Il cuore mi batte forte in gola, le gambe si muovono come impazzite mentre corro giù per le scale, seguita a ruota da Richard e Sarah.
<<Quando è successo? Come fate a saperlo?>> la mia voce è fastidiosamente stridula.
<<Ci stavamo dirigendo alla festa quando abbiamo sentito la ragazza che ha il turno in infermeria chiamarci a gran voce. A quanto pare si è svegliato neanche cinque minuti fa.>> il tono di Richard è calmo come sempre, nonostante la sua espressione sembri leggermente affannata.
Cinque minuti! Mentre lui ha aperto gli occhi io ero lassù a fumare porcherie con i nemici e a incitarli a ritmo di danza...
Le gambe affrettano ancora di più la corsa, le mie dita affondano nella lunga gonna a due mani mentre la sollevo all'altezza delle ginocchia per riuscire a muovermi più velocemente.
Finalmente è cosciente! Finalmente...
La porta dell'infermeria mi si para davanti in tutta la sua freddezza. La spingo con una mano e mi precipito dentro mentre i miei occhi vagano lungo le file di lettini vuoti, cercando solo lui...
Una figura scura. È seduto nel letto, a venti passi da me.
<<Jorgen!>> il mio timbro somiglia a quello di un cucciolo che ha appena ritrovato la propria madre. Il cuore mi sta scoppiando nel petto, il sangue nelle mie orecchie assorda qualsiasi altra cosa. L'adrenalina mi pervade mentre spicco il volo verso di lui.
Il suo sguardo si posa su di me immediatamente. È dorato e penetrante come sempre, con la sua solita aria di sfida. La bocca gli si schiude in un sorriso sollevato.
<<Anny...>>
Gli getto le braccia attorno al collo non appena salto sopra al letto. Il mio viso affonda sopra al suo petto, in un gesto che ormai mi è naturale come respirare.
<<Jorgen, amore mio...>> la mia voce è flebile ora che sono accanto a lui. Sento i miei occhi inumidirsi, il naso che inspira il suo profumo.
Dalle sue labbra esce un gemito di dolore. Solo adesso mi ritorna alla mente la profonda ferita che gli taglia il ventre.
<<Cazzo... Scusami, non volevo...>> mi ritraggo velocemente, sedendomi al bordo del letto in modo tale da non schiacciargli il corpo. Le sue mani su di me sono improvvise, calde come sempre. Mi attira a sé prima che io abbia il tempo di ribellarmi, il mio corpo contro il suo, le sue labbra che schiudono le mie. Le sue mani si spostano dal mio viso ai capelli, al collo, la lieve barba che mi solletica il viso. Ogni cosa intorno a noi inizia girare fino a sparire, il mio stomaco ingarbugliato, le vene ghiacciate. Gli passo un braccio attorno allla nuca mentre con l'altra mano assaporo i suoi bei lineamenti, le spalle, la folta chioma così arruffata e morbida. Le nostre lingue si toccano come se fossero parte dello stesso corpo, i nostri petti che si muovono all'unisono...
Le sue labbra si ritirano lasciandomi insoddisfatta, un assetato che ha bevuto solo poche gocce.
La sua fronte si appoggia alla mia, i suoi occhi che mi fissano con un'espressione predatoria che mi provoca una scarica elettrica al ventre e che mi fa girare la testa.
<<Amore mio... Grazie per avermi salvato la vita.>>
<<Ho avuto paura che fosse troppo tardi, ero terrorizzata dall'idea che tu...>>
La mia bocca viene chiusa con un altro dei suoi baci, le sue mani che mi accarezzano il viso dolcemente.
<<E pensare che qualche mese fa non volevi neppure ammettere di amarmi.>> il suo tono basso è tornato scherzoso come al solito, lo sguardo che mi lancia l'ennesima sfida verbale.
Non riesco a far meno di sorridere, picchiandogli per gioco il petto con il dorso della mano.
<<Non volevo che il tuo ego si gonfiasse troppo. Già eri convinto di essere più importante dell'Imperatore, ci mancava solo che iniziassi a credere di essergli superiore.>>
I suoi denti scintillano quando schiude le labbra in un ringhio divertito.
<<Credo di non essere il solo ad avere problemi di identità. Tu hai deciso di diventare un soldato del Sud?>> il tono è puramente ironico ma il mio stomaco si chiude lo stesso. Perché sì, è esattamente questo che mi sono impegnata di fare. Come faccio a dirglielo se solo una sua battuta gronda disprezzo? Deglutisco, il mio corpo che si scioglie dalla sua stretta.
<<Non fraintendermi, vestita così sei uno schianto. Se solo non sembrassi tanto la cosa che odio di più al mondo giuro che non so come ti resisterei. E già così è molto difficile, sappilo.>>
Sento le mie guance diventare calde e non riesco a fare a meno di abbassare lo sguardo. Non sa come resistermi?
<<Ciao Jorgen. Vedo che ti stai riprendendo; la tua ferita non è più purulenta e sta già cominciando a cicatrizzarsi.>> non sono mai stata così felice di sentire la voce asettica di Richard alle mie spalle.
<<Ah, salve Richard. Sì, sto molto meglio grazie. Quella lì dietro è Sarah? Mi spiegate perché tutti e tre vi siete conciati in questo modo?>> il disgusto nelle sue parole è palpabile.
<<C'è una festa nella Cupola. Stanno celebrando l'iniziazione di quattro giovani che sono diventati ufficialmente soldati del Sud. Ci hanno invitati come ospiti e non abbiamo potuto vestirci altrimenti. Sai, era un ottimo modo per raccogliere informazioni.>> il mio tono è più duro di quello quanto non volessi. Reprimo l'istinto di mordermi le labbra. Devo stare attenta, prenderlo nel modo giusto.
<<Capisco. Scoperto qualcosa?>>
<<Sì.>> la gonna fruscia quando mi alzo in piedi.
<<Ho incontrato di nuovo la ragazza del bosco. Si chiama Raja.>>
Lo guardo negli occhi e d'un tratto sono di nuovo nel bosco. Sento l'odore del sangue del ragazzo morto che si mescola alla resina dei pini, sento di nuovo l'urlo di dolore di Raja, sento Jorgen che mi grida di spararle.
<<Mi ha detto molto chiaramente che loro non c'entrano nulla con l'attacco alla caserma. Questa sera un ragazzo di nome Rafael ha rivelato che Mark sa chi è stato davvero e sta cercando le prove per incastrarlo.>>
<<E non è tutto: negano di aver mai mandato una pattuglia in mezzo al deserto. Quindi in caso dicessero la verità noi abbiamo visto degli impostori.>> la sentenza di Richard è accompagnata dal suo solito gesto abituale.
<<E voi credete veramente a quello che dicono questi cani schifosi? Probabilmente raccontano tutti cazzate per farci il lavaggio del cervello.>>
Annuisco, una parte di me assolutamente d'accordo con quello che Jorgen ha appena detto.
<<È molto probabile che sia così infatti.>> mentre le parole mi escono dalla bocca l'immagine dei mosaici della Cupola mi appare nitida nella mente. Sono davvero sicura di quello che sto dicendo?
<<Ragazzi.>> il timbro di Sarah è timido ma mi provoca comunque un brivido lungo la schiena. Perché la sua voce è così cupa?
<<In questi giorni ho riflettuto su una cosa. So che magari è solo una mia paranoia ma non riesco a non pensarci... E se il fatto che noi siamo qui non dipendesse dal nostro punteggio nel test o dalla punizione?>>
Una sinistra insinuazione inizia a mangiarmi la mente. Deglutisco, l'immagine dell'incubo dell'altra notte che ritorna vivida nella mia mente.
<<Che vuoi dire?>> dalla domanda capisco che anche Jorgen ha perso un po' della sua spavalderia.
Sarah fa un passo avanti, gli occhi chiari colmi di supposizioni. <<Quando siamo scappati io e Anny abbiamo visto il vostro tenente ed il nostro colonnello parlare lontano dalla caserma. Erano chiaramente lì perché non volevano essere sentiti e infatti nessuno di noi ha capito cosa si siano detti; ma se loro, dopo aver sentito i nostri rumori, avessero pensato che avessimo carpito delle informazioni? Gli sarebbe bastato guardare i registri e capire chi fosse fuori a quell'ora.>>
La fronte inizia ad imperlarsi di sudore freddo. Era quello che inconsciamente ho pensato anche io? Per questo motivo ho sognato il colonnello? Scuoto la testa, la mente che mi prende a schiaffi. Certo che no. Era solo uno stupido sogno.
<<In questo modo ci avrebbero potuto allontanare e nessun altro avrebbe scoperto niente.>> le lenti di Richard sono attraversate da un lampo di consapevolezza.
<<Infatti... E se le due cose fossero collegate? Magari i nostri hanno scoperto qualcosa riguardo questa faccenda e la vogliono mantenere segreta.>>
Il sapore del sangue in bocca mi fa accorgere di essermi morsa troppo forte le labbra.
<<Non corriamo a conclusioni affrettate. Quando arriverà il nostro contatto chiariremo la questione con lui, oltre a dargli le nostre informazioni.>> la sentenza di Jorgen è fin troppo tranquilla. Lo scruto mentre incrocia le braccia dietro la testa, i tratti rilassati. Possibile che dopo questa supposizione sia così imperturbabile? Se l'ipotesi di Sarah fosse vera vorrebbe dire che i nostri capi ci hanno preso per il culo e ci hanno fatto venire qui a rischiare la vita solo per i loro comodi.
