Capitolo 39

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L'immenso soffitto ha in sé tutte le sfumature del verde scuro, dallo smeraldo al color bosco; il marmo levigato di cui è composto sboccia dalla parete con delle decorazioni a forma di fiori. Una sorda luce ambrata illumina ogni cosa, facendomi sbattere le palpebre quando il mio sguardo si rivolge direttamente alle lampade dai dettagli rossastri, che pendono ai quattro lati della stanza. Il pavimento nero rifulge ad ogni mio passo, giocando coi bagliori delle fiammelle fluttuanti.

La mia pelle si ricopre lievemente di brividi, le pareti fresche a rilasciare tutto il freddo della notte e ad acuire l'odore di incenso, curato in un braciere all'ingresso del salone. Ogni respiro sembra come rimbombare, tingendosi di un'atmosfera sacra e solenne.

Che questa un tempo fosse la sala del trono?

Uno scintillio fugace sbarbaglia tra le mie ciglia come in una silenziosa risposta, facendomi voltare verso... Un enorme scranno dorato troneggia rialzato, finemente guarnito di intarsi dorati e cremisi. Lo schienale si staglia alto, facendo risaltare l'enorme drago intagliato al suo interno. I braccioli sono sottili, paiono quasi delle onde infrante al contatto con il vento. Come dei prolungamenti dell'immenso scanno, una fila di seggi si dispiega a forma circolare da entrambi i lati della sala, seguendo il suo profilo curvo.

<<Sai perché il loro stemma raffigura un dragone?>> la voce leggera di Rafael mi fa girare nella sua direzione. I capelli arruffati dopo la cavalcata sono stati pettinati all'indietro, a tentare di imitare la pettinatura maschile dei soldati dell'Est, senza grande risultato. L'abito aranciato è stato accuratamente lisciato dalle pieghe createsi a causa della brezza.

Ma quando è arrivato?

Il mio sguardo si estende dietro di lui per un momento, mettendo a fuoco i volti affusolati di Raja e Lafinia, accompagnata assieme a noi un momento fa. Forse di lui si fidano e non è stato scortato fin qui.

<<Rappresenta il loro essere; il popolo dell'Est esteriormente appare elegante, dai movimenti sinuosi... Ma dentro di esso divampa un fuoco tale da distruggere qualunque ostacolo gli si pari davanti.>> le labbra carnose si stirano in quello che mi appare un sorriso saccente, dispiegando l'indice dal palmo chiuso in un gesto di muta superiorità.

<<Tu...>> le mie dita si chiudono in un lieve pugno sulla sua spalla prima che abbia il tempo di riflettere.

Il suo corpo indietreggia leggermente, più per lo stupore che per il dolore. Negli occhi scorgo un'occhiata torva. <<Ma che ti prende?>>

<<Perché non mi hai detto che Toshiaki è il Tredicesimo Saggio?>> le parole mi escono sibilanti, la mano ancora stretta, una calda morsa ad aleggiare nelle viscere.

Le sue nocche massaggiano lievemente il punto in cui l'ho colpito, le sopracciglia corrugate in un'espressione indignata. <<Credevo che lo sapessi, è uno dei personaggi più influenti di tutta la Provincia. Al Nord non hai studiato i sistemi politici di tutti i territori?>>

Il soffitto sembra coprirmi con un'aura di rimprovero quando rivolgo la vista sopra di me. <<Certo, ma solo superficialmente. Ho dovuto memorizzarmi un intero fascicolo pieno di informazioni su Mark e il Gran Maestro prima di venire sotto copertura da voi. Secondo te so nel dettaglio chi siano tutti i comandanti dell'Est?>> il mio tono esce più alto di quello che dovrebbe, echeggiando debolmente per la sala.

<<Ti pregherei di non dire certe cose ad alta voce. Anzi, non menzionarle proprio.>> le sue labbra si stringono in una smorfia di disapprovazione, lanciando uno sguardo furtivo alla scorta alle nostre spalle, ora di guardia al salone. Il volto cinereo dei soldati non subisce alcuna variazione, l'espressione vigile e seriosa. Un sospiro fugace gli esce dalla bocca, riportando l'attenzione su di me. <<Avresti dovuto informarti prima di partire, per gli spiriti.>>

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora