Capitolo 40

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Il silenzio si insinua in ogni mio poro, nei timpani, nelle narici, fra le dita, mi ricopre fino a soffocarmi. Mi rende cieca, muta, sorda. Inerte.

I passi di Toshiaki rimbombano dentro di me simili a dei proiettili, simili a una tempesta densa di furia, simili al sangue pulsante. La sua camminata è più fluida dell'acqua di un lago scuro, ciuffi neri gli ricadono sulla fronte mentre si dirige verso il posto che gli spetta, al fianco di sua zia. Al fianco della sua regina. Al fianco di quel drago scarlatto.

I gemiti del Capo delle Guardie sono strazianti, mi lacerano gli occhi, la bocca, la pelle. Mi penetrano nel cervello, sovrapponendosi alle immagini dei lamenti uscenti dalla bocca tumefatta di Sarah, delle urla della ragazza suicida della squadra dell'Ovest, del corpo morto del fratello di Raja, dei cadaveri calpestati alla Caserma del Nord.

Perché? Perché ha ucciso così un uomo a lei fedele? Che senso ha avuto la sua vita, morto per le parole della donna che per tutta la sua esistenza ha protetto?

<<E questo voi lo chiamate dono, Sovrana Celeste? È un regalo l'esecuzione pubblica di un uomo innocente?>> una voce familiare mi giunge ovattata, vagamente udibile da dietro il velo invisibile che mi comprime il volto. Possibile che sia...?

Due occhi verdi lampeggiano oltre la fronte corrugata, il corpo snello scattato in piedi, le dita strette attorno al palmo della mano.

<<Lafinia, basta così.>> il mormorio profondo di Rafael è pregno di ammonimenti, lo sguardo ipnotizzato dal corpo sanguinante dinnanzi a lui.

<<No, non credo proprio.>> le sue labbra sono spiegate in un'espressione di furioso disappunto, l'abito smeraldo ad accentuare ancora di più il suo sguardo sconcertato. <<Come avete potuto macchiarvi di una simile colpa?>>

Le sue parole concretizzano ogni mio pensiero, i suoi movimenti ciò che non ho la forza di riuscire a fare. Il petto squarciato del Capo delle Guardie mi cattura la vista, profondo e scuro come un abisso marino.

Che cosa abbiamo fatto? Per quale motivo ci siamo fidati di queste persone?

Un fuoco. Mi arde la pelle, caldo, improvviso, brucia via quella patina di torpore dal corpo.

Gli occhi dalla linea sottile del capitano sono puntati su di me, il gomito appoggiato alle gambe piegate, la schiena arcuata in una posa ferina. Una strana sensazione mi colpisce la gola, facendomi chinare il capo verso il pavimento lucente sotto ai miei piedi.

No. Lui non è malvagio. Se non concorda con una decisione di sua zia, seppur indirettamente la contraddice. Ma allora...

<<Lafinia>> la voce mi sgorga alta, un falco sopra le montagne. Ciocche lisce le sfuggono dall'acconciatura quando si gira a scrutarmi, i lineamenti irrigiditi in un'espressione interdetta. <<Credo che se le lasciassimo la possibilità di parlare, la Grande Madre avrebbe senz'altro una spiegazione.>>

Le sue pupille scintillano simili al soffitto illuminato dalle fiaccole sopra di noi, pericolose e volubili quanto quelle del fratello.

Le sopracciglia le si incurvano per un istante, l'ordine a lottare contro i suoi impulsi.

Per favore, fidati di me. Fidati di Toshiaki. Sebbene non ne conosca la ragione, sento che il suo destino è legato indissolubilmente al nostro. Lo avverto, lo sento addosso quanto la seta attorno ai miei fianchi. Dobbiamo dargli una possibilità. Solo così potremmo davvero sapere se si tratta di un nostro alleato.

Le labbra le si schiudono appena, visibilmente frementi, deluse, incapaci di comprendere il tacito appello appena lanciatole. Le sue gambe aggraziate si siedono con un lieve fruscio un istante dopo, il manto a fluttuare nell'aria ambrata simile ad un'aurora boreale. <<Vi prego di perdonare la mia impulsività. Sono spiacente per le mie parole.>>

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora