Capitolo 12

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La porta dell'ufficio del tenente della Provincia dell'Ovest, all'entrata di quest'ultimo, sbatte violentemente facendomi sussultare. Siamo all'ultimo piano e dalla lunga finestra alla mia destra si possono scorgere i pochi ragazzi ancora in cortile che si stanno affrettando a rimettere a posto gli attrezzi utilizzati durante il giorno: l'addestramento, per oggi, si è concluso.
Mi passo una mano tra i capelli, soprappensiero: l'abbiamo combinata proprio grossa. Lo intuisco dal volto rosso di rabbia del tenente, che una volta sedutosi dietro l'imponente scrivania di tasso pieno di scartoffie da compilare, continua a passare i piccoli occhi leggermente strabici su di noi, incessantemente.
Le sue grandi mani irsute sono intrecciate tra loro, e tremano lievemente. Probabilmente l'ultima cosa che vuole è perdere tempo con reclute che non conosce neanche, provenienti da un'altra caserma. Soprattutto se, come fa intuire l'interminabile catasta di documenti, ha parecchio lavoro arretrato.
Ho solo un attimo per pensare che nessuno dei nostri istruttori aveva un ufficio, poiché ogni decisone veniva scelta insieme, poi finalmente il tenente si decide a parlare.
"Siete stati trasferiti. Alla Provincia del Sud." La sua voce è fastidiosamente nasale, e credo scoppierei a ridere se non avesse appena pronunciato queste parole.
Cosa significa trasferiti al Sud? Dai nemici? Ma sono completamente impazziti?
Sento di fianco a me James schiarirsi la voce.
"Signore, se posso permettermi di chiedere..."
Il tenente batte la mano sulla scrivania che ha di fronte, facendoci sobbalzare.
"Non interrompermi quando parlo!" Il suo timbro quando urla è ancora più ridicolo, e non riesco a fare a meno di soffocare una risata, nonostante la situazione.
I suoi occhi saettano verso di me pieni d'odio. Credo che se non fosse per il suo grado, mi prenderebbe volentieri a ceffoni.
"Siete stati mandati in missione. Il vostro compito è infiltrarvi nelle schiere nemiche  per carpire più informazioni possibili e, ovviamente, riferirci le loro mosse. Comunicherete con noi tramite intermediari. Riusciranno a trovarvi loro, non preoccupatevi a cercarli. Partite domani mattina all'alba. Il nostro elicottero vi porterà fino al nostro confine, dovrete fare solo un giorno di marcia per arrivare alla Base del Sud. Ordini del colonnello."
Rimane un attimo in silenzio, per darci il tempo di assimilare le informazioni che ci ha appena fornito.
Nella mia mente turbinano una miriade di domande, ma ho paura che aprendo bocca possa riversarmi addosso tutta la sua furia. Così, aspetto che ci dia lui il permesso di parlare.
"Avete domande?" Ci chiede infatti, poco dopo.
"Signore." Mi giro a guardare Sarah, la sua voce che trema leggermente. Evidentemente è turbata quanto me, dalla nostra missione.
"Come faremo a ingannarli? Si accorgeranno subito della nostra presenza."
"Vi fingerete disertori, desiderosi di allearvi col nemico in quanto scontenti dei nostri metodi. Probabilmente vi chiederanno di provarlo, ma voi fate quello che vi diranno. Appena inizieranno a fidarsi di voi, faremo in modo di contattarvi."
Non oso immaginare come faranno a capire quando ci daranno fiducia, ma non glielo chiedo. Probabilmente useranno la rete di spionaggio della Capitale. La cosa non mi sorprende più di tanto: in fin dei conti la Capitale è con noi, contro i ribelli dell' Impero.
"Non credo, almeno parlando per me e per il mio compagno della Provincia del Nord, che sia una scelta saggia." La mia voce è così piena d'odio mentre parlo, che anche il tenente sgrana per un istante i minuscoli occhietti neri, colpito. Stringo i pugni tremanti di rabbia, mentre comprendo appieno quello che mi stanno chiedendo di fare.
Mi hanno ordinato di infiltrarmi tra il nemico, tra quegli esseri così selvaggi e orribili, tra coloro che più di ogni altra cosa desidero uccidere.
No, non posso farlo. Non sarebbe giusto.
"Caporale maggiore, non è ammessa nessun tipo di replica. Il nostro è un ordine, una punizione per quello che avete fatto. Il colonnello ha ordinato che chi non obbedirà, verrà sbattuto in carcere a vita."
Il tenente sta urlando, e in questo momento vorrei solo saltargli addosso e colpirlo.
Abbasso la testa, cercando di calmarmi, il sangue che mi pulsa a tutta velocità nelle vene. Non è giusto. Non possono costringerci a fare una cosa del genere. James mi stringe la mano, e capisco che anche lui è furente quanto me.
"In più, avete dimostrato controllo e capacità logica eccezionale, nel test che avete eseguito oggi. Sappiamo che ce la potete fare." Il suo tono è leggermente meno aspro, ma comunque pieno di rancore. Bhe, James aveva ragione. Alla fine, tutto questo trattarci bene era solo un modo per esaminarci da vicino, testare le nostre capacità.
Mi sento presa in giro. So che se rimango un altro secondo in questa stanza esploderei, devo andarmene.
"C'è altro?" La mia voce è tagliente come la lama di un coltello.
Il tenente annuisce, forse gode nel vedermi così.
"Entro domani mattina, dovrete sapere a memoria tutti i nomi e le caratteristiche principali dei capi della Provincia del Sud. Nelle vostre camere troverete le schede."
Questo è troppo. Avverto i miei piedi trascinarmi fuori dalla stanza senza neanche concedermi il tempo di congedarmi. Sento le urla del tenente alle mie spalle che mi ordina di tornare indietro, ma a quelle parole  affretto il passo. Non so nemmeno io dove sto andando, voglio solo mettere quanta più distanza possibile tra me e quell'ometto così odioso e insensibile. Quasi non me ne accorgo, quando arrivo in cortile.
Il sole sanguigno sta accarezzando il pallido cielo con gli ultimi raggi, mentre sua sorella, la luna, si sta preparando per la sua entrata in scena. Intorno a me regna un silenzio di tomba, ormai sono l'unica ancora fuori. Inspiro l'aria fresca della sera, profumata di primavera, mentre sento le lacrime affiorare tra le mie ciglia.
Deve essere un incubo, uno spaventoso incubo. È per questo che mi sono allenata così duramente, per essere mandata tra la gente che più odio al mondo? E perché il colonnello lo ha ordinato espressamente?
Scuoto la testa, un gelo infinito dentro al mio cuore. Come sempre, so solo pormi domande di cui non conosco la risposta.
Mi inginocchio per terra, il peso di tutti i miei dubbi che mi schiaccia, impedendomi di stare in piedi.
Chiudo gli occhi, cercando di emarginare questa angoscia infinita.
È incredibile come solo poche ore prima io fossi così felice coi miei amici, e adesso...
Nella mia mente scatta qualcosa, risvegliata da un'improvvisa illuminazione. È questa la parola chiave: amici. Le persone che amo di più al mondo, che mi conoscono forse meglio di me stessa, che ogni volta che sono triste trovano sempre il modo di risollevarmi il morale. Che hanno condiviso insieme a me i momenti più belli della mia vita. Alcuni sono morti, altri li ho appena incontrati. Ed è per questo che devo andare laggiù. Per difenderli, per proteggerli. Perché facendo questo sacrificio, riusciremo a finire questa folle guerra. A sconfiggere quei mostri.
"È finita."
La voce di James alle mie spalle mi fa sobbalzare, lugubre e improvvisa. Non promette niente di buono.
Mi alzo in piedi, girandomi a guardarlo. I suoi occhi sono decisi e pieni di tristezza, il bel miele bruciato ora scuro come ebano.
"Cosa è finita?" La mia voce trema, come se avesse un terribile presentimento.
"La mia carriera da soldato. Sono pronto ad accettare la prigione."
Credo di essere sul punto di svenire. Il mio cuore perde un battito, tutto il mio mondo si ferma. Non può dire sul serio. Non posso farlo, se non ho lui al mio fianco.
In questo momento, come quando ero minacciata da Fred, come nel bosco con la ragazza della Provincia del Sud, come questa mattina nella camera durante il test, capisco quanto sia importante per me.
E mi rendo conto che è per lui che ogni giorno ho la forza di svegliarmi, aprire gli occhi e ricominciare a lottare. È lui che mi dà quella speranza di vincere, di un mondo migliore. Un mondo dove lui è mio.
Cerco di deglutire, ma ho un blocco di marmo in gola.
"Come.. Perché...?" Non riesco nemmeno a mettere insieme una frase, sento solo calde lacrime iniziare a scendermi lungo il viso. Lo scruto, cercando di leggere i suoi pensieri. Di solito ci riesco, è uno dei miei passatempi preferiti. Ma questa volta è inaccessibile, i suoi occhi, ora terribilmente duri, mi guardano impenetrabili.
"Non ce la faccio ad andare là. È troppo per me, io non posso..." La sua voce si incrina pericolosamente.
"Ti prego non guardarmi così." La sua è una supplica, il suo dolore palpabile. Sta cedendo. Sia io che lui lo sappiamo, e credo che sia per questo che abbassi lo sguardo.
"Jay, dobbiamo farlo. Solo così sarà finita, solo così riusciremo..."
"A far cosa Andy? Dimenticare? Credi che tutto quello che hanno fatto quei mostri verrà cancellato? Che tutti i nostri ritorneranno magicamente in vita, che la nostra caserma riapparirà da sé, come se non fosse mai stata presa?" Sta urlando, e mi fa paura. Il suo viso è trasfigurato dall'odio, bellissimo e pericoloso. Letale e irraggiungibile.
"Abbandonare l'impresa non ti aiuterà certo a stare meglio." Nella mia voce avverto una punta di disprezzo, e mi odio per questo.
Lui la percepisce, e inchioda i miei occhi ai suoi. Trattengo il respiro, mentre quell'ambra penetra dentro ogni parte di me. Ne sono pervasa, ed è così bella che non posso fare a meno di continuare a guardarla. Così tagliente, così spietata. Così splendente.
"Non puoi arrenderti così." La mia è una preghiera, il mio tono un lamento.
Le lacrime continuano a scendere inesorabili sulle mie guance, e vorrei tanto che lui me le accarezzasse via.
Ma lui rimane immobile, sondandomi nel profondo. Mi chiedo cosa stia cercando di capire.
"Perché non dovrei?" Le sue labbra si piegano in un sorriso amaro.
Non posso continuare a fissarlo negli occhi, non ne ho il coraggio.
Lo sto perdendo, sta scivolando via da me, inesorabilmente. No. Quei mostri non riusciranno a portarmi via anche lui.
La mia mente è in bianco, sento tutto il mio corpo tremare.
Mi avvicino a lui, non riuscendo a pronunciare nemmeno una parola. Gli afferro la maglietta prima che lui abbia il tempo di dire o fare qualsiasi cosa, poi sento solo le mie labbra sulle sue. Ha un sapore buonissimo.
Lui sussulta, colto alla sprovvista, e io mi scosto, temendo di aver osato troppo. Ma James mi trattiene, ricambiando il mio bacio con una passione tale da lasciarmi senza fiato.
Sento la sua mano scivolare lungo la mia schiena, attirandomi ancora di più a lui, l'altra che affonda nei miei capelli, l'uno che assapora ogni parte dell'altra. Le mie mani si staccano dalla sua maglietta mentre si avvinghiano alla vita, il bisogno di assicurarmi che tutto questo sia reale, che non sia solo un meraviglioso sogno. Non riesco a crederci, sta succedendo davvero, siamo qui, io e lui, sono i nostri i corpi che si modellano l'uno all'altro, le nostre le labbra che danzano in un ballo che è solo nostro e che solo noi potemmo mai replicare.
Sento il mio cuore piroettare entusiasta dentro di me, mentre un fuoco divampa dentro al mio ventre, inaspettato e sconosciuto. La mia pelle freme ad ogni suo tocco, facendo riverberare dentro di me ogni sua carezza.
Le nostre mani si cercano, le nostre bocche si intrecciano, la consapevolezza di essere finalmente una cosa sola che ci riveste come uno splendido manto.
Le fiamme dentro di me divampano, ormai inarrestabili, il mio corpo ridotto ad un guscio vuoto desideroso solamente di essere sua, per sempre.
Sento James staccarsi da me troppo presto, il suo viso leggermente rosso e affannoso, pieno di felice stupore.
"Perché questo?" Il suo tono non è più duro come prima.
Il mio cuore accelera i battiti nel petto, il mio stomaco si annoda su sé stesso. Sento che sto sorridendo.
"Perché io ti amo."
Ecco, l'ho detto. Magari non avrei dovuto, magari è sbagliato. Ma è così, e vorrei gridarlo al mondo intero, fino alla fine dei miei giorni. Che forse non sarà poi così lontana. Ma non mi importa, perché finché avrò lui sarò felice.
Gli prendo il viso tra le mani prima che lui abbia il tempo di dire qualsiasi cosa, la mia fronte che si appoggia alla sua.
"Resta qui con me. Ti prego."
Sento le sue labbra baciarmi dolcemente, poi le sue braccia circondarmi.
"Va bene." La sua voce è cristallina e serena, non c'è traccia alcuna di rimorso.
Appoggio il mio viso al suo petto, il suo cuore che mi culla col suo ritmo profondo e lento.
"Promesso?" Sento un sorriso stirarmi le labbra, in memoria della nostra conversazione nel bosco, prima che Philippe ci interrompesse.
Lo sento ridere piano, ed è un suono meraviglioso.
"Promesso."
Tiro un sospiro di sollievo, accorgendomi solo ora di avere trattenuto il fiato fino a questo momento.
Lui se ne accorge, e lo sento stringermi ancora di più.
"Ti amo."
Sono le due parole più belle che gli abbia mai sentito pronunciare. Le uniche di cui ho bisogno. Di cui avrò sempre bisogno.
Chiudo gli occhi, una dolce calma che si impossessa di tutta me stessa, come il mare che si placa dopo una tempesta. Il profumo di James mi avvolge, buonissimo e mio.
A questo pensiero non posso fare a meno che sorridere, piena di gioia. Lui è mio. Mi ama. Questo bellissimo, coraggioso ragazzo mi ama. Non riesco a capacitarmene, ma è così.
"Ti posso fare una domanda?" La sua voce è calda e dolce.
"Mmmh" riesco solo a rispondere.
Lo sento sorridere, divertito.
"Non ti stai addormentando, vero?"
Questa volta è il mio turno sorridere.
"Non saprei, è una sfida?"
"Non direi proprio. Dai, che ti devo chiedere una cosa importante."
"Va bene, va bene. Spara."
"Perché mi hai detto che amavi lui?"
Queste parole mi fanno spalancare gli occhi di colpo, mentre sento le mie gambe vacillare. Il mio cuore viene trapassato da parte a parte, mentre la mia mente vola da un ragazzo in ospedale, gravemente ferito. Che ho tradito. Solo ora capisco che cos'ho fatto. E ne sono disgustata. Alla fine, ho commesso tutto quello che mi ero ripromessa avrei evitato di fare a tutti i costi.
Sento James scostarsi da me. Deve aver capito il mio turbamento, perché mi solleva il mento in modo che lo guardi negli occhi. Al contrario di quello che avrei mai immaginato, il suo sguardo è sereno e dolce.
"Andy."
Il mio nome. Lo pronuncia in un modo che mi fa sussultare il cuore nel petto.
"Io ti amo. E so che anche tu mi ami."
Mi sta parlando come si fa con una preda spaventata, che sta per essere catturata. Il suo tocco è lieve come un fruscio di vento.
"Smettila di scappare."
Le sue parole mi colpiscono, e capisco di essere stata presa. Ha ragione. Ormai ho fatto la mia scelta, e sono felice di averla fatta.
Abbozzo un sorriso, mentre annuisco lievemente.
Lo vedo sorridere, e solamente ora mi lascia andare.
"Allora credo proprio che io debba andare a fare due chiacchiere col colonnello e comunicargli il mio cambiamento d'idea."
No, non voglio che se ne vada, lasciandomi sola. È stupido e insensato, lo so, ma vorrei rimanere al suo fianco per sempre.
Gli afferro la mano che lui aveva già ritirato, come una bambina che non vuole lasciare il suo genitore, la sua ancora di salvezza.
Lui mi sorride, poi mi bacia lentamente.
Uno sfarfallio mi nasce nello stomaco.
"Farò in fretta. Te lo giuro."
So che dice la verità, così lascio la presa su di lui. Rimango imbambolata a guardarlo andare via, la sua bellissima camminata che rimbalza dentro il mio cuore. Credo di avere uno stupido sorriso stampato in faccia, ma non posso farci niente. Per la prima volta dopo tanto, sono assolutamente, totalmente felice.
"Dunque è così." Una voce alle mie spalle mi fa rabbrividire di colpo, il mio cuore si ferma.
Mi giro nella sua direzione, un groppo in gola che mi pare di pietra.
"Jon..." Riesco solo a dire, incapace di aggiungere altro.
I suoi occhi sono carboni ardenti, i suoi lineamenti marcati stretti in una morsa di acciaio. Il suo viso è bianco come un lenzuolo, e solo ora mi chiedo perché sia uscito dall'infermeria.
"Cosa ci fai qui?" La mia voce è ridotta ad un soffio.
"Mi hanno detto di andarmi a prendere una boccata d'aria e così ho fatto." La sua voce è dura e fredda, e in questo momento so di averlo ferito.
Un pensiero ancora più orribile mi passa per la testa: da quanto è qui fuori? Quanto ha visto o sentito?
Un dolore che assomiglia molto al senso di colpa mi trafigge il petto come un coltello, da parte a parte.
"Jon mi dispiace io..."
"Da quanto tempo va avanti così?"
Le sue parole mi feriscono, e mi chiedo che genere di persona pensa di trovarsi davanti. Io sono sempre la stessa!
"Da questo pomeriggio." La mia voce suona più dura di quanto volessi, e mi pento subito di quello che ho fatto.
Lo sento sussultare e vorrei prendermi a ceffoni.
"Ma certo." Riesce solo a dire.
"Jon." Il mio tono è deciso e lo fa sobbalzare. Mi avvicino verso di lui, e forse sbaglio, ma gli prendo la mano. Siamo io e lui, come lo siamo stati per un sacco di tempo. Sempre gli stessi.
"Io ti ho amato veramente." Riesco a dirgli, i miei occhi che cercano i suoi, che però sono sfuggenti. Sono lontani.
Vedo la sua bocca piegarsi in una risata amara che mi fa arrabbiare e mi  ferisce al tempo stesso.
Finalmente i suoi occhi scuri si fissano sui miei. L'ultima cosa che dice prima di andarsene, liberandosi con rabbia dalla mia stretta mi fa sussultare.
"Anche io. Ma evidentemente non abbastanza."

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora