Capitolo 5

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Avverto il mio cuore fermarsi nel petto, come se quest'ultima sorpresa fosse troppo per lui. Il mio stomaco diventa come di granito, la gola mi si asciuga.
Sento come se migliaia di aghi mi bucassero la pelle contemporaneamente, quasi che anche il mio corpo non ci potesse credere alla vista che ho di fronte.
Apro la bocca per parlare, ma non mi esce nessun suono dalle labbra, se non un leggero sussulto.
"Tu..." Riesco solo a dire, dopo un lungo momento.
Sento James di fianco a me irrigidirsi, mentre allenta la presa sul grilletto, la pistola saldamente puntata verso Fred.
"Lo conosci?"
La sua voce ha una punta di stizza, mista a stupore. E a disgusto.
Riesco solo ad annuire, un'unica e meccanica volta, incapace di fare altro.
Fred di rimando, arriccia le labbra in un ghigno spaventoso, una smorfia orribile che non gli avevo mai vista fare.
"Sorpresa?" Mi chiede, la voce grondante disprezzo.
In tutta risposta, istintivamente tendo ancor di più le braccia, mentre il dito scivola sul grilletto dell'arma che ho stretta tra le mani tremanti.
Vedo Fred spostare impercettibilmente la canna della pistola, cambiando il suo bersaglio dal mio petto a quello di James. Solo ora mi accorgo che ha un revolver per mano, e che ne tiene puntato uno su ciascuno di noi due. Probabilmente questo privilegio è dovuto al fatto che appartiene ad un rango militare più alto di noi. Come se tutto il resto non bastasse. Le mie elucubrazioni vengono interrotte da Fred.
"Sparami, e lui muore." Dice soltanto. Poi si gira verso James, che avverto esitare. "Per te vale lo stesso." Lo avvisa.
Sento il sangue defluire dalle mie guance. Ha scoperto il mio punto debole, forse il nostro: le persone che ci stanno più a cuore. Il che mi rende ancora più furiosa.
"Mi fidavo di te." Sputo tra i denti, nauseata dalla sua vista.
Come si può tradire la propria famiglia, la propria tradizione, l'onore, per schierarsi con avversari di cui non si conosce nulla? Come si può solo vivere con questo peso nel petto?
Sento Fred ridere, ma lontano, come se fosse solo un ricordo.
"La fiducia. Che ne sai tu di cos'è questa parola? Proprio stamattina, non hai esitato a sparare ad un ragazzo che è un militare della tua stessa caserma solo per uno sciocco ordine e per scopi personali, e hai il coraggio di puntare il dito contro di me? Tu non sei migliore di quanto lo sia io, e se sei così sciocca da pensarlo solo minimamente, non potrai andare molto lontano, perché la tua stupidità ti ammazzerà prima."
Le sue parole mi fanno vacillare, l'involucro indissolubile e resistente di sicurezze che possedevo ora fragili e inclini all'andare in frantumi.
Le mie mani tremano lievemente, mentre una voce nella mia testa mi suggerisce che Fred non ha tutti i torti. Sento il mio mondo propenso al crollo, mentre ogni mia certezza viene lentamente risucchiata da un'oscuro oblio mai esplorato, che mi attira, mi attira sempre di più...
"Non ascoltarlo." La voce del mio migliore amico, forse è proprio quella a salvarmi dal profondo baratro cui sto andando incontro. Quelle due parole quasi urlate con rabbia, contrarie e ribelli. Gridano libertà, la promessa di non incrinarsi mai ai dubbi insinuati dal nemico.
Mi offrono una salvezza, una fune in mezzo alla tempesta, e io scelgo di afferrarla e trarmi in salvo. Verso posti sicuri.
"Tu stai zitto." Intima Fred a Jay. Il cuore mi si stringe alla vista di questa scena. "Fiata un'altra volta e sei morto." Lo avverte poi.
James in tutta risposta sputa per terra. I capelli mi si rizzano in testa, chiedendomi se con questo atto non si sia messo ancora di più in pericolo. Fred gli rivolge un'altra di quelle sue smorfie orrende. "La tua sfacciataggine verrà presto ripagata con la stessa moneta." Gli dice soltanto, poi si gira verso di me. "Ma non facciamo gli sgarbati: prima le signore." Nei suoi occhi, vedo solo disgusto."Getta l'arma a terra." Mi intima.
Sento la rabbia montare dentro di me, mentre esplora il mio stomaco, espandendosi sempre di più,  fino agli estremi del mio corpo. Vorrei premere quel grilletto, vorrei togliergli dalla faccia quel sorriso odioso e cattivo, vorrei fargli capire che pagherà per quello che ha fatto.
Ma c'è James. Mi volto a guardarlo con la coda dell'occhio: anche in questo momento, anche con le occhiaia e i capelli arruffati, anche con il viso provato dalla lunga giornata e dalla sbronza, è bellissimo. Ed è guardandolo che so cosa devo fare.
Butto il revolver ai miei piedi, alzando le mani in aria.
"Va bene." Dico con un fil di voce "Mi arrendo."
Fred ghigna, evidentemente compiaciuto.
"No!" Sento Jay urlare.
Mi giro a guardarlo, mentre sento di nuovo le lacrime riaffiorare. So che è sbagliato quello che ho fatto, che ho fallito alla mia prima occasione di poter dimostrare quanto valgo al di fuori dei test e degli addestramenti, e so che dovrei vergognarmi. Ma non è così. Ho scelto di salvare la vita del ragazzo che ora capisco ho sempre amato. E vorrei dirglielo. Vorrei prendergli il viso tra le mani, guardarlo in quegli occhi così dolci e decisi al tempo stesso e dirgli che ho scelto lui, che sceglierò sempre lui. Che ogni giorno senza la sua presenza sarebbe vuoto e senza un senso. Che se ora decidessi di combattere, lui morirebbe e io sarei persa.
Ma non posso. Forse, a dire il vero, non lo potrò mai più fare.
"Forza, ragazzo." La voce fredda di Fred mi fa accapponare la pelle, tanto suona crudele in questo momento.
"Fai anche tu la scelta giusta: getta la pistola."
James a quelle parole stringe ancora di più la presa sull'arma. So che vuole combattere, che vuole dimostrare a se stesso e a Fred quanto vale. Perché lo vorrei anche io. Ma non qui, non con lui.
"Muoviti!" Ringhia Fred, decisamente seccato.
Non ho nemmeno il tempo di rendermene conto. Fred mette via una pistola, mi raggiunge, mi afferra per i capelli e mi punta il secondo revolver alla tempia, facendomi girare in modo che James mi veda in faccia.
Il braccio di Fred che mi soffoca mi provoca una fitta di disgusto, ma non di paura. Provo solo ribrezzo nei suoi confronti.
"Altrimenti la uccido." Cerco di divincolarmi, ma Fred mi afferra ancora più saldamente i capelli, tirandomi la testa all'indietro. Il dolore si propaga sordo, lentamente e pulsante.
"Sbrigati!" Lo incalza Fred.
"Jay.." Riesco solo a sussurrare, le mie emozioni concentrate in quell'unico, bellissimo suono. Lo sento sussultare, quando lo chiamo per nome.
Lo vedo tremare, il dito che indugia sul grilletto, il dovere che lotta contro le emozioni. Poi, lentamente, abbassa il revolver.
I suoi occhi incontrano i miei, tormentati, tristi e supplici.
A quella vista, mi sale un groppo alla gola. Vorrei cullarlo tra le mie braccia e dirgli che andrà tutto bene.
Se solo potessi...
"Bene. Ora spingi le pistole coi piedi verso di me." Intima Fred, pienamente soddisfatto dall'aver vinto la sfida psicologica che era in corso tra lui e James.
Il mio migliore amico, senza esitazioni calcia i revolver, scintillanti al buio, verso di noi.
"Ora lasciala andare immediatamente." Scandisce Jay, un una minaccia pericolosa nella voce.
Scioccamente mi sento quasi compiaciuta dal suo tono allarmato. Perché quell'angoscia è per le mie condizioni.
"Uhm, non credo che lo farò." La voce di Fred mi riscuote dai miei pensieri, provocandomi un brivido. Cosa vuol dire che non lo farà? James non ha forse fatto quello che gli aveva ordinato?
Poi mi gira verso di se, e sembrerebbe quasi un abbraccio se non avessi il revolver puntato alla tempia.
Sento il suo fiato sul viso, orribilmente vicino al mio. Lo vedo sorridere, un sorriso divertito e cattivo.
"In fondo, non stai mica così male vestita così." Il suo tono si fa disgustosamente oleoso, mentre con la mano libera scende lungo la schiena, esplorando il mio corpo, fino alle cosce.
Mi divincolo disgustata, cercando di scappare dalla sua presa.
"Sta ferma" mi intima freddamente.
"Ferma." Ripete.
"Lasciala stare!" La voce di James suona disperata e terribilmente lontana da me.
"Zitto!" Tuona Fred, gli occhi che mandano lampi. No. No, non prendertela con James, per favore.
"Fred." Il mio tono è disperato e dolce. Il ragazzo distoglie gli occhi da Jay, per posarli perplessi su di me.
"Non pensi a Jon?"
Spero che si ricordi di tutti i momenti che abbiamo trascorso insieme con lui e i suoi amici, che si ricordi delle nostre risate e delle battute.
Ma quando lo vedo ridere sprezzante, capisco che per lui eravamo solo una copertura. forse è un infiltrato della Provincia del Sud da sempre.
Ma mi si accappona la pelle ugualmente quando avvicina le labbra al mio orecchio e mi sussurra
"E tu, ci pensi a Jon?"
Sei parole, e le mie gambe iniziano a tremare. Il tempo si dilata, la mia anima sembra uscire dal mio corpo. Non mi rendo nemmeno conto di quello che mi accade intorno.
Sento degli spari di fronte a me, il corpo di Fred accasciarmisi addosso, morto, e un Philippe alle sue spalle che tiene in mano una pistola fumante. Poi cado a terra.
"Andy!" Sento urlare.
Battiti del cuore, lenti.
Altre urla, che forse chiamano il mio nome, mentre le ultime parole di Fred mi rimbombano nella testa.
"E tu, ci pensi a Jon?"
Sono caduta per terra, ma non sono in grado di rialzarmi.
Braccia forti mi stringono a sé.
Quasi sembra un sogno.
Non riesco a fare niente, solo la consapevolezza di quanto io sia spregevole, continua ad assillarmi.
Jon è lì fuori. Sta combattendo per la nostra Provincia, per la libertà. Per me. E io non lo amo. Non più,almeno.
Solo ora afferro la situazione nel suo insieme. Ci ho messo molto, ma ce l'ho fatta.
"Per amor del cielo, Andy! Andiamo, ritorna in te!"
Sono tra le braccia di James, il volto trasfigurato dalla preoccupazione, mentre mi scuote.
Sbatto le palpebre, mentre riprendo conoscenza del mondo intorno a me.
Vedo il sollievo dilagare sul volto di Jay, mentre mi abbraccia forte, le mani che mi cingono la testa e la stringono al suo petto. Rimango immobile, desiderando con tutta me stessa di ricambiare quell'abbraccio, di sentirlo sulla mia pelle, di poter stare così per sempre.
Invece, gli dico addio. Per Jon. Perché  è giusto così. Perché probabilmente, Jay ama Rachel. Me l'ha detto lui stesso, in fondo, qualche ora prima nella sua stanza. Sembrano passati secoli.
Ho voglia di piangere, ma mi impongo di rimanere forte. Di combattere. Ho già fallito con Fred, non succederà di nuovo.
"Sbrighiamoci" La voce di Philippe mi riporta alla realtà. Solo ora mi rendo conto che probabilmente è grazie a lui se io e James siamo salvi.
Gli devo la vita. Un debito che spero con tutto il cuore di poter ricambiare, un giorno. Che forse, non è poi così lontano.
Mentre mi alzo in piedi, non posso fare a meno che ringraziarlo.
"Ehi, a cosa serve un amico se non in momenti come questi?" Scherza lui giocosamente, come se non fosse successo niente di eclatante e ci avesse fatto solo un piccolo favore.
Ma in fondo, è proprio questa innata allegria che caratterizza il mio amico.
"Ma tu cosa ci fai qui? Non ti abbiamo visto in palestra e pensavamo avessi seguito Aper e gli altri in cortile. Dove sono Rachel e Frederica?"
James mette voce alle domande che mi assillano.
Quando vedo il sorriso di Philippe abbandonargli il volto, ho un tuffo al cuore.
"Non sono riuscito a trovarle. Quando..." La voce gli trema, come se fosse sul punto di spezzarsi. "Quando c'è stata l'esplosione e Aper ha condotto i soldati fuori, loro non c'erano già più".
Il mio cuore accelera i battiti, temendo le parole che Philippe sta per pronunciare.
"Sono giù, a combattere."
Mi sento sprofondare. Questa non ci voleva. Come faremo a trovarle? E se, per via dell'alcol, le fosse successo qualcosa?
"Dobbiamo trovarle." Non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita sul da farsi.
Vedo James annuire fortemente, mentre Philippe esita.
"Non ce la faremo mai. Dobbiamo scappare."
Cosa? Ma che sta dicendo? Ci abbandonerebbe qui tutti, se fosse per lui? tiene così poco a noi?
Sono disgustata e arrabbiata al tempo stesso per la sua codardia, ma non posso costringere nessuno.
"Se vuoi, vai. Io resto." La mia voce suona decisa, e anche molto irritata.
Sento James avvicinarsi a me e darmi la mano. Sussulto a quella stretta inaspettata.
"Anche io."
Mi volto a guardare il volto di quel bellissimo e coraggioso ragazzo, non potendo fare a meno di rivolgergli un sorriso raggiante. Lui sembra stupito, poi sorride a sua volta.
Philippe ci guarda, passando lo sguardo da me a Jay.
Poi scuote la testa, quasi rassegnato.
"Diamine, mi farete diventare una brava persona così. Rimango pure io."
Il nodo che ho allo stomaco si allenta.
Ha fatto la scelta giusta.
Così faccio un passo in direzione delle scale e nel farlo mi accorgo di essere a piedi nudi. E vestita in modo del tutto inappropriato.
Mi sento quasi nauseata a farlo, ma non ho altra scelta: mi dirigo verso il cadavere di Fred e gli prendo pantaloni, maglietta e scarpe.
Poi mi nascondo dietro alle scale.
"Aspettate un attimo." Abbaio ai miei amici, che mi guardano con un sorriso divertito stampato stupidamente sul volto, mentre mi cambio.
I vestiti mi stanno leggermente larghi, ma sono alta circa quanto lo è... Era Fred, perciò riesco più a meno ad adattarli alla forma del mio corpo.
Quando esco dal mio nascondiglio, Philippe e Jay soffocano una risata.
"Stai.. Bene." Mi dice il mio migliore amico.
"Il sangue sulla maglietta -gli fa Philippe, e qui indica il punto sulla maglia in cui ha sparato a Fred- è un tocco di classe."
"Cretini." Bofonchio io fingendo di offendermi, anche se non riesco a trattenere un sorriso.
Poi faccio cadere teatralmente i miei vecchi vestiti di fianco al corpo mezzo nudo di Fred, in gesto di spregio.
Guardandolo, mi rendo conto che è la prima volta che vedo un corpo morto. Forse dovrei essere impressionata o disgustata, ma osservando gli occhi vacui di quel ragazzo, non riesco a pensare ad altro se non al fatto che morendo ci ha liberati da un peso.
Scuoto la testa, cercando di cacciare via queste idee dalla mia mente. Devo concentrarmi ed essere lucida, ora più che mai.
Così, raccolgo le pistole mie e di Jay più quelle di Fred, che fisso alla mia cintura, e porgo al primo una di queste.
"Molte grazie." Mi ringrazia con un inchino.
"Si figuri." Mi inchino a mia volta, ridendo.
Mi chiedo se non siamo fuori di testa, a scherzare in un momento del genere. Forse è l'adrenalina. Forse è isteria per ciò che è appena successo. Forse, siamo semplicemente pazzi.
Il pensiero di Frederica, ma soprattutto Rachel in pericolo mi riporta alla realtà e a quello stato di preoccupazione costante che ormai fa parte di me.
"Andiamo." Ordino agli altri, e senza aspettare risposte mi dirigo giù per le scale.
Mentre scendiamo, mi accorgo che le esplosioni sono cessate, ma le urla in cortile sono più forti di prima, e più numerose.
Non troviamo nessuno al nostro passaggio, i nostri respiri leggermente tremanti e il rumore dei nostri passi fugaci sono la nostra unica compagnia.
Quando finalmente scendiamo l'ultima rampa di scale, mi sembra sia passata un'eternità.
L'atrio della caserma è vuota, buia e silenziosa.
I soldati del Sud non sono ancora riusciti ad entrare. Questo è un fatto positivo: finché non entrano, vorrà dire che non staremo perdendo.
"Cosa facciamo adesso?" Ci chiede Philippe.
Nella sua voce avverto una nota di timore, che non gli avevo mai sentito prima.
"Dobbiamo trovarle. Restiamo uniti. E poi scavalchiamo la cinta e scappiamo." Rispondo, anche se non sono del tutto convinta che sarà una passeggiata come invece il mio tono di voce vuole far credere.
Faccio un lungo respiro, per calmarmi, l'adrenalina che ricomincia a scorrere nelle mie vene come acqua in un torrente tortuoso.
Vedo con la coda dell'occhio Jay avvicinarsi.
"Tutto bene?" La sua voce è leggermente allarmata. I suoi occhi riempiono i miei, inghiottendo tutta quella paura che si stava creando dentro di me. Si, ora sto benissimo.
Annuisco, e lui mi abbozza un sorriso.
"Non ti lascerò mai più, stai tranquilla." Mi sussurra lui, e il cuore inizia a martellarmi nel petto.
Calma, stai calma. Pensa a Jon.
Così sto zitta, ricambiando il suo sorriso.
"Beh, muoviamoci." Sbotto poi, forse un po' troppo bruscamente.
Mi assicuro che i miei due amici siano di fianco a me, prima di aprire la porta della caserma.
E quello che troviamo fuori ad attenderci, so che non ce lo scorderemo mai più dalla mente.
Il nostro bellissimo cortile, una volta curato e ordinato, ora è lo scenario di una sanguinosa lotta tra i nostri e i soldati della Provincia del Sud.
Corpi morti, o feriti, sono sparpagliati dappertutto come sciami di insetti, venendo calpestati dai soldati ancora in vita.
Fuoco, luci rosse e abbaglianti, dovute alle armi utilizzate, con la loro spietata violenza, oscurano le stelle del cielo, facendo assomigliare tutto questo a una bolgia infernale.
Urla. Disumane, animalesche, che perforano i timpani e scuotono da capo a piedi, sono quasi più assordanti degli spari.
Sono ovunque, lanciate per il dolore o come grido di battaglia, quasi fossero un branco di bestie selvagge che ha bisogno di comunicare tramite latrati.
Sono queste a darmi la forza di andare avanti e non bloccarmi dall'orrore: quelle grida potrebbero essere di Rachel, o di Frederica, o di altri miei amici. E non posso permettere che questo accada.
Così, aguzzo la vista, cercando di individuarli tra i nostri soldati.
C'è una spessa fila di militari della nostra caserma a guardia di quest'ultima, e tra le prime file scorgo anche Aper, la bocca grondante bestemmie, che spara a raffica.
È una follia. Siamo bestie da macello, che sperano di sopraffare il nemico prima di morire. Ma dove sono finite tutte le loro belle parole, le promesse che ci hanno fatto? Tutte le loro lezioni sulle tattiche militari, sui diversi modi di attaccare e difendersi? In questo momento, la realtà mi scivola addosso come una secchiata d' acqua gelida. Non sanno nemmeno loro cosa fare: colti alla sprovvista, ci hanno radunati qui soltanto per fare numero e uccidere più nemici possibili. Ma sanno bene che perderemo presto. È inevitabile.
I nemici Continuano a scendere dalle mura, simile ad uno sciame infinito di insetti velenosi, che pungono e uccidono senza pietà chiunque si trovi sul loro cammino. Per la seconda volta nel giro di mezz'ora nella mia vita, mi sento in trappola. E la cosa mi fa infuriare, perché ho passato metà della mia vita a prepararmi per questo genere di situazioni.
Un soldato vicino a me viene colpito.
I miei pensieri turbinano.
Chissà se lo conoscevo. Non riesco nemmeno a riconoscerlo, la sua faccia coperta da spesso sangue scuro.
Siamo nelle ultime linee, e mi chiedo come abbiano fatto a colpirlo. Solo guardando in alto, capisco. I nostri nemici si sono appostati sulle mura, dove le nostre sentinelle stavano di guardia, e da lì ci sparano.
È da pazzi. Se rimaniamo qui, finiremo uccisi. So quello che devo fare.
Corro in avanti, spingendomi tra i nostri soldati, cercando di arrivare alle prime linee.
Sento James che mi chiama, ma non posso voltarmi a dare risposte. So che quello che sto facendo è estremamente pericoloso, ma non posso accettare l'idea che qualcuno che amo muoia. Soprattutto se è innocente.
La folla mi schiaccia, quasi non riesco a respirare, soffocata come sono da quella moltitudine di braccia e corpi compattati.
Mi divincolo, mi contorco, mi dimeno, mentre lotto con tutte le mie forze per riuscire ad attraversare questa calca infinita.
Finalmente, riesco a raggiungere l'avanguardia.
Scruto febbrilmente le persone che occupano questa posizione, l'ansia che si espande nel mio petto, cercando tra la folla una chioma castana e liscia, o una folta e bionda. Ma non ci sono. Inizio a sudare freddo, mentre il mio cuore bussa impazzito alle costole, cercando una via di fuga, di scappare, per non affrontare tutto questo.
No. Non possono, non possono essere morte.
Un soldato della Provincia del Sud si scaglia contro di me. È vestito di bianco, il cappuccio svolazzante che gli copre metà del volto scuro.
Urla, un urlo acuto e crudele, una promessa di morte.
Non ho nemmeno il tempo di pensare.
Alzo la pistola, miro, sparo.
Il soldato cade a terra, morto.
Ho ucciso un uomo. E non provo nulla.
Qualcuno mi afferra da dietro e io scalcio, cercando disperatamente di liberarmi.
Lasciami stare, lasciami!
"Calmati!" È Jay. Mi gira verso di lui, gli occhi che mandano lampi.
"Avevamo detto di rimanere uniti!"
Mi ringhia, e solo adesso colgo una punta di apprensione nella sua voce.
Non riesco a dire niente, la gola mi si è sigillata, come se fosse di marmo.
"Cosa diavolo ti è preso!?" Sta urlando, alzando la voce per contrastare il rumore che c'è ora sul campo.
Apro la bocca per parlare, ma non riesco a emettere nessun suono.
Le mani di Jay mi stringono troppo forte le braccia, mi fanno male.
"Potevi morire!" Nella sua voce sento solo disperazione.
"Jay." Riesco a dire, la voce un sussurro. "Frederica e Rachel non sono qui."
Le mani del mio migliore amico smettono di stringermi, i suoi occhi mi implorano.
Lo sto ancora guardando, quando sento qualcosa colpirmi forte in testa, poi cado a terra e tutto intorno a me si fa buio.
L'ultima cosa a cui mi aggrappo, prima di svenire, è l'immagine di James a terra, come me, che mi tiene la mano.

Il cuore di un soldato [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora