Il sangue mi si congela nelle vene, mentre capisco che il mio cuore sta per infrangersi in mille pezzi. Apro la bocca per urlare, ma dalla gola non mi esce alcun suono. Riesco solo ad accasciarmi a terra, come se la mia anima stesse abbandonando il mio corpo. Non può essere vero. Sto vivendo un incubo, uno spaventoso incubo, e tra poco mi risveglierò e James mi cullerà tra le sue braccia, per calmarmi.
Sento qualcuno afferrarmi da dietro, ma non mi importa. Non ho neanche la forza di urlare, cerco solo di scalciare debolmente ma anche questo tentativo di fuga non è lontanamente convincente. Sto smettendo di vivere, lo sento, avverto il mio cuore spegnersi come una stella al sorgere del sole.
Mi giro, distrattamente, e vedo un altro uomo col passamontagna tirarmi su, come un peso morto. Con la coda dell'occhio vedo che hanno riservato lo stesso trattamento a Sarah e a Richard. Sono tantissimi, sbucano da dietro ogni duna. Non mi chiedo nemmeno chi siano, non mi interessa. Voglio solo sapere se James è ancora vivo, se ce l'ho fatta a proteggerlo. O se sono un completo fallimento.
Lui non si muove, è steso per terra, esangue, una macchia scarlatta che si allarga sempre di più vicino al suo ventre. Devo tirarlo su, devo vedere se ancora respira...
Una rabbia immensa si sprigiona dalle mie viscere, primitiva e selvaggia. Sento il mio bacino roteare su me stessa e liberarsi dalla presa del primo uomo, mentre con le braccia prendo a gomitate il secondo. Non so come, ma riesco a liberarmi.
"James!" Qualcuno urla il suo nome, e solo quando mi butto su di lui capisco che a gridare sono stata io. Lo afferro per le spalle, girandolo, il mio stomaco che si attorciglia, scariche elettriche che mi torturano il corpo. Il suo volto è cereo, le sue folte ciglia chiuse. Appoggio il mio viso al suo sperando, pregando in un miracolo.
Passano i secondi, ogni rumore attorno a me sparisce. Non ci sono più le urla di Sarah, le minacce di quegli uomini, niente. Solo il battito martellante del mio cuore nel petto, che squarcia il silenzio. E poi lo sento. Un soffio flebile, sottile, tenue, ma pur sempre vitale. James è vivo.
Il mondo riacquista colore, sento le mie labbra schiudersi in un sorriso folle. Poi mani nere mi ritirano su, ammanettandomi i polsi. Cerco di divincolarmi, ma appena lo faccio mi stringono ancora di più i polsi.
"Chi siete? Cosa volete da noi?" Sibilo, un velo di rossa rabbia che mi acceca.
Nessuno si degna di rispondermi, mentre due uomini sollevano il corpo di James.
"No! Non toccatelo!" Urlo, il mio cuore che piange, mentre mi divincolo come un'ossessa. Le manette mi penetrano nella carne, fitte di dolore lancinanti mi fanno lacrimare gli occhi. Ma la cosa al momento non mi tocca.
"Lasciatelo stare!" È una supplica, e mi odio per questo, ma l'unica mia preoccupazione è la sua salute al momento.
Un uomo mi si avvicina, forse mi ha ascoltato. Non lo sento neanche arrivare. Lo schiaffo mi colpisce in pieno volto, duro e forte, mi sbatte a terra.
Cerco di rialzarmi, ma non ci riesco. Sono troppo stordita. La mia vista non riesce più a mettere fuoco, vedo solo due scarpe nere nella mia visuale. Scioccamente, mi ricordano quelle di Fred. Poi il mondo sparisce, e io precipito in un oblio nero.Quando mi risveglio, la prima cosa che percepisco è il fresco: non sono nell'infernale e afoso deserto, bensì in un posto riparato e oscuro. E silenzioso. Guardandomi attorno mi accorgo di essere seduta su una sedia, ammanettata, e una luce artificiale mi illumina il volto. Sono sola.
La botta che ho ricevuto deve essere stata davvero forte, perché faccio ancora fatica a risvegliarmi del tutto. Un mugolio mi esce dalle labbra secche, e solo ora mi accordo di averle tumefatte.
"Maledetti bastardi..."
In quel momento un pensiero mi lacera, svegliandomi completamente.
"James!" Dov'è? Cosa gli hanno fatto? Inizio a divincolarmi.
Devo riuscire a liberarmi, devo...
Una porta alle mie spalle si apre con un tonfo. Sento dei passi profondi camminare lentamente. Poi una voce, altrettanto bassa, mi fa sussultare.
"Smettila di agitarti, non servirà a niente. Le manette sono studiate in maniera tale da stringere ancora di più la morsa sui polsi."
Lo so, lo so benissimo. Ma non per questo smetto.
"Dove sono i miei compagni? Chi siete?" La mia voce è impastata, devo essere svenuta per un lungo tempo.
L'uomo continua a rimanere dietro di me, e neanche girando la testa verso la fonte da cui proviene la sua voce riesco a scorgerlo.
"Sono qui, soldati ben addestrati li stanno sorvegliando. Per ora sono vivi, ma la loro salute dipende da quanto esaudenti saranno le tue risposte. Per rispondere alla seconda domanda, i miei uomini si fanno chiamare in molti modi. Servi Silenziosi, Sussurratori di Ombre... Ma forse tu ci avrai sentiti nominare come Servizi Segreti Imperiali."
Nella mia mente qualcosa si unisce. Si, so chi sono. Alla caserma mi avevano anche dato la possibilità di scegliere, una volta superati i test, se continuare come soldato oppure diventare una spia, una di loro. Eppure...
"Che cosa vuole l'imperatore da noi? Siamo in missione per conto della Provincia dell'Ovest. Dovremmo essere dalla stessa parte!" Sto urlando, e quasi non me ne accorgo. Non capisco, non ha un minimo di senso. Non dovremmo essere alleati con loro, con l'Impero? Non stiamo sedando una rivolta folle?
"Vero. Ma avete anche assistito allo spostamento di soldati appartenenti alla Provincia del Sud. I miei uomini erano lì da mesi in attesa di informazioni, ma hanno dovuto allontanarsi quando siete arrivati voi, per evitare di essere scoperti. Non hanno assistito a ciò per cui si erano preparati da mesi, per cui io li avevo preparati. Ora voi dovete dirci che cosa avete visto, in nome di sua maestà imperiale!" Ora è il suo turno urlare.
Non mi intimidisce per niente, comunque.
"Noi non abbiamo visto niente."
L'uomo alle mie spalle ride.
"E io dovrei bermela?"
"Perché mai dovrei mentirvi? A che pro?"
Dei passi, poi finalmente riesco a scorgere il capo delle spie imperiali.
È alto e magro, ossuto, la fronte larga e capelli scuri e oleosi pettinati all'indietro. Spruzza crudeltà da tutti i pori.
"Forse perché state per infiltrarvi nella loro base e non volete che vi scoprano, forse dovete fingere di essergli leali."
Sto per aprire bocca, ma non mi dà il tempo di farlo. Le sue dita affusolate si sporgono sui braccioli della sedia, tirandomi verso di lui. I suoi occhi piccoli e chiari mi scrutano con disprezzo.
"Ma a me non interessa. Io voglio sapere che cosa avete visto." Scandisce.
È assurdo.
"Stavamo camminando verso la loro caserma, quando abbiamo sentito delle urla di assalto. Ci siamo nascosti e loro sono corsi nella direzione da cui stavamo venendo, ignorandoci. Non abbiamo visto altro, lo giuro!"
L'uomo mi rimane a guardare per diversi istanti. Sembra uno squalo, brutale e spietato, che fissa la preda.
Poi spinge la mia sedia lontano.
"Tu menti!"
"Non è vero!"
Lo vedo girarmi intorno, furioso, i piccoli occhi che mi scrutano con cattiveria. Poi di colpo si ferma, voltandosi verso di me.
"Ho cercato di chiedertelo con le buone. Ora userò le cattive."
Sento le mie labbra tirarsi in un sorriso doloroso. Io sono un soldato. Crede davvero di farmi paura?
"Torturami quanto vuoi, ma sarà inutile. Io non so niente. E non ho paura di te."
L'uomo ride, una risata isterica e crudele.
"Oh lo so, lo so bene. Ma non è su te che useremo le cattive maniere."
Sento il mio cuore lacerarsi, mentre un'orribile presentimento mi attraversa come una scarica elettrica. Ecco perché si stanno accanendo su di me e non sugli altri. Perché sanno qual'è il mio punto debole. O meglio, chi.
"No..." Bisbiglio senza fiato, mentre il capo dei servizi segreti mi fa alzare dalla sedia. La sua stretta è d'acciaio. Cerco di sfuggire alla sua morsa ma invano, le manette che mi penetrano nei polsi, le lacrime che mi offuscano la vista.
"No, no!" Sto strillando, non sembra neanche mia la voce che mi esce dalla gola. Mi dimeno, anche se so che è inutile, poi sento altre braccia tenermi ferma e immobilizzarmi. Continuo a urlare e a scalciare, anche quando capisco che è del tutto inutile. A un certo punto smetto di lottare, mentre quei maledetti uomini continuano a trascinarmi verso un luogo sconosciuto, oscuro e freddo come la stanza in cui mi hanno imprigionata. Non riesco a scorgere nulla, le lacrime mi impediscono di vedere quello che ho intorno, e a me non interessa. Tutto il mio essere, ogni mia emozione è un involucro al centro del mio cuore, pulsante, sul punto di andare in frantumi. Tortureranno James... Il mio coraggioso, buono, tenebroso, bellissimo James. Per cosa poi? Niente. Informazioni che non possediamo, una stupida paranoia di un uomo che detiene le marionette di un immenso teatro segreto.
Come posso convincerlo che non sappiamo nulla? Che non siamo altro che soldati che eseguono ordini, pedine di un gioco molto più grande di noi?
"Vi prego, non fate del male a James. Io vi ho detto tutto quello che so, chiedete anche agli altri miei compagni, vi diranno le stesse cose che vi ho raccontato io!" Sto singhiozzando.
Sento il capo mormorare di fermarsi, poi mi si para davanti. Il mio cuore guizza speranzoso. Mi ha ascoltata.
Ma quando vedo il suo sguardo sprezzante, capisco che mi sono solo illusa.
Le sue mani bianche come ossa mi stringono il viso. Rabbrividisco a quel contatto. Quando parla, la sua voce mi schernisce.
"E tu pensi che io sia arrivato a ricoprire questa carica facendomi raggirare così dal primo soldatino che passa?" La sua stretta si fa più forte, e io reprimo un rantolo.
"È la prima regola che insegniamo: raccontare la stessa cosa, esporre i fatti in maniera identica per non far destare sospetti al nemico."
Fortunatamente mi lascia andare, poi gli uomini riprendono a trascinarmi. Devo riuscire a escogitare qualcosa, devo riuscire a portarci tutti fuori di qui prima che...
In quel momento quegli uomini mi lasciano andare. Percepisco di essere stata sbattuta contro qualcosa di duro e freddo. Strizzo gli occhi e poi li apro, un senso di gelo infinito alla bocca dello stomaco. Quando finalmente metto a fuoco quello che mi sta intorno sento di stare per svenire. Mi trovo su un piano rialzato, attaccata ad una ringhiera. Nello spazio sottostante, illuminato solo da un fascio di luce artificiale molto simile a quella della stanza dove mi avevano imprigionato, c'è James. È appeso per le braccia a una catena ancorata al soffitto, gli occhi socchiusi. Forse è svenuto. Lo spero per lui. Magari soffre di meno.
È a petto nudo, la profonda ferita al ventre sanguinolenta. Il mio stomaco si attorciglia. È infetta. E anche molto profonda. Bisogna assolutamente rimuovergli il proiettile e cicatrizzarla, altrimenti l'infezione si estenderà e rischierà di andare in cancrena.
"Vi prego, lasciatelo stare..." Sento lacrime rigarmi il viso. In un altro momento mi odierei per questo, ma l'unica mia preoccupazione ora è James. Il suo volto è esangue, le labbra carnose semiaperte in un respiro faticoso.
"Lo faremo. Solo se ti deciderai a parlare." La voce dell'uomo che ci ha fatto imprigionare è affilata come la lama di un coltello.
"Ve l'ho già detto, non so niente! Ciò che ho visto ve l'ho raccontato!"
Gli occhi del capo del servizio segreto sono implacabili.
"Quand'è così... Procedete."
Fa segno a due uomini al di sotto di noi, che solo ora riesco a vedere, di fianco a James. Anch'essi sono vestiti di nero e col passamontagna. Di fianco a loro, un'intera parete tappezzata di strumenti di tortura. Ma loro non hanno niente in mano. Per un attimo il sollievo mi pervade... Poi uno di quegli uomini assesta un pesante pugno al ventre di James, proprio al centro della ferita. Lo sento mugolare qualcosa di incomprensibile, gli occhi gli si rovesciano.
"No!" Urlo a pieni polmoni, le lacrime che iniziano a scendermi nuovamente.
Non posso sopportarlo, è una pazzia. In un lampo mi attraversa un'idea folle. Soppeso la distanza che separa la ringhiera dal suolo. Saranno almeno dieci metri. Forse... Forse se morissi lo risparmierebbero. Non saprebbero come ricattarli, non avrebbero più niente per soggiogarli. I soldati non hanno paura della morte.
Continuo a ripetermelo, mentre mi sporgo sempre di più sulla ringhiera. Io non ho paura.
Ignoro il cuore martellante nel petto a mille, ignoro il mio respiro mozzato, ignoro l'adrenalina che, come una madre apprensiva, mi abbraccia stretta per l'ultima volta. Come per magia, come se avesse avvertito le mie intenzioni, vedo James aprire gli occhi e puntarli su di me. È pazzesco... Nonostante sia legato, ferito gravemente e febbricitante è bellissimo.
"Ti amo." Sussurro.
In quel mare di ambra noto un guizzo di paura. E di consapevolezza. Poi, come richiamata dal dolce canto dell'oblio, chiudo gli occhi e mi lascio cadere nel vuoto.
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Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]
ActionAnny è una ragazza diciassettenne dolce e forte, decisa e determinata e, soprattutto, un soldato sicuro di sé appartenente alla caserma della Provincia del Nord che assieme a quella del Sud, dell' Est e dell'Ovest costituisce l'Impero. Mentre la ra...