La verità mi colpisce duramente, facendo venire a galla la risposta. Noi siamo soldati. Eseguiamo ordini, altrimenti della gente muore. Siamo i guardiani del nostro popolo anche ora che è stato decimato e dobbiamo affidarci a chi ha più esperienza di noi, confidando che prenda le decisioni giuste.
Annuisco, sentendo parte della tensione abbandonarmi.
Guardando gli altri capisco che é l'occasione per giocare la mia carta. Prego con tutta me stessa che funzioni. Cosa farei se gli altri non condividessero la mia scelta? Mi ritroverei da sola, abbandonata dai miei stessi compagni? E cosa farei senza di lui...?
<<C'è dell'altro.>> avverto gli altri guardarmi, l'attenzione spostata di nuovo su di me. <<Ho scoperto delle altre cose stando con Raja; i soldati del Sud combattono anche con la mente: traggono energia attraverso di essa e riescono a controllare le cose attorno a loro, avvertire la vita, controllare l'avversario.>>
Mi volto a guardare il ragazzo che amo. So a cosa sta pensando: niente di questo è stato usato durante il loro assalto alla nostra caserma.
Ed è proprio per questo che non sono sicura che siano stati loro ad attaccarci. E so che questo dubbio mi torturerà ogni volta che proverò a chiudere gli occhi, ogni volta che guarderò Raja.
<<L'unico modo che abbiamo per scoprire di più è avere la loro totale fiducia, non basta qualche coordinata della base dei servizi segreti nel Sud. Dobbiamo fare di più.>> trattengo il fiato mentre li osservo uno ad uno. Sarah è curiosa, Richard è attento e Jorgen è un predatore affamato.
<<Dobbiamo diventare dei soldati del Sud.>> lascio andare l'aria che ho trattenuto nei polmoni mentre aggrotto la fronte, consapevole del fatto che tra poco verrò insultata a più riprese.
Il silenzio cala nella stanza come una spessa coperta e un fastidioso senso di colpa mi striscia nelle viscere, consapevole di aver detto solo una parte del perché voglio diventare una di loro. Ma quando gli altri proveranno capiranno. Anche loro saranno curiosi, anche loro vorranno continuare. Anche loro capiranno quanto questa gente è profonda e familiare, quanto attraggono.
Mi volto a guardare il ragazzo che amo, che ho sempre amato inconsapevolmente. Ha la testa china, gli occhi abbassati sulle mani graffiate durante i combattimenti. Vorrei poterlo convincere e dirgli tutto quello che penso, ma so che ogni frase sarebbe spazzata via dal ricordo di Eneka morta e della nostra caserma in fiamme.
<<Io ti conosco da otto anni. Sei sempre stata al mio fianco e con me sei cresciuta, mi hai sostenuto, mi hai protetto e ora mi hai anche salvato la vita.>> le braccia muscolose di Jorgen guizzano mentre si sporge ancora di più, raddrizzando la schiena snella. I suoi occhi mi trapassano da parte a parte.
<<Mi sono già affidato a te in passato e non mi hai mai deluso. Tu hai parlato con loro, hai osservato, hai combattuto, mentre io sono stato rinchiuso qui dentro tutto il tempo. Credimi, stai suggerendo di fare la cosa che più al mondo mi ripudia ma se tu dici che è l'unico modo, d'accordo. Perché mi fido di te e ti amo più della mia stessa vita.>> il suo sorriso non ha nulla di ironico o giocoso. È vero. Avverto alle sue spalle Sarah e Richard annuire. Un pensiero scintillante mi fulmina il cervello e per un istante mi chiedo se non sia diventata il loro capo. Si affidano così tanto a me?
Decido di non darmi delle risposte, non riuscendo a fare a meno di ricambiare il sorriso. Dalla testa mi si cancella ogni dubbio, ogni preoccupazione, ogni teoria. Capisco che sono stata una sciocca a pensare che mi avrebbero abbandonata, che Jorgen mi avrebbe abbandonata; perché siamo fatti della stessa sostanza, perché le nostre anime sono sempre state legate assieme anche quando noi non ce ne rendavamo conto. Perché insieme abbiamo vissuto e abbiamo conosciuto la morte, il dolore, la passione. Abbiamo capito cosa vuol dire vivere. E da domani ci alleneremo per diventare soldati del Sud. Insieme.
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Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]
AksiAnny è una ragazza diciassettenne dolce e forte, decisa e determinata e, soprattutto, un soldato sicuro di sé appartenente alla caserma della Provincia del Nord che assieme a quella del Sud, dell' Est e dell'Ovest costituisce l'Impero. Mentre la ra...