Capitolo 36

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Non è facile continuare a vivere come se niente fosse. Non è facile riuscire a guarire, parlare, muovere anche solo una parte del corpo. Non è facile respirare a pieni polmoni se ogni volta si avverte una fitta atroce al cuore. Non è facile esistere quando si è così sommersi dal dolore. Mi sento così piccola... Minuscola, un granello di cenere. Come può un essere così insignificante essere pervaso totalmente da questa sensazione soffocante? La vita è davvero un contorto mistero. A volte sembra che si diverta a giocare con i nostri destini. A volte, anche se si mette in gioco tutto ciò che abbiamo, la realtà non cambia. A volte è davvero doloroso andare avanti. A volte ci si domanda che senso abbia continuare. Però io ho la risposta a questo quesito distruttivo. Tutto quello che sto facendo ha un senso. Anche se coloro che amavo mi hanno abbandonato, anche se mi hanno voltato le spalle, anche se non hanno capito. Non posso permettere a questo di fermarmi. Il fatto che loro non siano più accanto a me non può essere una scusa per tirarmi indietro. Ormai ho fatto la mia scelta. Non fuggirò dai miei ideali.

Ti farò vedere quello su cui non hai mai voluto soffermarti. Riuscirò a toglierti quel velo pesante che ti sei calato davanti agli occhi. Te lo giuro, Jorgen.

Una folata di vento mi percuote freddamente, sferzandomi i capelli sul viso con violenza. Mi stringo maggiormente nell'ormai familiare tenuta candida del Sud, tentando di proteggermi dall'aria sempre più gelida di mezzogiorno. Il suo odore tagliente e puro per un istante mi riporta alle foreste sempreverdi della mia terra, al profumo intenso di resina e a quello degli aghi di pino. Un profondo moto di nostalgia, tristezza e rabbia si avvinghia attorno alle viscere con prepotenza. La mia terra. La mia casa. I miei nemici.

<<Guarda.>> la voce di Richard, a cavallo accanto a me, mi strappa alle mie melanconiche riflessioni. È strano riaverlo accanto dopo aver quasi perso le speranze per la sua salute. Un tenue sorriso mi attraversa le labbra, sfuggente, mentre mi volto nella direzione indicato dal suo indice. A nord-est, oltre l'ormai brullo deserto, una sella innevata di monti tende le mani bianche verso di noi. Un tacito invito a proseguire.

<<È la via giusta. Oltre quel valico si estende il territorio della Provincia dell'Est. Rafael dovrebbe attenderci alla base della vetta, per scortarci alla Caserma.>> il tono flautato di Raja è accompagnato da un lieve nitrito della giovane giumenta che cavalca. Gli zigomi scuri sono lievemente arrossati per il clima pungente a cui la loro pelle liscia non è abituata. La concentrazione traspare lucida dai suoi grandi occhi castani... O è un'euforica speranza quella che le leggo sul viso? Le sue ciglia lunghe sbattono verso di me quando si accorgono che la sto fissando. Scorgo le punte delle sue labbra incurvarsi in un'espressione densa di fiducia prima di girarsi verso la strada che stiamo percorrendo. Il rumore sordo degli zoccoli della sua puledra si disperde nella brezza, insieme alla sua matassa di riccioli neri.

Non l'ho mai vista così positiva, ma è bello poterla osservare in questa nuova veste. Sembra più giovane, spensierata, i suoi fini lineamenti paiono risplendere di una luce dorata. Del resto, la notizia del consenso da parte della Provincia dell'Est di un incontro ufficiale aveva ravvivato la fiamma dell'aspettativa nel cuore di tutto il popolo del Sud. Il dispaccio era giunto qualche giorno fa, a segnare la riuscita strategia diplomatica di Rafael e del Gran Maestro nelle riunioni informali.

Ero ancora ricoverata in infermeria quando Mark era venuto a trovarmi. Nel mio stato di ammattito dormiveglia la sua chioma scura mi era parsa uguale a quella di Jorgen. Si era portato accanto alla mia lettiga con grazia, la stessa che amo così tanto in suo figlio. Quel pensiero mi aveva fatto gemere debolmente, il corpo tremante per la stanchezza e per il mio dolore interiore.

<<Ho cercato di convincerlo a venire via con me. Gli ho raccontato la verità sul suo passato, di sua madre. Ma...>> le parole deboli mi erano morte in gola. Non potevo riferirgli le cose orribili che aveva detto su di lei. Su di lui. Sulla sua famiglia.

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora