La spessa corda mi stringe i polsi in una morsa di pungente dolore, bloccandomi la circolazione. Le braccia legate dietro la schiena iniziano a intorpidirsi, minuscoli aghi danzanti invadono la pelle provocandomi un fastidio atroce.
Deglutisco, la leggera tunica a maniche corte ormai completamente aderita al mio corpo madido di sudore. Una volta avrei provato vergogna se qualcuno mi avesse visto così, nel mio abito da notte completamente trasparente a causa dell'umidità. Ma in questo momento il pensiero mi sfiora solo fugacemente, volando subito via verso il cielo delle riflessioni inutili.
Dopo il mio urlo, che aveva messo in allarme diverse persone, era stato appurato che Jorgen era riuscito a scappare sfruttando l'ora tarda. Anche se probabilmente era stato aiutato da qualcuno, per riuscire ad eludere le sentinelle... Che però dicono di non essersi accorte di nulla. Subito dopo lo sgomento iniziale, tutti si erano subito resi conto che era tornato alla Provincia dell'Ovest, pronto a riferire tutti i segreti e i piani del Sud. E così avevano capito che eravamo spie. Richard non era stato arrestato a causa del suo ricovero. Il funerale di Sarah era stato celebrato velocemente, ma comunque onorato per rispetto nei confronti di un defunto. Li avevo implorati di lasciarmi partecipare, ma era stato tutto inutile. Ero immediatamente stata portata via, legata e imprigionata nella Cupola.
Le ginocchia sfregano contro il pavimento, la schiena piegata verso terra, il mento a sfiorare il pungente tappeto di fronte a me. Ogni membra del mio corpo è distrutta, ma quasi non me ne rendo conto. Ad essere realmente dilaniati sono il mio cuore, la mia anima, il mio essere.
Strizzo gli occhi gonfi, ormai incapaci di secernere altre lacrime. Le ho esaurite tutte. Come ho esaurito la voce, a forza di urlare. Come ho esaurito la ragione.
Chino ancora di più il capo, facendo sbattere la fronte contro il pavimento. È strano, ma ormai è come se non fossi più dentro al mio corpo. È come se stessi osservando tutto dall'alto, ormai imparziale. Ma d'altra parte, è l'unica cosa che ancora mi rimane. Tagliati i legami pure col mio fisico, sarei finalmente libera.
Del resto la lista di cose che ho lasciato dietro di me sembra quasi infinita; ho perso i miei vecchi amici. Ho perso la mia casa. Ho perso il ragazzo che amo. E adesso ho perfino perso quello che iniziavo a considerare il mio nuovo popolo.
Un colpo di tosse improvviso mi brucia la gola implorando un sorso d'acqua, provocandomi una lunga scarica di rantoli. Filamenti densi di bava mi colano lungo il mento, appiccicandosi sul tappeto sotto di me.
Già. Morire non sarebbe affatto male.
A quel mio stesso pensiero sento le mie labbra screpolate stirarsi in un sorriso privo di qualsiasi felicità. Come sarebbe bello addormentarsi per sempre, finalmente in pace, galleggiando su tutta quell'oscurità fumosa che in vita mi aveva fatto così paura... Dormire. Nient'altro.
Chissà se a Jorgen dispiacerebbe della mia morte. O se sarebbe felice, considerandomi solamente come un altro sporco nemico in meno di cui preoccuparsi.
<<Jorgen...>> la mia voce roca appare stupidamente ridicola alle mie stesse orecchie.
<<Jorgen, perché mi hai fatto questo...>> il rantolo che mi esce fuori dalla bocca secca si piega su sé stesso, denso di sofferenza. Un singhiozzo mi esce fuori dai denti, ultimo baluardo con cui posso riuscire a manifestare la morte interiore che ho dentro.
Dei passi nel corridoio diventano sempre più intensi, ma il mio cervello ormai non se ne cura più.
Che mi uccidano pure. Non me ne frega più niente della mia vita.
Un profumo dolce vagamente familiare accompagna il cigolio della porta, avvisandomi dell'ingresso di qualcuno nella stanza. Passi felpati si avvicinano sempre di più a me, fino ad ovattarsi sul tappeto che mi sta di fronte.
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Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]
AcciónAnny è una ragazza diciassettenne dolce e forte, decisa e determinata e, soprattutto, un soldato sicuro di sé appartenente alla caserma della Provincia del Nord che assieme a quella del Sud, dell' Est e dell'Ovest costituisce l'Impero. Mentre la ra...