah. "Ma certo, ci farebbe molto piacere. Io sono Andy, e lui è James."
Per fortuna il mio migliore amico è riuscito a ricomporsi, così non ha nessun problema a salutare spigliato i nostri compagni di squadra.
Mentre seguiamo l'istruttrice al piano terreno, cerco di sfruttare quest'occasione per trovare risposte ad alcuni interrogativi che ho in testa.
"Avete novità sugli spostamenti dei soldati della Provincia del Sud?" Chiedo a Sarah. Vedo che mi lancia uno sguardo carico di apprensione, mista forse a dispiacere per la fine della nostra caserma.
"Non molte, o almeno a noi dicono solo il minimo indispensabile. So soltanto che dopo aver preso la vostra caserma -a proposito, mi dispiace tanto- hanno razziato il territorio circostante, ma non hanno toccato la città. La Provincia dell'Est in tutto questo non ha preso nessun provvedimento, né a favore né a sfavore dei nostri nemici."
Annuisco, confortata dal sapere che almeno la nostra gente è salva.
Vado col pensiero alla mia famiglia, chiedendomi come stanno. È da più di sei anni che non li vedo, e mi chiedo ,per la prima volta, come abbiano preso la notizia della presa della caserma. Saranno in pensiero? O ormai non si ricordano neanche più della loro figlia ribelle che disobbedendo ad ogni ordine imposto era fuggita senza dire niente a nessuno, per essere addestrata come militare?
Quasi non mi accorgo di essere arrivata in un lungo corridoio buio, alla fine del quale una porta scura, con i cardini cigolanti e un'inquietante disegno che raffigura un demone sullo stipite, ci fissa.
"Qualcosa mi dice che quella è la nostra." Mi bisbiglia James all'orecchio. Un brivido di inquietudine mi percuote da capo a piedi. Non mi piace questo posto. Ma forse, mi bisbiglia una vocina nella mia testa, chi ha ideato questo luogo l'ha fatto così lugubre e tetro apposta. Per vedere chi è troppo sensibile e si blocca per la paura, forse. Noi siamo il secondo gruppo ad arrivare, il che forse è un bene: non siamo i primi, così possiamo vedere come reagiranno gli altri e farci un'idea di che cosa ci attende, ma non siamo nemmeno ultimi che- e lo dico per esperienza- rende l'attesa snervante.
Come Jay aveva immaginato, è proprio l'ultima stanza quella riservata a noi. L'istruttrice fa segno al primo gruppo di entrare, e, una volta che quest'ultimo ha oltrepassato la porta e chiusasela alle spalle, inizia a cronometrare il tempo.
Mi domando perché non tenga anche una telecamera per vedere le mosse dei suoi alunni. Forse perché si sentirebbe ciò che direbbero e non vuole darci questo vantaggio. Forse ci sono delle telecamere all'interno della stanza, che filmeranno tutto.
I minuti scorrono, lenti e inesorabili, facendomi impazzire. Qualche volta, dall'interno della stanza, si sentono delle urla che mi fanno accapponare la pelle da quanto sono impregnate di terrore.
Mi sembra passata un'eternità, quando vedo l'istruttrice aprire la porta ai nostri nuovi compagni. Loro escono correndo, bianchi in volto come se fossero appena scesi agli Inferi e ritornati tra i vivi.
Una ragazza barcolla fino all'angolo del corridoio, poi inizia a vomitare.
Lo stomaco mi si stringe, la mia pelle rabbrividisce. Dagli sguardi preoccupati di Sarah, Richard e James capisco che probabilmente sono terrorizzati quanto me.
L'allenatrice sgattaiola furtivamente nella stanza, forse per rimettere a posto gli indizi.
Quando riappare, ha un'espressione enigmatica stampata in volto.
"Il primo gruppo ha fallito miseramente. Spero non mi deludiate così anche voi." La sua voce appare inquietantemente sinistra, mentre ci parla, una minaccia velata nella voce.
Come a sottolineare ciò, la porta di fronte a noi si apre con un sordo cigolio, che mi fa accapponare la pelle. Sento James afferrarmi la mano, e ricambio la sua stretta con tutta me stessa, facendomi avvolgere dal coraggio.
Tiro un lungo sospiro carico di tensione, poi entro senza ulteriori indugi nella porta di fronte a me.

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora